Pillole di Biennale 04 – andiam, andiam, andiamo all’Arsenale

Però nel percorso abbiamo incontrato simpatici animaletti – qualcuno è stato a Palazzo Malta?

(Dove eravamo rimasti…) Dopo un meritatissimo sonno ristoratore e una fetta di pane-burro-marmellata i vostri eroi preferiti in missione speciale in laguna erano pronti a mimetizzarsi con i turisti per raggiungere finalmente la 54° Biennale d’arte di Venezia! Ci sono riusciti? Si. In modo semplice e veloce? Ovviamente no, ma la colpa era nostra che ci fidammo del consiglio del ragazzo dell’hotel: “Fate prima ad arrivare dalla parte opposta e fare un pezzettino a piedi, che il Canal Grande vi fa perdere un’ora”. Vi assicuro che anche fare un pezzettino a piedi può portar via un’ora, ma ormai sapete tutti che ho dichiarato guerra alla viabilità veneziana.

Così, sotto il sole cocente, arrivammo all’entrata dell’Arsenale, sembrava un miraggio nel deserto e dopo pochi minuti di fila avevamo già in mano i biglietti, finalmente qualcosa di semplice e immediato. Per una serie di ragioni due anni fa non ero riuscita a visitare la Biennale e quattro anni fa, beh ancora non sapevo chi ero e cosa avrei fatto da grande…non fate quelle facce, sono un giovane virgulto, ho un sacco di biennali davanti a me, ma quest’anno era la mia prima Biennale.

Mi piace essere stella cometa* – 4/4 Terre Vulnerabili all’Hangar Bicocca

Siamo giunti all’ultima fase lunare senza quasi rendercene conto. A novembre dello scorso anno vi avevo raccontato dell’apertura di Terre Vulnerabili all’Hangar Bicocca di Milano, baluardo dell’arte di ricerca e dell’arte di resistenza (alla mancanza di fondi, alla lontananza dalla città, al disinteresse politico…).

Da quella prima fase, intitolata Le soluzioni vere vengono dal basso, nella quale venivano presentate quindici opere di altrettanti artisti, tutto è cambiato a dimostrazione che quando Chiara Bertola ci spiegò che sarebbe stata una mostra che cresce non parlava semplicemente di un aggiungere altre opere nel tempo. Non si tratta di uno stratagemma per far tornare gli spettatori, lei, con Andrea Lissoni e gli artisti tutti, hanno davvero dato vita ad una creatura vivente che ha cambiato completamente allestimento ed è arrivata ad ospitare trentuno artisti e ben più opere. Se non avete avuto modo di visitare l’Hangar nelle fasi passate non rinunciate a quest’ultima, perché la mostra ha si attinto da questo meccanismo di comunione di intenti nel suo crearsi, ma resta un esistere che funziona in sé ad ogni tappa, con una forza espressiva e di significati fuori dal comune.

Un’Espressione Geografica, il viaggio in Italia intrapreso da venti artisti provenienti da diverse nazioni europee

In occasione delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo presenta la mostra Un’Espressione Geografica realizzata in collaborazione con Banca Fideuram (Gruppo Intesa Sanpaolo). Un’Espressione Geografica, a cura di Francesco Bonami, ha il patrocinio del Comitato Italia 150. La mostra aprirà a Torino, negli spazi della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, il 19 maggio per concludersi il 27 novembre 2011. Attraverso lo sguardo di venti artisti internazionali, la mostra racconterà la varietà del territorio italiano, esaltando le ricchezze e la specificità di ciascuna Regione.

Ne emergerà un ritratto inedito del panorama sociale, politico e culturale dell’Italia dei nostri giorni. Un racconto delle meraviglie e delle contraddizioni che caratterizzano il nostro Paese, sempre in bilico tra tradizione e innovazione, storia e contemporaneità. Un’Espressione Geografica sarà il risultato di un viaggio in Italia intrapreso da venti artisti, provenienti da diverse nazioni europee, ognuno in una delle venti Regioni italiane. Ogni artista sarà accompagnato nel suo viaggio da un giovane corrispondente della Regione prescelta, che lo guiderà attraverso il territorio di quest’ultima rivelandone l’identità e le specificità.

Manifesta 9 sceglie curatori e sede per il 2012

Manifesta, celebre Biennale europea di arte contemporanea ha già iniziato a scaldare i motori per la prossima edizione numero 9 che si terrà nel 2012.

Manifesta 9 sarà ospitata dalla provincia belga di Limburg ed il curatore messicano Cuauhtémoc Medina guiderà il team curatoriale che sarà composto da Katerina Gregos e Dawn Adesas. La celebre manifestazione si tiene per scelta in luoghi solitamente lontani dai grandi centri di arte contemporanea della scena mondiale.

