Manny Castro, il Robin Hood della Street Art

Manny Castro ne ha combinata un’altra delle sue. Ora molti di voi diranno: ma chi è Manny Castro? Beh, parliamo di uno street artist losangelino alquanto chiacchierato. Le sue prime azioni street consistevano nell’appendere decine di scarpette rosse (proprio come quelle di Dorothy ne Il Mago di Oz) sui pali elettrici di Los Angeles.

In seguito ha installato false bustine di cocaina sui pali del telefono ed ha prodotto un gigantesco ritratto di Lady Gaga raffigurata come il Cristo (con tanto di corona di spine) e lo ha posizionato vicino alla celebre scritta Hollywood.  Insomma camaleontico artista auto-proclamatosi Robin Hood della street art non è certo un tipetto tranquillo.

Perché Sanremo è Sanremo…purtroppo

L’immagine Simbolo di questo Festival di Sanremo 2012 e forse anche il fulcro della nostra italica demagogia si nasconde dietro il tondo faccione di Dolores O’Riordan, leader dei redivivi Cranberries di ritorno dagli anni ’90. Gianni Morandi le chiede: “Ricordi una canzone o un cantante di una qualsiasi edizione Sanremo, in particolare?” e la povera Dolores risponde: “Mi dispiace, non conosco il Festival di Sanremo”.

Se ancora vi erano dubbi fra il pubblico, la povera Dolores li ha chiariti tutti: il Festival della canzone più famoso del mondo, quello trasmesso in Eurovisione, al di fuori dei nostri confini non esiste.

Al via negli States un programma di residenza per artisti LGBT

Buone notizie provenienti dalla scena dell’arte a stelle e strisce. Sembrerebbe infatti che tutto sia pronto per un esaltante programma di residenza per artisti emergenti appartenenti alla comunità LGBT (lesbo, gay, bisex e transgender).

Il FIAR, Fire Island Artist Residency, questo il nome del programma, partirà infatti il prossimo 12 agosto e si protrarrà fino al 26 dello stesso mese nella CHerry Grove area di Fire Island, New York. L’isola è da sempre considerata una vera e propria mecca dalla comunità gay internazionale ed Evan Garza, co-fondatore e co-direttore di FIAR ha intenzione di trasformare il programma di residenze in un punto nodale di interscambio per la produzione artistica dell’intero universo LGBT: “Siamo molto, molto emozionati. Abbiamo ricevuto un grande supporto e numerosi consensi sia dalle comunità queer che dalla scena dell’arte contemporanea, non vediamo l’ora di iniziare questa nuova avventura. Fire Island non è comunemente associata alle pratiche artistiche ma le cose cambieranno” ha dichiarato Garza.

I santi inesistenti di Doug Jones

In una nuova mostra di opere mixed media ospitata dal MAC di Birmingham dal titolo Alieni Iuris (From Somebody Else’s Authority) in visione dal 26 marzo fino al prossimo 15 maggio 2011), il poliedrico artista Doug Jones attua una irriverente indagine sui  rituali segreti e sul rapporto tra il sociale e lo spirituale. Nell’ installazione Inservi Deo et Laetare (che in italiano suona come servi Dio e sii felice) l’artista ci introduce nella straordinaria vita di un’immaginaria confraternita di santi, presumibilmente fondata nel 1573 da Zadak Nathan Solomon Jones.

I santi sono allo stesso tempo misteriosi e ridicoli, ma esplorano temi drammatici e seri come l‘abuso di droghe ed i diritti gay, il tutto attraverso un umorismo dal gusto dark. Gli abiti indossati dai santi sono ricamati individualmente e recano simboli che illustrano le loro bizzarre storie; angeli nudi, teschi e simboli massonici come la squadra ed il compasso fanno bella mostra di sé.

Censura e arte, intervista esclusiva a Michael Iacovone e Mike Blasenstein sul “caso David Wojnarowicz”

Una mostra sulle diversità organizzata dalla Smithsonian Portrait Gallery di Washnigton DC (per saperne di più leggete il nostro articolo e questo secondo approfondimento). Un video dell’artista David Wojnarowicz che viene censurato e rimosso dal museo. Due coraggiosi manifestanti/artisti Michael Iacovone e Mike Blasenstein tentano di riproiettare il video all’interno degli spazi tramite un iPad ma vengono allontanati e banditi dal museo. Si tratta della cronaca di uno dei più gravi casi di censura all’arte ed alla libertà di espressione degli ultimi anni. Globartmag vi offre oggi un’intervista esclusiva a Iacovone e Blasenstein per far luce su questa vergognosa vicenda:

1 Potete dirci cosa è realmente successo alla Smithsonian National Portrait Gallery e spiegarci l’importanza della vostra azione?

