Lettera aperta a Jas Gawronski

Lettera aperta a Jas Gawronski, Presidente della Quadriennale di Roma,
e per conoscenza al Ministro dei Beni Culturali Lorenzo Ornaghi.

Egregio Presidente della Quadriennale di Roma,

Le scriviamo dopo aver atteso invano un Suo cenno di risposta alla nostra del 31 maggio scorso. Per la verità non è che ci aspettassimo davvero una Sua replica. Chi vive in Italia sa bene che le istituzioni non amano quasi mai dare conto del proprio operato ai cittadini, pur essendo proprio quest’ultimi la ragione stessa della loro esistenza. Il Suo silenzio ha però il pregio di darci l’occasione di scriverLe nuovamente. E questa volta cercheremo di spiegare con chiarezza ciò che pensiamo in merito al fatto che Lei non farà, o non sarà in grado di fare, la XVI Quadriennale.

Innanzitutto due precisazioni.

Primo, non è nostra intenzione difendere la Quadriennale così com’è stata realizzata fino a ieri. Quel modo di concepire le mostre è infatti quanto di più distante dalle ricerche curatoriali e artistiche praticate nel nostro paese e nel mondo. Pensare una mostra come una lista di artisti redatta da quattro, cinque curatori, o come da Lei immaginato, da tre artisti di chiara fama, non permette al pubblico italiano e a quello internazionale di capire quale sia il reale stato dell’arte italiana.

Nessun curatore, nessun padiglione

Cose strane accadono dalle nostre parti. Già, anche se al di fuori dei nostri confini la crisi economica non è certo scongiurata, i governi delle altre nazioni che tempo fa erano solite definirsi “avanzate” lottano duramente per difendere la cultura. Noi invece che con la cultura ci abbiamo sempre campato, vedi orde di turisti nelle città d’arte, non riusciamo nemmeno a far funzionare quello che ci è rimasto.

Questa crisi economica avrà pur bloccato la crescita ma di fatto la situazione è ben più grave, vale a dire che più che un stallo questa ci sembra una vera e propria involuzione. Nello specifico, basti pensare alle nostre grandi manifestazioni nazionali ed internazionali di arte contemporanea ed ai nostri musei per accorgersi di una condizione gravissima che peggiora al continuo variar della situazione politica.

Young Artists Patrol#3, Luana Perilli

GlobArtMag propone oggi un’intervista a Luana Perilli, sensibile, poetica ed ironica artista della nuova scena dell’arte contemporanea italiana. L’artista ha da poco vinto il Premio Termoli 2009 con l’opera Complicity (hug) ed è stata tra i grandi protagonisti dell’ultima Quadriennale di Roma nel 2008.

G. Nelle tue opere riesci a far coesistere universi dissimili fra loro, memorie fantastiche e private si uniscono a vissuti universali e spunti storici mentre eteree proiezioni video si intersecano con la scultura. Quale è il meccanismo di questa mitologia personale?

L.P. Mi piace lavorare in modo stratificato accostando una lucida ricerca sul mezzo e il linguaggio ad una forma accogliente ed emotiva legata spesso alla memoria e al quotidiano. Ogni lavoro è una ricerca che si muove attraverso più mezzi,  più stesure,  più punti di vista. Qualsiasi ricerca parte cercando le connessioni tra una struttura logica e tecnica meticolosamente articolata e un’intuizione tutta privata fatta anche dei più risibili aspetti autobiografici. Imparo molto dalla tecnica che utilizzo. C’è una filosofia sottovalutata nel fare.
Credo profondamente in una metodologia simile a quella sostenuta da Italo Calvino: la necessità di darsi una stretta serie di regole e attraverso il loro adempimento o aggiramento produrre il lavoro ”..l’importanza della restrizioni nell’opera letteraria, l’applicazione meticolosa di regole del gioco molto rigide, il ricorso ai processi combinatori, la creazione di opere nuove a partire da materiali preesistenti.. soltanto operazioni condotte con rigore, nella fiducia che il valore poetico possa scaturire da strutture estremamente restrittive.” L’imprevisto nell’incontro di regola, sentimento e autobiografia è sempre salutato con euforia.

Maurizio Savini alla galleria Oredaria di Roma

Dal 1 ottobre gli spazi della Galleria Oredaria di Roma vengono fortemente connotati dalla presenza di due colori: il rosa, la cui valenza simbolica viene completamente rovesciata, e il giallo, la cui profondità si contrappone alla piattezza del primo. L’uso di un materiale ambiguo come il chewingum, culturalmente e socialmente caratterizzato, è divenuto il segno più caratteristico di tutta la produzione di Maurizio Savini.

Simboli del nostro immaginario collettivo, oggetti di uso quotidiano, riferimenti a diverse culture e bandiere di alcuni dei paesi più potenti nel panorama attuale sono contrastati e amalgamati. Alcuni dei personaggi protagonisti della nostra società, come i managers, vengono raffigurati in atteggiamenti che esprimono la drammaticità del momento economico attuale, invocando una distopia che però non si compie in un’epoca e un luogo distante, bensì nel momento storico e nella realtà della nostra quotidianità.

La Quadriennale di Roma e il Mart insieme per la Scuola di San Lorenzo

Gli “artisti di San Lorenzo” – Bruno Ceccobelli, Gianni Dessì, Giuseppe Gallo, Nunzio, Pizzi Cannella, Marco Tirelli – saranno al centro di una conversazione a molte voci che si svolgerà martedì 15 settembre, a partire dalle ore 18, nella sede della Quadriennale di Roma, a Villa Carpegna.

L’incontro è promosso dalla Quadriennale e dal Mart, il Museo di arte moderna contemporanea di Trento e Rovereto, dove è in corso fino al 4 ottobre Italia Contemporanea. Officina San Lorenzo, la più vasta esposizione antologica dedicata finora ai sei artisti romani che trent’anni fa scelsero di fare pittura e scultura in uno stabile degli inizi del Novecento nel quartiere romano di San Lorenzo.

Corrado Zeni in mostra allo Studio Glenda Cinquegrana

La galleria Glenda Cinquegrana: The Studio di Milano inaugura il 28 maggio la mostra Bird’s Eye, la prima personale di Corrado Zeni a Milano, in cui l’artista genovese presenta, in un allestimento sitespecific, una serie di nuove opere e un’installazione di disegni.

Secondo le parole di Luca Beatrice, la pittura di Zeni è pienamente allineata alle recenti ricerche dell’arte contemporanea, essa è infatti una “forma di relazione in grado di stabilire, al pari di altri linguaggi contemporanei, connessioni e sistemi, completandosi per mezzo dell’intervento “attivo” sia dello spettatore sia dell’oggetto rappresentato”.

Tassalonica, una biennale ai tempi dell’incertezza

Art in Times of Uncertainty, l’arte ai tempi dell’incertezza questo è il tema di quest’anno alla seconda Thessaloniki Biennale of Contemporary Art, organizzata dal Museo di Stato di Arte Contemporanea con il supporto del ministero greco della cultura.

La biennale di Tessalonica propone con questo titolo un interessante interrogativo: può l’arte contemporanea rappresentare una vetrina di opportunità in questi tempi incerti? 57 artisti provenienti da tutto il mondo selezionati da Bisi Silva, Gabriela Salgano e Syrago Tsiara proveranno a dare una risposta a questa provocatoria domanda. A rappresentare l’Italia sarà presente l’artista bolognese Paolo Chiasera (1978), talento emergente sempre in bilico tra pittura ed installazione che ha recentemente partecipato alla Quadriennale di Roma del 2008 con il dipinto Black Brain 1.