Israele cancella una mostra sulle Pantere Nere

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Anche in Israele gli eventi controversi finiscono per cadere nelle spire della censura. I vertici del Museum of Israeli Art di Ramat Gan hanno infatti cancellato una mostra sulle Black Panthers israeliane che era già stata programmata con largo anticipo. Insomma il museo si è liberato in tutta fretta di una manifestazione a cui si stava lavorando da più di un anno. Le Pantere Nere israeliane sono un movimento di protesta attivo negli anni ’70 e principalmente costituito dalla seconda generazione di immigranti provenienti dalle regioni del Nord Africa.

Il movimento cominciò all’inizio del 1971 nel quartiere Mosrara di Gerusalemme, come reazione alla discriminazione percepita verso gli ebrei Mizrahi, che le Pantere Nere consideravano esistenti sin dalla fondazione dello stato. Secondo le Pantere Nere questa discriminazione si avvertiva nella diversa attitudine dell’establishment Ashkenazi verso gli olim arrivati dall’Unione Sovietica. I fondatori del movimento protestavano perché l’elite ignorava i gravi problemi sociali e volevano lottare per un futuro diverso. All’inizio di marzo 1971, la polizia israeliana non concesse alle Pantere Nere il permesso per una dimostrazione; le Pantere ignorarono questa decisione e procedettero con la dimostrazione illegalmente, protestando per la grande povertà, per il divario esistente tra ricchi e poveri in Israele e per le tensioni etniche all’interno della società ebraica israeliana. Il movimento riuscì a crearsi una base di sostegno, sia nell’opinione pubblica sia nei media. La presente mostra al museo doveva essere curata da Shlomit Lir: “volevo creare una piattaforma di discussione pubblica sull’attività delle Pantere Nere mediante l’universalità dell’arte contemporanea ed invece dopo un anno di conferenze, meeting di artisti e visioni di documentari al museo, la mostra principale è stata ingiustamente cancellata”, alla mostra dovevano partecipare i seguenti artisti Sigalit Banai, Josef Dadon, Meir Gal, Itzik Badash, Dor Guez, Dafna Shalom, Meir Tati, Anisa Ashkar e Roni Somek.

Il curatore capo del museo Meir Aharonson ha negato ogni risvolto politico attorno alla vicenda, dichiarando che la mostra finale non era mai stata programmata ufficialmente. A queste parole Shlomit Lir ha così replicato: “Eventi come questi ci riportano nel passato, ad un modo di pensare ed agire del tutto anacronistico. Spero di poter trovare un nuovo spazio per la mia mostra”.  A noi dispiace che si sia persa un’importante occasione di confronto su uno dei più importanti temi della storia mondiale.

Photo: The Israeli Black Panthers during a march in the 1970s, Courtesy Organized Rage

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