Pixel al Palariviera di San Benedetto del Tronto

Nell’ambito della seconda edizione di Expo arte contemporanea – Marche Centro d’Arte, nei locali del PalaRiviera si inaugura il 15 luglio alle ore 18 PIXEL – la nuova generazione della videoarte italiana a cura di Giovanni Viceconte. PIXEL costituisce una panoramica di quella che è la tendenza di questi nuovi linguaggi e mette in mostra diciotto realtà artistiche diverse – Filippo Berta, Silvia Camporesi, Cosimo Terlizzi, Daniela Depaulis, Armando Fanelli, Tiziana Contino, Rebecca Agnes, Laurina Paperina, Antonio Guiotto, Alessandro Fonte, Devis Venturelli, Matteo Mezzadri, Christian Rainer, Maria Pecchioli, Diego Cibelli, Sabrina Muzi, Diego Zuelli e Luca Matti – che con differenti modi di agire ci mostrano una determinata oggettività narrata tramite uno specifico linguaggio e in base al proprio modo d’esprimersi. 

La rassegna sottolinea che parlare di videoarte come forma d’espressione nella scena artistica contemporanea, oggi è sempre più attuale e vicino al nostro modo di comunicare.  In effetti, questo linguaggio è ormai considerano parte  integrante della formazione/produzione di un’artista, poiché è assolutamente affine alle modalità comunicative e sociali del nostro vivere moderno.

Vedere la Madonna o non vederla affatto

Ho seguito distrattamente ma non senza un certo interesse una singolare polemica apparsa in questi giorni sulle pagine di Artribune. In realtà  non dovrebbe trattarsi di una polemica, visto che tutto è partito da un semplice resoconto di una mostra. Ma come si sa in Italia si è facili alle zuffe, specialmente se esse scaturiscono dal variegato mondo della rete. Il resoconto in questione è focalizzato su una recente opere del bravo Gian Maria Tosatti in quel di New York, durante una residenza d’artista.

Non sto qui a dilungarmi sulla descrizione dell’opera visto che potrete trovare immagini e parole all’interno dell’articolo pubblicato da Artribune. Inutile aggiungere che Gian Maria Tosatti ha intrapreso da anni un percorso creativo ben preciso che non ha certo bisogno di difese esterne e non può sollevare dubbi sulla qualità sia filosofica che formale. Detto questo, l’operato di un artista può e deve essere criticato, può piacere o meno ma non è questo il punto. Ciò che mi ha davvero colpita è la sfilza di commenti negativi, perlopiù dettati da una malcelata invidia, presenti in calce all’articolo.

ArtVerona – Pensieri sparsi sull’essere fiera

Recensire una fiera è problematico per svariati motivi: il primo, banalmente, è che sono fatte dentro a brutti edifici fieristici, il secondo è che effettivamente io non ne so nulla di come si organizza una fiera e mica è facile confrontarsi con amministrazioni pubbliche e private per cercare di far quadrare il cerchio. ArtVerona poi, non me ne voglia, non è una grande fiera e non è meramente una questione di spazi. Gli addetti ai lavori ben sanno quanto sia difficile riempire gli stand delle fiere che non si chiamano Art First o Artissima (per citare quelle italiane che hanno un po’ d’appeal sul gallerista), e va da se che se non si ha la fama per fare i preziosi, a volte ci si tappa il naso. Che poi bisogna pur sempre dire che la selezione è sempre una questione soggettiva.

Il fatto è che riguardando i miei appunti ritrovo solo i nomi di gallerie ed artisti che già apprezzavo e conoscevo, come Laurina Paperina portata da Studio d’arte Raffaelli di Trento, Silvia Vendramel da De Faveri Arte (Sovramonte – BG), Paolo Cavinato dalla Galleria Mazzoli di Berlino. Interessante lo stand della Otto gallery con Andrea Facco e Gianni Moretti. Rivelazione della fiera è stata la Jarach Gallery di Venezia: artisti originali, con una ricerca decisamente contemporanea sia per scelte stilistiche che tematiche, e una coerenza espositiva generale nello spazio della fiera. 

Laurina Paperina allo Studio Trisorio di Roma

Venerdì 11 febbraio alle ore 19 allo Studio Trisorio di Roma saranno presentate le animazioni video di LAURINA PAPERINA How to Kill Laurina Paperina, presentato per la prima volta in Italia dopo la Biennale di Lione, i primi cinque episodi della serie How to Kill the Artists e The Great Ratzinger.

In How to Kill Laurina Paperina e How to Kill the Artists, Laurina Paperina si prende gioco di se stessa e dei più noti artisti contemporanei con ironia dissacrante. Una serie di video-animazioni narrano la sua ipotetica morte e quelle di artisti ormai arrivati all’apice del successo e osannati dalla critica. Il tratto di Laurina Paperina rimanda da una parte alla tradizione del disegno dei libri illustrati per bambini, dall’altra al fumetto e, per certa verve comica e capacità di critica, anche al grande fenomeno popolare dei cartoons americani di satira; ma Laurina Paperina si diverte ad estremizzare il racconto fino allo splatter, con sbrandellamenti di corpi e fiotti di sangue. I suoi lavori evocano i linguaggi che germinano dal mondo di internet, della televisione e del cinema horror degli anni ottanta e novanta.

Kinder Art, arte contemporanea e sorprese


Che c’entra l’ovetto Kinder con la Triennale? La storia è lunga. E’ cominciata più di un anno fa, quando in Kinder arrivò una segnalazione: era stata vista in mostra un’opera di arte contemporanea, interamente composta di sorpresine (quei piccoli giocattoli che si trovano dentro Kinder Sorpresa).

Lo stupore lasciò presto il campo alla curiosità: e se ce ne fossero state altre di opere d’arte ispirate all’ovetto e alle sue sorprese? Venne avviata una ricerca sulle testate d’arte contemporanea che portò, in meno di due mesi, a 280 segnalazioni. Incredibile, no? Però, a pensarci bene, plausibile. L’ovetto Kinder è stato un mito per tre generazioni di bambini.