Massimo Grimaldi al Pastificio Cerere di Roma

È l’artista Massimo Grimaldi (Taranto, 1974) il protagonista del terzo appuntamento di Postcard from…, che inaugura martedì 13 settembre a Roma: il progetto, rivolto alla diffusione dell’arte contemporanea nel contesto urbano, è promosso dalla Fondazione Pastificio Cerere e ideato dal suo direttore artistico Marcello Smarrelli. L’evento, dal titolo Texts, prevede anche una mostra, concepita per gli spazi della Fondazione, composta da tre testi esposti per la prima volta in Italia, di cui uno appositamente realizzato per questa occasione.

Postcard from…, realizzato con la collaborazione di A.P.A. – Agenzia Pubblicità Affissioni, prevede che nell’arco di tutto il 2011 quattro artisti realizzino ciascuno un manifesto di dimensioni 400×300 cm, come quelli usati nella cartellonistica pubblicitaria, da esporre su un impianto collocato nel cortile del Pastificio Cerere e in altri dieci distribuiti in luoghi diversi di Roma gestiti da A.P.A., il cui elenco viene aggiornato in tempo reale sul sito della Fondazione www.pastificiocerere.it.

Massimo Grimaldi protagonista del terzo appuntamento di Postcard from

È l’artista Massimo Grimaldi (Taranto, 1974) il protagonista del terzo appuntamento di Postcard from…, che inaugura martedì 13 settembre a Roma: il progetto, rivolto alla diffusione dell’arte contemporanea nel contesto urbano, è promosso dalla Fondazione Pastificio Cerere e ideato dal suo direttore artistico Marcello Smarrelli. L’evento, dal titolo Texts, prevede anche una mostra, concepita per gli spazi della Fondazione, composta da tre testi esposti per la prima volta in Italia, di cui uno appositamente realizzato per questa occasione.

Postcard from…, realizzato con la collaborazione di A.P.A. – Agenzia Pubblicità Affissioni, prevede che nell’arco di tutto il 2011 quattro artisti realizzino ciascuno un manifesto di dimensioni 400×300 cm, come quelli usati nella cartellonistica pubblicitaria, da esporre su un impianto collocato nel cortile del Pastificio Cerere e in altri dieci distribuiti in luoghi diversi di Roma gestiti da A.P.A., il cui elenco viene aggiornato in tempo reale sul sito della Fondazione www.pastificiocerere.it.

Happy Birthday Peep-Hole

Un anno fa Peep-Hole di Milano apriva i battenti grazie al supporto di numerosi artisti che attraverso la donazione delle loro opere hanno permesso di iniziare questa avventura, nata dalla necessità condivisa di creare un centro flessibile e capace di dialogare con il contesto nazionale e internazionale.

A distanza di dodici mesi esatti, Peep-Hole festeggia il suo primo compleanno con HAPPY BIRTHDAY, il Benefit con cui presenta al pubblico le opere donate da più di 40 artisti italiani e internazionali a supporto delle attività dello spazio. Grazie alle donazioni dello scorso anno Peep-Hole ha portato a termine una stagione di programmazione in cui sono stati prodotti quattro mostre, tre eventi di approfondimento teorico e quattro pubblicazioni del trimestrale Peep-Hole Sheet.

Luca Rossi, intervista/dialogo sull’arte e sulle dinamiche artistiche

Micol Di Veroli e Luca Rossi presentano un’intervista/dialogo sull’arte e sulle dinamiche artistiche, senza troppi convenevoli. Un confronto attivo mirato a chiarire posizioni e cercare nuove soluzioni qualora ce ne fossero.

MDV – Mi trovo in sintonia con molte delle tue dichiarazioni presenti sul blog Whitehouse ed è tristemente vero che le nostre giovani leve sono ormai simili a replicanti di altri artisti del panorama internazionale. Nel peggiore dei casi la nostra giovane arte si ritrova  a produrre formazioni estetiche stile Ikea prive di ogni significato, nell’assurda e vana ricerca di un ermetismo che confonda le acque, sperando che lo spettatore non riesca ad agganciare un qualche riferimento colto del tutto inesistente. Io trovo che il vero problema risieda nella mancanza di documentazione e di studio, tu cosa ne pensi?

