William Morris – Storia, memoria e mito

Il Thames Path a Londra offre sempre scorci mozzafiato. Chi ama avventurarsi in lunghe passeggiate seguendone il corso, scopre sempre nuove meraviglie. Se si segue la riva destra del fiume andando verso l’east, si vede Westminister spuntare dietro London Eye, proseguendo il complesso di South Bank che di notte si illumina di mille colori fluorescenti.

Proseguendo il corso del fiume, adagiata sul suo letto, si scorge una piccola perla: TWO TEMPLE PLACE. Appartenuto a Sir William Walford, edificato nel 1885. La residenza neo-gotica apre le sue porte, per la prima volta in veste di galleria,  ospitando una collezione che prende corpo e si sviluppa fuori Londra, presentandola al pubblico nel cuore della città. Tutelato dalla fondazione filantropica The Bulldog Trust e chiuso al pubblico da ormai molti anni ci presenta William Morris, l’antesignano dell’Art and Craft.

Dante Gabriel Rossetti – Edward Burne Jones e il mito dell’Italia nell’Inghilterra vittoriana

La Galleria Nazionale d’Arte Moderna annuncia una importante mostra dedicata al rapporto di fascinazione fra l’arte inglese del XIX secolo e la cultura artistica italiana, dal “gusto dei primitivi” al pieno Cinquecento, partendo dai paesaggi di ispirazione italiana di William Turner, attraverso gli studi di John Ruskin su cicli pittorici, monumenti e architetture. A distanza di 25 anni dalla fortunata retrospettiva dedicata a Burne-Jones, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna torna il 23 febbraio con una grande mostra sull’arte inglese del secondo Ottocento in cui sono esposte più di 100 opere, provenienti da prestatori privati e musei internazionali, molte delle quali per la prima volta in Italia.

Il nucleo principale della rassegna comprende i preraffaelliti Dante Gabriel Rossetti, Edward Burne-Jones, William Morris e indaga la particolare declinazione del classicismo nell’ambito della Royal Academy operata da artisti come Frederic Leighton e da rappresentanti della cultura estetica e simbolista come Albert Moore, George F. Watts e John William Waterhouse.

Utopia Matters. Dalle confraternite al Bauhaus alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia

La Collezione Peggy Guggenheim di Venezia presenta dal 30 aprile al 25 luglio la mostra Utopia Matters. Dalle confraternite al Bauhaus. La realizzazione di una società utopica è da sempre tra le aspirazioni dell’umanità, nonostante la sua attuazione dipenda da principi fondanti di natura paradossalmente dittatoriale che ne hanno sinora impedito l’attuazione. La contraddizione insita nel confronto tra idea e pratica ha sollevato le problematiche inerenti concezioni idealistiche di ordine egualitario ben prima che Thomas More coniasse il termine “utopia” pubblicando, nel 1516, con l’omonimo titolo, la descrizione di una civiltà modello.

I pilastri del pensiero occidentale hanno di volta in volta tentato di formulare un paradigma utopistico che potesse funzionare in termini pratici, oppure ne hanno completamente rinnegato la speranza. A lungo il tema dell’utopia è stata oggetto d’indagine artistica oltre che modello per comunità di artisti, in cui la realizzazione di una società ideale è stata, talvolta, più facile che in contesti governativi più allargati. I gruppi artistici basati sull’utopia compaiono sin dagli inizi dell’Ottocento per fiorire poi verso la fine del secolo, in un periodo in cui artisti, architetti, scrittori e compositori cercano sollievo dall’ansia, la bruttezza e il mercantilismo della vita urbana.