
James Kalinda, Never2501 e Centina sono ancora in Toscana

James Kalinda, Never2501 e Centina sono ancora in Toscana

Check out thiz new mural made by Miss Van & Dan Quintana in Culver City

Il nostro spumeggiante mondo della street art è sempre in movimento e come da copione spuntano puntualmente fatti assai bizzarri che non possiamo far a meno di rigirarvi. Partiamo quindi con Shepard Fairey, sarebbe a dire lo street artist più fake della scena internazionale, ha finalmente ammesso di aver scopiazzato a man bassa il suo poster Hope (quello che ha praticamente fatto da icona guida alla campagna per le presidenziali di Obama nel 2008) da un’immagine di proprietà dell’Associated Press.
Adesso il nostro rischia fino una multa da 5000 dollari e fino a sei mesi di reclusione, potrebbe essere la volta buona per togliercelo di mezzo per un poco di tempo. Nel frattempo a Mosca impazzano i murales del Banksy russo. Parliamo di P183, street artist moscovita che solitamente crea opere a carattere politico ed in russia questo tipo di street art non ha certo vita facile.

Impossibile pensare alle mura dei nostri edifici metropolitani senza associarli a qualche meraviglioso intervento di Street Art, anche se va detto che tale corrente creativa non è solamente legata al graffiti o ai murales. Del resto artisti come Banksy ed Invader hanno dato prova della natura cangiante di questa caleidoscopica tecnica espressiva. Alle manifestazioni per così dire di natura segnica, si sono via via affiancate delle vere e proprie installazioni, degli oggetti ready made, delle performance urbane e chi più ne ha più ne metta.
Attualmente la scena della Street Art è la più attiva di tutte sul fronte della sperimentazione e gli artisti che la animano sono sempre pronti ad inventarsi qualcosa di nuovo per stupire l’intera cittadinanza. Andiamo quindi a vedere gli street artists più spregiudicati del momento per osservare da vicino i cambiamenti e le nuove tendenze di questo meraviglioso mezzo espressivo. NohjColey, artista che usa la street art per esplorare vizi e virtù delle persone, la street sculpture in questione dal titolo hoodwinked lifestyle è una sorta di marionetta, piegando le braccia il soggetto passa da una posizione di preghiera ad una tipica da bisognoso di aiuto.

New York è senza ombra di dubbio la capitale dell’arte contemporanea ed è senz’altro un vero e proprio punto focale per la Street Art internazionale. Forse però non tutti sanno che proprio nella Grande Mela sorge un edificio denominato 5Pointz Arts Center, ovvero una vera e propria mecca per graffiti artists, rappers ed altre figure creative che abitualmente sperimentano le varie forme di espressione artistica urbana.
Nel corso degli anni questo imponente edificio abbandonato è stato teatro di numerose incursioni artistiche, dai graffiti di Cope2, Tats Cru e Tracy 168 fino ai video musicali delle stars della musica come Joss Stone e Jadakiss. Il colpo d’occhio offerto dalla facciata dell’imponente magazzino è decisamente mozzafiato, murales, graffiti e tags di ogni genere si avvicendano su tutta la superficie, creando una sorta di gigantesco totem dedicato alla Street Art. Il “direttore” di questo museo a cielo aperto è Jonathan Cohen, meglio conosciuto come Meresone, che dal 2001 ha avuto questo speciale permesso dal proprietario dell’edificio, Jerry Wolkoff.

Dopo la Libia anche la Bulgaria ha il suo piccolo Banksy. A dire il vero non possiamo parlare di “piccolo” emulo visto che questo artista sconosciuto (ma subito ribattezzato Banksy of Bulgaria) pensa già in grande. Lo street artist bulgaro ha pensato bene di compiere un azione memorabile la scorsa domenica a Sofia ed ha così agito su un monumento dedicato ai soldati sovietici. Nella raffigurazione monumentale l’armata rossa che avanza contro la Bulgaria alleata nazista nel 1944.
L’artista “mascherato” ha quindi trasformato i combattenti caduti per la patria in una pittoresca banda di supereroi affiancati da icone della cultura pop. Babbo Natale, il Joker, il pagliaccio di McDonald (Roland McDonald n.d.r.) e Capitan America sono solo alcuni dei coloratissimi personaggi creati da questo nuovo street artist che di fatto ha ridipinto i costumi sopra le statue.