Michael Iacovone: Abbiamo deciso che il video doveva essere rimesso in galleria e nessun’altro aveva intenzione di farlo. Abbiamo quindi pensato che non sarebbe stato difficile mostrare il video su di un iPad ed in seguito filmare le interazioni del pubblico, inoltre non c’era ragione per non farlo. Dopo circa 10 minuti dall’inizio della nostra azione la sicurezza del museo ha sentito il bisogno di fermarci. Io sono stato ammanettato e siamo rimasti in consegna sino all’arrivo della polizia.  Come artista penso che l’azione sia stata importante poichè se non ti schieri contro le decisioni istituzionali allora non puoi far altro che accettarle. Non sto parlando della maggioranza delle persone o delle persone che aiutano altri ad essere eletti, sto parlando di tutti. E sono ancor più preoccupato perchè non vedo più dissenso in giro. Le persone sembrano arrabbiate ma accettano ogni decisione istituzionale, solo pochi hanno il coraggio di aprire un confronto.

Mike Blasenstein: Abbiamo semplicemente riportato l’arte in un posto dedicato all’arte, parliamo di un’opera che si trovava nel museo fino a pochi giorni prima del misfatto. La sicurezza ci ha fintamente accusati di volantinaggio e di fare riprese non ammesse, ma si tratta di scuse per buttarci fuori.

Continua il caso Wojnarowicz, arrestati due artisti e banditi a vita dalla Smithsonian

Incredibilmente, arriva il nostro quarto articolo dedicato alla vicenda Smithsonian National Portrait Gallery contro David Wojnarowicz. Dopo avervi informato sul tremendo atto di censura perpetrato dall’istituzione, che ha di fatto escluso il video dell’artista A Fire in My Belly dalla mostra Hide/Seek, e sulla successiva manifestazione di oltre 100 persone davanti al museo, eccoci di nuovo a parlarvi di un ulteriore assurdo episodio.

Lo scorso 4 dicembre due attivisti si sono introdotti all’interno del museo durante gli orari di apertura e si sono piazzati tranquillamente davanti l’entrata. Una delle due persone ha in seguito tirato fuori dalla sua borsa un iPad. Il piccolo ma potente schermo è stato assicurato attorno al  collodell’uomo  tramite una tracolla ed una volta acceso ha cominciato a mostrare le immagini del video di Wojnarowicz

Lotta all’oscurantismo: un corteo per David Wojnarowicz

Ed alla fine le voci di protesta contro l’oscurantismo si sono fatte sentire, Globartmag ovviamente si unisce simbolicamente alla manifestazione e pubblica questo breve articolo proprio per ribadire che: “l’arte deve essere la libera espressione dell’animo umano“. Stiamo ovviamente parlando del pasticcio combinato la scorsa settimana dai vertici della Smithsonian National Portrait Gallery di Washington D.C.

Come già anticipato in ben due nostri articoli, l’importante istituzione aveva praticamente censurato un’opera di videoarte presente alla mostra Hide/Seek. Il video A Fire in my Belly di David Wojnarowicz, che aveva come tema le sofferenze inflitte dall’AIDS, era stato incredibilmente rimosso dalla mostra perchè accusato di offendere il pubblico. L’immagine che più ha disturbato i tranquilli sonni dei benpensanti è quella di un crocifisso sanguinante con delle formiche che vi camminano sopra.

Michelangelo, Leonardo e Picasso. Geni e maestri uguali a noi

Si parla sempre più spesso dei grandi maestri dell’arte del passato, forse perchè la loro abilità ed il loro ingegno hanno contribuito a diffondere all’interno della società contemporanea un alone di mistero e magia che spinge ricercatori e scienziati a compiere accurati studi, giungendo a nuove ed affascinanti conclusioni. In questi giorni, girovagando per la rete abbiamo trovato due esempi che ci aiutano a comprendere l’aspetto profondamente umano di artisti che troppo spesso ci appaiono come inarrivabili divinità.

Che Michelangelo avesse uno stile di vita gay friendly non è certo un mistero ed anzi, forse le sue figure umane così definite e perfette sono proprio il risultato di un’ openness  priva di tabù e perbenismo alle naturali diversità del creato. 

Ma alla fine Spencer Tunick avrà convinto Lady Gaga a spogliarsi?

Vi ricorderete sicuramente del nostro articolo su Spencer Tunick ed il suo nuovo fantasmagorico progetto a Sydney. Ebbene per coloro che hanno la memoria corta, il celebre e chiacchierattissimo fotografo aveva intenzione di organizzare una delle sue celebri installazioni di nudo collettivo proprio davanti al teatro dell’opera della città  australiana. Tunick aveva inoltre proposto a Lady Gaga di partecipare all’insolita performance.

Ebbene la performance è riuscita a perfezione ed in questi giorni l’artista ha svelato una nuova fotografia intitolata The Base, che testimonia appunto l’imponente azione dello scorso marzo effettuata durante il Lesbian & Gay Mardi Gras di Sydney a cui hanno preso parte oltre 5.000 persone senza veli. A quei temerari che sono riusciti a rimaner così come mamma li ha fatti alle 4 di una freddissima mattina, Tunick ha promesso di regalare un’edizione limitata della fotografia ufficiale dell’evento. Eppure sulle prime erano sorti alcuni problemi tra i partecipanti eterosessuali e quelli di diverso orientamento sessuale: “molti erano imbarazzati ed è stato difficile far abbracciare e baciare gli straight con i gay e viceversa. Alla fine però tutti si sono uniti in un unico grande bacio, un gesto d’amore davanti ad una grande struttura” ha dichiarato Tunick con una punta di divertita malizia.

