Susan Philipsz vince il Turner tra mille polemiche, ma l’artista ha un cuore d’oro

Come da copione anche quest’anno non sono mancate le proteste al Turner Prize edizione 2010. Effettivamente anche la stampa inglese aveva precedentemente bollato la presente edizione come troppo noiosa ed ingessata ma a scagliarsi contro la manifestazione, che il prossimo anno lascerà Londra per trasferirsi a Newcastle, non sono solo i giornali. Ma andiamo per gradi, la vincitrice quest’anno è Susan Philipsz che ha presentato un’installazione sonora dove si può udire la sua voce che canta una ballata scozzese e si è così aggiudicata le 25.000 sterline del premio.

La nomina ha attirato le solite proteste del gruppo Stuckists, autori di caleidoscopiche creazioni di outsider art. Gli artisti, noti per il loro amore per le arti tradizionali, si sono schierati davanti alla Tate Britain accusando l’istituzione di foraggiare una tipologia di arte vuota ed inconcludente. Quest’anno però alle proteste degli Stuckists si è unita quella di 30 studenti che hanno deciso di opporsi in tal modo ai tagli alla cultura previsti dal governo britannico.

Il Turner prize 2010 e l’estetica di regime

La prestigiosa Kermesse britannica del Turner Prize è entrata nel vivo dell’azione e come al solito sono piovute critiche da più parti. Stavolta però non si parla di provocazione o di cattivo gusto ma di noia,  una vera e propria catastrofe per l’arte in genere. Anche prestigiosi magazine d’arte come Artinfo si scagliano contro i protagonisti dell’edizione 2010 che sono Dexter Dalwood con i suoi collage pittorici, l’Otolith Group con le sue installazioni filmiche, Angela de la Cruz con le sculture composte da dipinti e Susan Philipsz con le sue installazioni sonore.

Ebbene l’accusa più gettonata sembrerebbe essere quella di ricorrere ad un postmodernismo ormai superato e schiavo di meccanismi di maniera ormai un tantino logori. E’ chiaro che le manifestazioni concettuali si basano su un’idea ma quando anche questa viene a mancare resta ben poco da dire. In più sembrerebbe che i vertici del premio abbiano fatto firmare ai giornalisti una sorta di contratto volto a non “diramare notizie offensive sul premio”. Insomma si può parlare del premio ma bisogna parlarne bene.

Il Turner Prize 2010 è più noioso che mai

Le testate dedicate all’arte contemporanea di tutto il mondo, websites compresi hanno fatto rimbalzare la notizia della shortlist del Turner Prize 2010. Ebben gli artisti selezionati quest’anno sono Dexter Dalwood, Angela de la Cruz, Susan Philipsz e The Otolith Group. Siamo qui anche noi a parlarvi di questo fatto poiché da questi nomi emerge una verità alquanto cruda: L’arte britannica ha ormai perso la spinta creativa proveniente dalla generazione Young British Artists. Ovviamente la cosa era nell’aria, un poco come l’esaurimento del petrolio ma trovarsi di fronte al fatto compiuto è veramente disarmante, del resto se prendiamo in esame le ultime due edizioni del premio il lento ma inesorabile declino creativo è sotto gli occhi di tutti.

Eppure quest’anno era stata sbandierata più volte la possibile presenza di Banksy ma nessuno dei giudici del Turner ha preso in seria considerazione la nomina del nostro beniamino che se non altro avrebbe dato una sferzata d’energia al tutto. Ed invece i selezionatori hanno optato per un profilo basso, orientato verso la noia.