Jeff Koons e i diritti d’autore sui…palloncini a forma di cagnolino

Avete mai visto i Balloon Dog di Jeff Koons? Sicuramente vi sarà capitato di vederli almeno una volta in questi ultimi anni, dato che gli stessi appaiono di frequente tra le pagine dei più patinati art magazine del mondo. I Balloon Dog altro non sono che delle statue coloratissime e frequentemente di grandissime dimensioni che il nostro discolaccio Koons ha copiato direttamente da quei cagnolini che i clown ed i maghi presenti alle festicciole dei bambini solitamente creano con l’ausilio di palloncini oblunghi sapientemente annodati con tanto di rumoracci spernacchianti (che tanto piacciono ai pargoli).

C’è da dire che oltre alle sculture in acciaio cromato di grandi dimensioni, Koons produce (o sarebbe meglio dire il suo nutrito studio produce) dei piccoli Baloon Dog di porcellana in edizione limitata. Ebbene i Baloon Dog sono ultimamente al centro di una grande controversia tra la Park Life gallery di San Francisco e Jeff Koons.

Manifestanti e violenza alla mostra di Anselm Kiefer da Gagosian New York

Lo scorso 18 dicembre al finissage della mostra personale di Anselm Kiefer ospitata dalla Gagosian Gallery di New York erano presenti otto misteriose persone. Quel silenzioso gruppetto indossava delle magliette nere recante la scritta Next Year in Jerusalem, tradotta in inglese in ebraico ed in arabo. “L’anno prossimo a Gerusalemme” è l’augurio che gli ebrei della diaspora si scambiano da tempo immemorabile durante la festa di Pesach. Ovviamente i manifestanti hanno di fatto offeso quell’augurio, trasformandolo in una minaccia di occupazione.

A quel punto lo staff della Gagosian Gallery ha invitato i manifestanti ad andarsene ma per tutta risposta il drappello ha solamente coperto le magliette con una giacca ma ha continuato a sostare negli spazi della galleria. Lo staff ha in seguito avvertito le forze dell’ordine che si sono comportate ancor più stupidamente dei manifestanti. La polizia ha infatti afferrato Ingrid Homberg, una donna di circa cinquant’anni, ed ha cominciato a spingerla fuori dalla galleria.

Avdei Ter-Oganyan vuole eliminare Putin, la Russia lo censura e poi lo grazia ma lui rifiuta

La  pesante scure della censura torna a colpire il mondo dell’arte contemporanea. Questa volta a fare la parte del cattivo di turno ci ha pensato la Russia che voleva tappare la bocca ad un suo artista. La vittima in questione è, o meglio poteva essere, Avdei Ter-Oganyan che avrebbe dovuto partecipare ad una mostra al Louvre di Parigi intitolata Counterpoint (in visione dal 14 ottobre al 31 gennaio). Un’opera in particolare ha fatto andare su tutte le furie gli esponenti del governo sovietico, si tratta di un dipinto raffigurante l’assassinio del primo ministro Vladimir Putin (ultimamente i dipinti con gli assassini dei grandi leader sembrano essere di gran moda).

Per tutta risposta alcuni artisti russi inclusi nella stessa mostra hanno annunciato una sorta di sciopero, ritirando le loro opere. Il dipinto di Avdei Ter-Oganyan fa parte della serie The Radical Abstractionism Project, creata dall’artista nel lontano 2004, il fatto strano è che nell’ opera incriminata non compare una raffigurazione grafica dell’assassinio ma solamente un’ innocua forma geometrica, parliamo infatti di un rettangolo rosso con una diagonale nera sopra di esso. Il testo allegato alla composizione è però un tantino provocatorio: “Quest’opera vi invita a compiere un attacco contro l’uomo di stato Vladimir V. Putin in modo e maniera da porre fine al suo governo ed alle sue attività politiche”, insomma un attacco in piena regola.

Un’opera contro Paris Hilton e soci

Conoscete Paris Hilton? Beh, certamente non saremo noi i primi a presentarvi la giovane, ricca e viziata nipote di Conrad Hilton, fondatore dell’omonima catena di alberghi di lusso che vanta un patrimonio di circa 800 milioni di dollari.

Come ben saprete negli ultimi anni Paris si è tolta ogni possibile sfizio, lavorando come modella, cantante ed attrice e catturando l’attenzione dei media che gli hanno dedicato fiumi di inchiostro e copertine a profusione. Ovviamente Paris è più famosa per i suoi eccessi che per le sue doti artistiche ma spesso e volentieri è stata capace di lanciare mode e tendenze grazie al suo status di “famosa per essere famosa”. Negli ultimi anni, l’arte contemporanea non ha risparmiato la bionda Paris bersagliandola in tutte le maniere possibili. Uno dei più celebri tentativi di sabotaggio ai danni della celebre bambina viziata è sicuramente quello operato da Banksy che nel 2005 sostituì in 48 negozi di dischi di Londra, alcune copie dell’album Paris con dei cloni recanti il volto della Hilton rimpiazzato da quello del suo cane.

Il P.S.1 di New York vieta l’ingresso ad Ann Liv Young

Fin dall’inizio della sua attività il MoMa P.S.1 contemporary art center di New York ha sempre presentato mostre estremamente sperimentali, anche perché la sua fondatrice Alanna Heiss decise di fondarlo nel 1976 proprio per dar spazio alla creatività ed al fermento giovanile. Eppure in certi casi di fermento giovanile ve n’è fin troppo. Stiamo ovviamente parlando della peperina Ann Liv Young, artista decisamente provocatoria che lo scorso febbraio ha presentato proprio al P.S.1 una performance talmente oscena che il direttore Klaus Biesenbach ha ordinato di togliere l’elettricità ed interrompere lo “spettacolo”.

Dopo questa spigolosa vicenda, Ann Liv Young è divenuta un personaggio non gradito ai vertici della celebre istituzione tanto da essere bandita da tutti i programmi della stessa. Ma come si sa il mondo dell’arte contemporanea è imprevedibile e proprio in occasione della mostra Greater New York (evento quinquennale che da la possibilità a circa 68 artisti provenienti dalla grande mela di esporre opere all’interno dei propri studi siti all’interno del P.S.1)  l’artista A.L. Steiner ha deciso di invitare Ann Liv Young per prendere parte ad una performance nel proprio studio.

La gaffe di David Byrne:”Lady Gaga non è un’artista, anzi lo è”

 Dovete sapere che l’ex leader dei Talking Heads nonchè prolifico artista visivo David Byrne gestisce da tempo un blog personale dove alcune volte piazza all’incrocio dei pali delle stravaganti dissertazioni sull’arte contemporanea alcune delle quali totalmente prive di senso logico. Ultimamente Byrne aveva pubblicato un lungo post dove dichiarava di aver sentito  il curatore del MoMa e direttore del P.S.1, Klaus Biesenbach criticare Lady Gaga definendola una cantante e non un’artista.

Ovviamente tale affermazione non sarebbe neanche tanto lontana dalla verità, visto che l’agguerrita e multiforme cantante, pur avendo collaborato con Francesco Vezzoli, non è niente di più che la popstar del momento e dovrebbe decisamente star ben attenta ad amministrare la sua immagine prima di svanire con la stessa velocità con cui ha scalato il dorato mondo della musica.