Lo avevamo detto noi che d’estate la Street Art ha una marcia in più ed a conferma di ciò i vari protagonisti di questa spettacolare forma artistica sono in giro per il mondo con l’obiettivo di compiere numerose azioni creative. Partiamo da Swoon, protagonista della street art al femminile che è attualmente impegnata ad installare una grande opera nella hall centrale del New Orleans Museum of Art.
Nella sua nuova opera intitolata Thalassa, l’artista ha deciso di cogliere i profondi legami tra la città di New Orleans, il mare e la mitologia greca. L’installazione di Swoon al NOMA sarà inaugurata il prossimo 10 giugno e rimarrà in visione fino al 25 settembre 2010. Nel frattempo Israele sembra divenuta la patria della street art. Sarà forse grazie alla fama di Tel Aviv, città aperta 24 ore su 24 e patria del divertimento, sarà per la commistione di razze, popoli e religioni. Sta di fatto che ultimamente nomi come Utah ed Ether hanno scelto di spostarsi proprio in Terra Santa per ricoprire le strade con le loro caleidoscopiche creazioni.

La street art è, per vocazione, un medium vicino alla voce del popolo più che a quella delle gallerie e dei templi dell’arte contemporanea internazionale. Certo molti grandi protagonisti della street art hanno ceduto alle lusinghe del sistema ma a noi piace prendere come esempio la manifestazione urbana nuda e cruda, quella che solitamente nasconde un chiaro intento sociale e si propone come valvola di sfogo ad un clima di estrema tensione.
Di questi tempi un nugolo di graffiti e murales di ottima fattura sono spuntati come funghi proprio nei territori libici caduti in mano alle forze ribelli. Mentre a Tripoli l’effige di Muammar Gheddafi campeggia in ogni dove su cartelloni pubblicitari, alberghi e quanto altro a Benghazi ploriferano le caricature del celebre e terribile leader oltre che altre immagini anti-regime ed inneggianti alla democrazia.

Per quanto riguarda la pubblicità il volpone dell’arte Jeffrey Deitch ha un talento molto particolare. In effetti da quando la gestione del MOCA di Los Angeles è passata a lui non si può certo dire che l’istituzione manchi di visibilità. Comunque sia la nota dolente è che questa visibilità proviene non da mostre di talenti acclamati ma da spiacevoli atti di censura.
Certo è che Deitch ha intenzione di esporre gente come Julian Schnabel e le fashion sisters Rodarte ma per ora il suo successo più grande sembra essere la polemica scaturita dalla sua censura al murale di Blu. Ovviamente è interessante notare che le costrizioni, i regimi, le censure o qualsiasi altra imposizione proveniente “dall’alto” non fanno altro che stimolare una reazione creativa.

Sembrava che tutto si fosse spento assieme alle festività natalizie ed invece le polemiche scatenate dall’atto di censura operato da Jeffrey Deitch ai danni dello street artist italiano Blu si sono improvvisamente riaccese una manciata di giorni or sono. Come ben saprete il MOCA di Los Angeles aveva invitato Blu a creare un enorme murale sul muro nord della Geffen Contemporary. Ebbene l’opera era stata realizzata proprio davanti un sito dedicato ai caduti della seconda guerra mondiale e ad un ospedale dedicato ai veterani. Blu aveva realizzato delle bare con sopra dei biglietti da un dollaro al posto delle classiche bandiere che solitamente cingono il feretro dei caduti in battaglia.
Per evitare chissà quali polemiche e per non offendere la memoria dei veterani di guerra, Deitch (direttore del MOCA) aveva quindi deciso di cancellare il murale di Blu, contro il volere di quest’ultimo. Ma come avevamo detto all’inizio di questo articolo, le scuse di Deitch non sono servite a placare le ire di chi lotta per la creatività e per la libertà. Lo scorso 3 gennaio infatti una crew di street artists e di veterani di guerra si è raccolta davanti al parcheggio antistante al Geffen sfidando il freddo e Deitch in persona.

Avete presente Kenny Scharf? Ebbene se casomai ve lo foste perso, stiamo parlando di un artista newyorchese strettamente connesso alla street art degli anni ’80. Proprio in quegli anni Scharf lavorava fianco a fianco con Keith Haring e Klaus Nomi, animando le sue opere con personaggi in stile cartoon, molte volte presi in prestito dai Flintstones e dai Jetsons. Scharf rappresentò una vera e propria figura chiave all’interno della scena artistica dell’East Village e la sua creatività folle e caleidoscopica è persino apparsa sulle covers di alcuni album della sgangherata band musicale che risponde al nome di B-52s.
In questi giorni Kenny Scharf è tornato alla carica invadendo un muro della Bowery, già famoso per esser stato curato dalla Deitch Gallery ed ora in mano alla The Hole NYC. Il muro ha ospitato opere di Haring, di Shepard Fairey, Os Gemeos e ultimamente di Barry McGee.