LR – Mancanza di studio, ma anche malafede più o meno consapevole. O consapevolezza di non poter/voler fare altro nella vita che un lavoro (apparentemente) eccitante e comodo come quello del “giovane artista”. Inoltre in italia viene vissuto un complesso di inferiorità sull’essere italiani. Questo favorisce una certa esterofilia e il mantenimento di un profilo basso, silenzioso e colto. Quindi assenza di un confronto critico, perchè sia ha sempre paura di essere i soliti italiani “bar sport” e polemici. Questo porta problemi di relativismo dove “tutto può andare” ed essere accettato e giustificabile. In fondo l’arte contemporanea viene vista (da alcuni) come materia “hobbistica”.  Queste dinamiche portano risultati mediocri; nel migliore dei casi buoni standard sviluppati come “compie sbiadite” di quello che avviene sulla scena internazionale.

Fuoco d’artificio al Castello di Rivoli

In occasione della mostra Gianni Colombo, in corso al Castello di Rivoli fino al 10 gennaio 2010, il Museo presenta il 1 dicembre l’opera Feu d’artifice/Fuoco d’artificio, 1917, di Giacomo Balla (1871–1958). L’artista torinese insieme ai grandi esponenti del Futurismo fu un’ispirazione per Gianni Colombo (1937–1993) e il Gruppo T fondato nel 1959. Nella prima mostra del Gruppo T, il Grande oggetto pneumatico era una scultura gonfiabile che, una volta completamente piena d’aria, tendeva ad espellere letteralmente e giocosamente il pubblico dallo spazio della mostra. Gli artisti scelsero di esporre accanto a questa scultura il Manifesto Tecnico della Scultura Futurista del 1912. Tra gli artisti futuristi figuravano Umberto Boccioni, Luigi Russolo e Giacomo Balla.

Feu d’artifice, concepita da Balla nella propria fase futurista per il Teatro Costanzi di Roma, presenta uno scenario plastico con solidi geometrici realizzati con strutture in legno, coperte da stoffe colorate e dipinte. All’interno di queste l’artista progettò l’inserimento di luci elettriche, da azionarsi ritmicamente, al fine di ottenere effetti di movimento e vitalità. Le varie parti colorate dell’opera “rappresentano – secondo quanto affermò Balla stesso – gli stati d’animo dei fuochi artificiali” e furono ispirate alle musiche di Igor Stravinskij per i balletti russi di Sergej Djagilev.

Maurizio Mochetti e Massimo Grimaldi i vincitori di MAXXI 2per100


La giuria del concorso internazionale MAXXI 2per100 ha selezionato, tra gli 11 finalisti, i due progetti vincitori: l’opera per l’atrio interno ideata da Maurizio Mochetti e l’opera per l’area esterna di Massimo Grimaldi. I due lavori saranno realizzati dal MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, primo museo dello Stato dedicato alla contemporaneità progettato da Zaha Hadid, che sarà inaugurato nella primavera del 2010 a Roma.

La giuria – composta da Pio Baldi, Presidente della Fondazione MAXXI; Annamaria Tatò in rappresentanza del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti; Anna Mattirolo, direttore MAXXI Arte; Gianluca Racana, in rappresentanza dello Studio Zaha Hadid; Mario Codognato, curatore generale del museo MADRE di Napoli; gli artisti Alfredo Jaar e Giuseppe Penone – si è riunita il 5 ottobre e ha valutato, con un ampio confronto, gli 11 progetti finalisti sulla base dei criteri previsti dal bando:  la qualità e l’originalità artistica della proposta, la coerenza e la congruità con gli spazi architettonici, la realizzabilità tecnica, la durevolezza e la facilità di manutenzione.

Che fare? ci pensa Dan Perjovschi

Che fare?/What Is To Be Done? è un ciclo di eventi partito il 3 aprile negli spazi del Castello di Rivoli. Ogni appuntamento si tiene in una differente area del museo e coinvolge alcuni tra i protagonisti della performance contemporanea.

Che fare? prende il titolo dalla celebre opera di Mario Merz che, realizzata nel vivo della contestazione del 1968, riflette sul dubbio perenne che accompagna l’artista nel relazionarsi con il mondo.

La Performance art nasce negli anni Sessanta e si sviluppa ampiamente negli anni Settanta, anche se esempi di azioni performative si contano già nei primi anni del secolo scorso con le manifestazioni dei dadaisti e dei futuristi. Genere oggi ampiamente riscoperto, la performance occupa un ruolo rilevante nell’arte dei nostri giorni – tra permanenza ed effimero.