Quando il fotoreportage diventa pornografia della sofferenza

Che comportamento assumete di fronte a fotoreportages che mostrano immagini reali al limite dell’horror puro? Tra immagini di guerra, terremoti, massacri ed incidenti stradali siamo certi che molte persone sono solite distogliere lo sguardo scioccate. Come siamo sicuri che in un secondo momento le stesse persone torneranno a guardare attentamente le disturbanti scene che sfidano ognuno di noi a divenire testimone/voyeur di agghiaccianti realtà.

“Afferrare la morte ed imbalsamarla per sempre è una cosa che solamente le macchine fotografiche possono fare e le fotografie scattate sul campo nel momento della morte (o poco prima di esso) sono le più celebri e le più richieste, basti pensare al miliziano morente di Robert Capa”, scrive Susan Sontag nel suo libro Regarding the Pain of The Others (guardare il dolore degli altri).  Questo significa che le foto sadicamente reali generano in molte persone una sorta di voyeurismo e questo i mass media lo sanno, per questo si ostinano  a farne largo uso.

Tra la galleria di foto dei vincitori del World Press Photo of The Year presente sul sito è possibile visionare una serie di 4 immagini intitolata Stoned to Death, Somalia, 13 December (Ucciso a sassate, Somalia, 13 Dicembre) del fotografo dell’associated press Farah Abdl Warsameh. Quelle immagini sono ancor più scioccanti di qualsiasi altro reportage di guerra. La prima foto mostra la vittima sotterrata fino al collo mentre la seconda mostra un gruppo di uomini che gettano pietre sulla sua testa. La terza foto mostra il prigioniero totalmente insanguinato che viene dissotterrato ed infine l’ultima mostra il povero corpo senza vita martoriato dal gruppo di uomini che così completa il macabro rituale di morte.

In mostra a Vienna le fotografie più discusse della storia

La storia dell’arte è fatta di grandi maestri e grandi opere che hanno cambiato per sempre il mondo della creatività. Tra le opere che più si ricordano vi sono anche (e sopratutto) quelle che hanno destato scalpore ed hanno fatto arrossire o indignare pubblico e critica, guadagnandosi la fama imperitura a colpi di polemiche. Basi pensare alla Merda D’artista di Piero Manzoni o Fountain di Marcel Duchamp ovvero l’orinatoio più celebre della storia.

Proprio alle opere controverse ed in special modo a quelle fotografiche è dedicata la mostra Controversies, ospitata dal 4 marzo al 20 giugno 2010 dal Kunst Haus Wien di Vienna. L’evento presenta circa 100 immagini che sono state oggetto di numerose controversie che in molti casi si sono risolte solo tramite procedimenti legali. La mostra ospita fotografie di maestri del contemporaneo come Man Ray, Robert Capa, Lewis Carroll,Henri Cartier-Bresson, Oliviero Toscani, Richard Avedon, Robert Mapplethorpe o Todd Maisel, in un tourbillon di immagini che abbracciano la storia della fotografia dalla sua nascita sino ai giorni nostri.

Il vecchio volpone di Josè Luis Rodriguez inganna il Veolia Environnement Wildlife photographer of the year

Tempo fa avevamo pubblicato un articolo sulla genuinità della celebre foto di Robert Capa raffigurante un miliziano repubblicano morente durante la guerra civile spagnola. Immagine vera o immagine falsa a parte non è certo un mistero che molti fotografi di reportage del passato abbiano costruito veri e propri set fotografici spacciando in un secondo momento le loro foto per scoop catturati solamente grazie alla loro abilità ed al loro colpo d’occhio.

Il problema dello scatto costruito a tavolino è tornato in auge nei giorni scorsi quando il fotografo José Luis Rodriguez, vincitore del  prestigioso premio Veolia Environnement Wildlife photographer of the year (e di circa 11.000 euro di premio) è stato accusato di aver presentato al concorso una foto falsificata. L’immagine (decisamente affascinante) in questione ritrae un lupo selvatico iberico intento a saltare la staccionata di una casa di campagna. Secondo i giudici del premio il fotografo avrebbe usato un animale in cattività, contravvenendo così alle regole della competizione che esigono la genuinità assoluta delle immagini presentate.

Ci risiamo, Robert Capa è un bugiardo

Se ne era parlato, se ne era discusso. Si era detto che la foto era un falso proprio come la teoria delle bugie raccontate dalla NASA apparse anni fa sul libro Non siamo mai andati sulla luna di Bill Kaysing. Poi lo scorso anno il New York Times aveva dato la notizia del recupero, dopo 70 anni, del negativo originale grazie all’ International Center of Photography di Manhattan confermando che il famoso miliziano si chiamava Federico Borrell García ed era morto a Cerro Muriano. Ovviamente si parla della famosa foto di Robert Capa, che ritrae un miliziano repubblicano morente durante la guerra civile spagnola.

Bene dopo tutto questo polverone In questi giorni nuove ombre sono calate sulla veridicità del celebre scatto. Il Periodico de Catalunya ha infatti pubblicato un articolo affermando che la foto sarebbe frutto di un set fotografico. Secondo il giornale spagnolo, il miliziano Federico Borrell García non morì in quel modo e non a Cerro Muriano ma a 50 chilometri di distanza dal luogo dello scatto.

La kodak dice addio alla Kodachrome

Abraham Zapruder usò una bobina di Kodachrome caricata nella sua cinepresa  8 millimetri per filmare una scena che nel corso della nostra vita tutti noi abbiamo visto almeno per una volta, l’assassinio del presidente John F. Kennedy.

Anche il famoso fotografo Steve McCurry usò un rullino Kodachrome per il suo ritratto di ragazza Afghana che oltre a guadagnarsi la copertina del National Geographic nel 1985 divenne celebre almeno quanto la foto del miliziano morente durante la guerra civile spagnola del 1936 scattata da Robert Capa.

E che dire delle centinaia di migliaia di artisti contemporanei e milioni di persone in tutto il mondo che hanno utilizzato il famoso rullino per immortalare sequenze artistiche o solamente fotogrammi di un viaggio di piacere. Oggi tutto questo si perderà con la velocità di uno scatto fotografico perchè la Eastman Kodak Co. ha da pochi giorni annunciato che la sua più famosa pellicola, la Kodachrome appunto, cesserà di essere prodotta a breve.