Art in The Streets non è l’unica mostra record del MOCA

Lo scoppiettante magazine online Hyperallergic ha pubblicato in questi giorni un divertente articolo in risposta ai titoloni che la mostra Art in The Streets al MOCA di Los Angeles è riuscito a guadagnarsi sulle prime pagine di molti giornali internazionali, di settore e non. Il grande evento fortemente voluto da Jeffrey Deitch è stato forse uno dei più chiacchierati degli ultimi tempi, la critica di settore lo ha gambizzato ma il pubblico lo ha decisamente apprezzato.

Grande incasso ai botteghini, polizia locale infuriata per l’aumento di graffiti e tags in città durante il periodo della mostra e biglietti gratis il lunedì incredibilmente pagati dalla star della street art Banksy. Tutte queste vicende non hanno fatto altro che offrire degna pubblicità ad un evento che già di per sé era stato presentato in pompa magna. Certo è che quando si organizza una mostra sul fenomeno street con nomi del calibro di Banksy, Shepard Fairey, Swoon, Barry McGee, Retna, Kenny Scharf, Space Invader e molti altri, il successo di pubblico è assicurato.

Shepard Fairey torna in strada dopo la brutta figura

Poche settimane fa, durante una video intervista comparsa su un’emittente americana e successivamente rimbalzata su Youtube, Shepard Fairey aveva avuto un acceso diverbio con sua moglie. A noi questo potrebbe anche non interessare se non per il fatto che la litigata è scaturita da una risposta della moglie del celebre street artist che aveva anticipato quella del marito. “Vai ancora in strada a compiere personalmente le tue azioni?” aveva chiesto l’intervistatore a Fairey, ma la moglie aveva risposto con un divertito: “Era tanto tempo fa, ora no!”.

Ovviamente si tratta del segreto di pulcinella, tutti gli appassionati di Street Art sanno benissimo che dopo i primi grandi successi, Fairey ha totalmente smesso di “sporcarsi le mani” ed ha messo in piedi uno studio con tanto di assistenti che provvedono ad attaccare i suoi posters, quando non espone in gallerie e musei.

Julian Assange nuova icona della street art, Kenny Scharf senza speranza

Andiamo a vedere cosa succede nel mondo della street art. Julian Assange, celebre e controverso fondatore di Wikileaks è già entrato nel cuore della gente ed il popolo della street art lo ha eletto nuova icona rivoluzionaria del momento. Proprio come Billy the kid, nemico per molti eroe per altri, Assange ha colpito la fantasia di tutti gli artisti sparsi per il globo che gli stanno già dedicando numerose opere. Nella sua residenza di Abode of Chaos vicino Lione, l’Artista e boss di Artprice Thierry Ehrmann ha già portato a termine un bel faccione di Assange da tenere tra le mura di casa. A Melbourne intanto l’artista auto-didatta Regan Tamanui ha composto un doppio stencil in onore di questo nuovo eroe.

Anche Amorfart in Ungheria ha deciso di utilizzare alcuni stencil con il faccione di Assange per decorare alcuni dischi in vinile. Insomma dobbiamo proprio ammettere che Julian Assange è riuscito a spodestare il caro e vecchio Barack Obama ed al momento sembra che il controverso “spione informatico” sia divenuto una vera e propria musa per la street art di tutto il mondo.

Kenny Scharf con un nuovo murale e la Smithsonian National Portrait Gallery censura un’opera

Avete presente Kenny Scharf? Ebbene se casomai ve lo foste perso, stiamo parlando di un artista newyorchese strettamente connesso alla street art degli anni ’80. Proprio in quegli anni Scharf lavorava fianco a fianco con Keith Haring e Klaus Nomi, animando le sue opere con personaggi in stile cartoon, molte volte presi in prestito dai Flintstones e dai Jetsons. Scharf rappresentò una vera e propria figura chiave all’interno della scena artistica dell’East Village e la sua creatività folle e caleidoscopica è persino apparsa sulle covers di alcuni album della sgangherata band musicale che risponde al nome di B-52s.

In questi giorni Kenny Scharf è tornato alla carica invadendo un muro della Bowery, già famoso per esser stato curato dalla Deitch Gallery ed ora in mano alla The Hole NYC. Il muro ha ospitato opere di Haring, di Shepard Fairey, Os Gemeos e ultimamente di Barry McGee.

All’asta di beneficenza per Haiti spunta Patti Smith

Poche sere fa più di 600 membri della comunità artistica di New York si sono riuniti nella sede di Sotheby’s per un’asta di beneficenza a supporto della campagna Tools For Thought, fondazione creata nel gennaio 2010 da Diana Campbell e Julie Ragolia con lo scopo di raccogliere fondi per la ricostruzione di Haiti dopo il tremendo terremoto.  Alcuni celebri personaggi della scena dell’arte internazionale sono stati invitati a donare un oggetto per la grande asta.

Tra le opere proposte vi erano anche pezzi di rilievo come uno skateboard donato dall’artista Marilyn Minter. Altri grandi nomi della scena come Dan Colen, Roxy Paine e Aurel Schmidt hanno partecipato donando una loro opera e dando il via ad una guerra di offerte decisamente forsennata, il tutto all’insegna della solidarietà. Il magnifico evento è stato impreziosito dalla presenza della dea del punk Patti Smith che ha suonato dal vivo ed ha donato My Horse in Namibia, una stampa arricchita da una sua poesia.