Bruce LaBruce infiamma il Sud Africa con X Homes

A Johannesburg è stato inaugurato uno strano ma interessantissimo progetto di arte pubblica intitolato X Homes ed organizzato dal Goethe Institut del Sud Africa, in collaborazione con Christopher Gurk dell’ Hebbel Am Ufer Theatre di Berlino. Il progetto è in realtà un tour a piedi di circa due o tre ore all’interno di case, appartamenti ed hotel sparsi per la città, alla ricerca di inusitate quanto sperimentali performances organizzate da artisti locali ed internazionali. Caratteristica principale di tali azioni artistiche è l’estrema interattività.

La missione di X Homes è quella di “cambiare la percezione degli spazi urbani che molti abitanti di Johannesburg conoscono solo attraverso i media e produrre così immagini al di fuori della violenza e della paura, caratteristiche sempre presenti in questo paese”. All’interno di edifici coperti da graffiti e vetri infranti alcune attrici recitano la storia del quartiere Hillbrow mentre in altre stanze un uomo cammina con tacchi a spillo, la sua faccia ed il suo busto sono coperti da un fitto grappolo di palloncini rossi.

Proteste in Polonia per una mostra gay oriented

Il Museo Nazionale di Varsavia in Polonia ha deciso di dare un calcio ai pregiudizi ed a qualunque forma di omofobia. La prestigiosa istituzione ha infatti organizzato un’interessante mostra dal titolo Ars Homo Erotica (che rimarrà in visione dall’11 giugno al 5 settembre 2010), coraggioso evento che ha già sollevato un vespaio di polemiche ed ha persino generato una serie di minacce.

Secondo il curatore Pawel Leszkowicz la situazione sociale in Polonia è peggiorata dopo l’incidente aereo di Smolensk dello scorso aprile dove ha perso la vita buona parte del governo nazionale oltre al presidente Lech Kaczynski: “Dopo l’incidente la nazione è diventata estremamente sensibile e l’atmosfera patriottica ha decisamente preso d’assalto la popolazione. Ovviamente il patriottismo ha incrementato il potere dei gruppi di estrema destra, quindi non sono certo di sapere cosa succederà al momento dell’inaugurazione della mostra”.

Ufficiale Gentilhomosex, le nuove e meravigliose foto di Jeff Sheng

Dopo aver pubblicato le prime sette foto di una sua nuova serie direttamente sul suo website, l’artista Jeff Sheng non è riuscito a chiudere occhio: “Mi alzavo continuamente dal letto per andare a controllare la mia casella di posta elettronica. Sicuramente ora mi contatterà qualche militare dell’esercito nazionale e mi chiederà un mare di informazioni. Alcune delle persone che ho fotografato sono soldati da 20 anni e potrebbero perdere le loro pensioni per colpa mia” pensava Sheng in quella notte insonne. Ma cosa è successo, cosa ha combinato Sheng di tanto grave?

Niente di grave, anzi Sheng ha creato qualcosa di decisamente interessante. Il fotografo ha da poco completato la prima fase del suo progetto fotografico Don’t Ask, Don’t Tell (Non Chiedere, Non raccontare), una serie di ritratti di gay e lesbiche in forza all’esercito degli Stati Uniti. Tutti i soggetti indossano l’uniforme e le loro facce sono in qualche modo coperte da dettagli come lo stipite di una porta o una maniglia o semplicemente dall’oscurità.

Manifest Equality, l’arte in difesa dei diritti gay

 C’è tempo fino al prossimo 7 marzo per presenziare alla mostra/evento fundraising Manifest Equality che si tiene al 1341 di Vine Street di Los Angeles California.  Una bandiera dei confederati rosa creata da Ron English, Un gigante murale esterno raffigurante il ritratto delle Giustizia creato dai graffiti artists Retna, El Mac e Kofie, un divertente disegno che raffigura un unione tra due donne creato da Molly Crabapple. Queste sono solamente alcune delle opere di un evento creato appositamente per abbattere il razzismo, l’omofobia e la disuguaglianza a colpi di creatività.

Street Artists, fotografi, pittori e scultori sono scesi in campo in un unico e grande evento per gridare a gran voce la loro rabbia contro le discriminazioni ed anche per ribadire un concetto: “vietare i matrimoni gay equivale a vietare i diritti civili dell’umanità“. “Questa mostra non è solamente una manifestazione di orgoglio omosessuale ma una vera e propria difesa dei diritti civili” ha dichiarato El Mac “In teoria gli Stati Uniti si basano sui principi di lealtà, uguaglianza e giustizia ma in pratica le cose potrebbero andare molto meglio di come sono ora. Far parte di questo progetto è per me una cosa di grande importanza”.