Katerina Seda – Mirror Hill_No light.

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La galleria Franco Soffiantino di Torino inaugura il 6 novembre la mostra personale di Katerina Seda dal titolo Mirror Hill_No light.

Come sempre accade nei lavori dell’artista ceca, anche nel progetto No Light, iniziato nel 2009, il soggetto e’ strettamente legato alle dinamiche e alle problematiche collettive connesse all’interferenza di un fattore estraneo con il tessuto sociale della cittadina di Nošovice. Tutto ha inizio nel 2003 presso il municipio di questa località rurale di appena 960 abitanti, collocata a sette chilometri ad est della città ceca di Frýdek-Místek. I rappresentanti locali (molto probabilmente su mandato della regione) hanno messo all’ordine del giorno la votazione sulla modifica del piano di zonizzazione ed in poco tempo trecento ettari di campi si sono trasformati in zona industriale. Nel 2005, dopo aver offerto un indennizzo di 100 000 corone ceche a tutti gli abitanti, per ogni casa, il noto marchio automobilistico Hyundai si aggiudica questi terreni sui quali inizia l’insediamento un nuovo stabilimento. Questa pesante interferenza che si viene a creare porta con se’ un’irrimediabile compromissione delle relazioni e delle dinamiche comunitarie preesistenti. Molte persone scontente rispetto alla nuova realtà abbandonano la città e chi rimane, per ragioni pratiche e di dislocazione della fabbrica, e’ impossibilitato a comunicare con i propri concittadini di un tempo. La cosa piu’ problematica e’ rappresentata da un muro di cinta in cemento che circonda l’intero complesso e che, per la propria collocazione, va a dividere in due la città, mettendo in serio pericolo i collegamenti e la viabilità precedente e trasformando i sentieri e le piccole strade di un tempo in vicoli ciechi. Raggiungere un conoscente dopo questa operazione della Hyundai richiede un tempo circa undici volte superiore rispetto a prima e oltre alle dinamiche sociali profondamente dilaniate, anche la conformazione ambientale del luogo ha subito importanti modifiche. Il paesaggio naturale precedente e’ stato sostituito da un’area industriale resa ancora piu’ fredda e grigia dal plotone di gigantesche luci che pur oltre il muro in cemento sono in grado di illuminare l’orizzonte per molti chilometri.

MIRROR HILL
La prima volta che Kateřina Šedá e’ giunta alla stazione ferroviaria di Budapest, ha avuto l’impressione che si trattasse dello stesso luogo che aveva lasciato quattro ore prima in Repubblica Ceca. Sensazione che ha percepito in molte zone periferiche della capitale ungherese e che si e’ manifestata in maniera molto forte a Tükőrhegy: area collocata a circa quindici chilometri da Budapest. Qui, nel 2007, un nuovo quartiere di villette unifamiliari chiamato Mirror Hill e’ stato annesso al villaggio tradizionale con edifici antichi, elevandolo in questo modo a rango di vero e proprio centro cittadino. Un insieme di palazzi, che per la propria particolare conformazione architettonica poco hanno a che fare con gli edifici preesistenti. Non essendo stati posti infatti vincoli e specifici canoni estetici nell’edificazione, ogni casa e’ costruita secondo propri stili: persiane all’italiana, colonne greche, finestre all’inglese ecc…Una varietà di elementi che porta a vedere il luogo come una sorta di “città di stranieri” che durante il giorno si svuota completamente e fa di Tükőrhegy un zona priva di vita; un semplice dormitorio, con residenti che sono estranei l’un l’altro. Non esistendo inoltre un vero e proprio centro, le persone non sono stimolate a passeggiare e a incontrarsi, rendendo la vita sociale di questo luogo un’utopia difficilmente raggiungibile. Basandosi su queste premesse l’artista ha deciso di creare una sorta di “griglia” attraverso la quale cercare di mettere in relazione gli abitanti della zona. Un piano semplice e complicato allo stesso tempo. La richiesta che e’ stata rivolta agli abitanti del quartiere da Kateřina Šedá e’ stata quella di disegnare cio’ che vedevano oltre la propria porta di casa. Tutti i disegni, realizzati da ogni singolo partecipante e raccolti in un libro, sono cosi’ diventati una mappa che ogni persona possedeva e che gli consentiva di conoscere in maniera piu’ approfondita il vicinato. L’artista ha in seguito indetto una sorta di gara tra vicini al fine di verificare quale fosse il livello di conoscenza dei singoli rispetto alla comunità in cui vivevano. In palio, per chi fosse stato in grado di associare ad ogni singolo disegno il rispettivo nucleo famigliare, un viaggio premio in Florida di quattordici giorni.

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