I meme dell’arte contemporanea

di Redazione Commenta

Il concetto di meme e l’ipotesi della sua esistenza hanno origine all’interno del libro di Richard Dawkins Il gene egoista (1976) e simboleggia un concetto, un simbolo o un immagine che si diffonde in maniera virale tramite i media o tramite internet. Anche l’arte contemporanea è soggetta ai memi, anzi si potrebbe tranquillamente affermare che l’arte è ormai divenuta Memetica.

 

Nel cor so del 2012 abbiamo avuto modo di assistere ad un florilegio di meme, alcuni decisamente divertenti. Del Beast Jesus di Cecilia Gimenez ne abbiamo ampliamente parlato ma forse molti di voi avranno constatato che persino il povero Edvard Munch non ha potuto evitare la furia dei meme, visto il proliferare in rete della sua opera L’urlo. Un altro meme che ha tenuto banco per la maggior parte dell’anno è stato What People Think I Do, una serie di vignette spassosissime su “come ci vede la gente” che non ha mancato di toccare anche la figura dell’artista contemporaneo. Ma il re dei re rimane sempre lui: Hope, il poster creato da Shepard Fairey per la precedente campagna presidenziale di Obama.  

E noi in Italia? Noi non abbiamo un nostro meme? Certo, noi abbiamo un meme in carne ed ossa, non un file video o un immagine. Il nostro meme vivente è Vittorio Sgarbi, onnipresente, sconsiderato, insultante.

Il web è infestato dalle sue immagini, la televisione narra ogni giorno le sue gesta, cosa c’è di meglio di un meme che cambia ogni giorno? Infine permetteteci di salutare un meme che è venuto a mancare, il povero Osvaldo Paniccia, artista “scoperto” da Andrea Dipré, anch’esso divenuto un meme nel corso di questo 2012

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