Roman Ondak: quando l’attitudine diventa forma

La processualità non è certo una caratteristica nuova all’interno del panorama artistico contemporaneo. Sin dagli anni sessanta certe pratiche si sono dispiegate come mezzo linguistico capace di ridefinire l’esperienza pur partendo da essa e riproducendone le “attitudini”. Autori fondamentali del novecento quali Wittgenstein avevano posto l’accento sull’importanza dell’etica nella definizione linguistica, la possibilità di fare esperienza dell’altrove pur restando ancorati al proprio epicentro e anzi affermandone che questa è l’unica condizione possibile per il dispiegamento del senso.

Nell’ambito di tali scoperte non ci sorprende che un’artista dotato come lo sloveno Roman Ondak focalizzi il suo lavoro proprio su questo aspetto, riproducendo negli spazi espositi situazioni tratte da eventi significativi, non esclusivamente ripercorrendone la succesione storica, ma situandosi piuttosto negli interspazi, analizzando reazioni, movimenti psichici, significanze. Il Museo d’arte moderna di Oxford decide di celebrale il suo lavoro in una personale intitolata Time Capsule, la prima dell’artista sul territorio inglese, che si svolgerà tra il 12 marzo e il 20 maggio.

Roman Ondàk – Eclipse

Roman Ondák (Zilina, Slovacchia, 1966) è il protagonista dell’appuntamento di apertura d’anno alla Galleria Civica di Trento, con Eclipse, sua prima mostra personale in un’istituzione pubblica italiana. Nelle sue opere Roman Ondak, artista tra i più importanti nella scena artistica internazionale contemporanea – nel 2009 ha rappresentato la Repubblica Slovacca alla 53° Biennale di Venezia – spesso interroga e reinventa le logiche dell’architettura e del luogo espositivo, esplorandone limiti e potenzialità.

Lo spazio della mostra diventa quindi esso stesso un’opera d’arte totale, in equilibrio fra dentro e fuori, realtà e immaginazione. L’esposizione è stata pensata dall’artista come una possibile retrospettiva sulle diverse fasi del suo percorso, presenti una serie di lavori inediti e un nuovo progetto espressamente pensato per lo spazio della Fondazione. La mostra alla Fondazione Galleria Civica è parte di un più ampio progetto che include le due mostre personali tenutesi nel 2010 presso Villa Arson, Centre National d’Art Contemporain, Nizza, e Salzburger Kunstverein, Salisburgo. Tutte e tre le mostre rappresentano un’articolata riflessione retrospettiva sulle diverse fasi della pratica artistica di Ondák dalle prime opere degli anni ’90 a oggi.

La Berlin Biennale 2010 manca il bersaglio

What is Waiting out there, cosa ci aspetta lì fuori è il titolo che la curatrice Kathrin Rhomberg ha scelto per la sesta edizione della Berlin Biennale for contemporary art, manifestazione in visione fino al prossimo 8 agosto. La storia delle passate edizioni ci insegna che la biennale tedesca è un evento decisamente rigoroso e composto anche se questa volta la curatrice ha tentato di sterzare verso lidi un poco più sperimentali mancando però il bersaglio a causa di una tematica troppo larga e dispersiva. Il titolo della biennale riporta alla mente una situazione di attesa ma anche di sospetto e di desiderio di scoperta, queste sono le emozioni che secondo Kathrin Rhomberg l’arte contemporanea del futuro dovrebbe generare nella mente del fruitore.

La curatrice ha quindi tentato di sottolineare ed evidenziare la realtà del presente in relazione ad un’ arte che riesce ad impossessarsene, producendo a sua volta nuove realtà. Le ambizioni della Rhomberg si scontrano però con una proposta artistica frammenta e fragile che si disperde totalmente all’interno del tessuto urbano. La manifestazione infatti, abbraccia l’intera città di Berlino, allargandosi su sei diverse sedi mentre la maggior parte delle opere sono concentrate al KW Institute nel distretto Mitte dove l’installazione di Petrit Halilaj domina l’intera location.

Fatevi Misurare da Roman Ondák al MoMa di New York

Il MoMa, Museum of  Modern Art di New York cala per l’ennesima volta il suo asso. La famosa istituzione museale statunitense non paga dell’attuale calendario espositivo tra cui figurano i nomi di Aernout Mik, León Ferrari e Mira Schendel è in procinto di inaugurare il 24 giugno prossimo Measuring The Universe, di Roman Ondák.

L’evento rappresenta il 4° appuntamento dedicato ad una serie di performance che ha già visto tra le sue fila nomi del calibro di Tehching Hsieh, Simone Forti ed Yvonne RainerMeasuring the Universe (2007) è un’opera di recente acquisizione per il MoMa, si tratta di una performance in cui l’altezza di ogni visitatore è annotata sul muro dello spazio espositivo da un operatore del museo adibito ad annotare il nome del visitatore e la data dell’effettiva misurazione in corrispondenza dell’altezza massima della persona misurata.