Se Van Gogh entra nel suo periodo marrone

La notizia è apparsa anche su alcuni quotidiani nazionali: Vincent Van Gogh è entrato nel suo periodo marrone. Ovviamente ci riferiamo al progressivo deterioramento del giallo vivo di alcuni tra i suoi più celebri dipinti, tra cui anche la serie dei Girasoli, dipinti ad olio su tela realizzati tra il 1888 ed il 1889 ad Arles. Ebbene il problema risiede nel giallo cromo usato dal grande maestro, tale colore largamente in voga verso la fine del 19esimo secolo era costituito da elementi chimici industriali altamente tossici ed altamente cangianti. Quindi una volta esposti alla luce i pigmenti possono, nel tempo, spostarsi dalla colorazione originaria.

Questo è il motivo per cui molti dipinti di Van Gogh non appaiono più come prima. Anche il maestro conosceva l’effetto del giallo cromo usato per comporre le opere ma come sappiamo Van Gogh, a causa della sua estrema povertà, non aveva molta scelta.

Scoperto un nuovo dipinto di Bruegel il vecchio – Un custode implicato nel furto del Van Gogh egiziano

Incredibile ma vero i curatori del Museo Prado di Madrid hanno annunciato un ritrovamento che potrebbe essere descritto come una delle più importanti scoperte degli ultimi anni. Mentre un dipinto di Pieter Bruegel il giovane si trovava in fase di restauro, i restauratori hanno cominciato a notare alcuni strani particolari. Successivamente l’opera è stata sottoposta ai raggi X, i quali hanno emesso uno sconcertante verdetto: il dipinto è inequivocabilmente firmato da Pieter Bruegel il vecchio, ben più dotato padre del già citato pittore nonché uno dei più grandi maestri fiamminghi del 16° secolo.

I proprietari del dipinto sono due collezionisti spagnoli che hanno voluto mantenere l’anonimato e che avevano portato il dipinto al Prado per il restauro, prima di loro il dipinto era stato posseduto dal Duca di Medinaceli. SI tratta della 41esima opera conosciuta di Bruegel il vecchio, oltre che una delle più grandi. Adesso il Prado è in trattative per l’acquisto dell’opera.

Captain Beefheart, cambiare l’arte con una maschera da trota

Il nome Don Van Vliet vi dice qualcosa? no? allora forse conoscerete meglio l’aka di questo grandissimo artista che da anni si cela dietro lo pseudonimo di Captain Beefheart. Nato il 15 gennaio del 1941 in California, Captain Beefheart è forse uno degli artisti più seminali della scena internazionale. Cantante, musicista,  pittore ma soprattutto grande visionario, l’estroso Vliet è stato in grado di cambiare per sempre la storia della musica contemporanea grazie ad una spontaneità ed una verve senza pari.

Dopo la sua entrata nella Magic Band nel 1965, divenne il leader indiscusso di tale formazione, sino a giungere a veri e propri attacchi di dispotismo creativo. La sua tirannia fu però ben giustificata dall’uscita di una delle pietre miliari del rock, il disco Trout Mask Replica del 1969. L’album rappresentò infatti un punto di rottura definitivo con tutto ciò che era stato prodotto in precedenza.  I 28 brani che lo componevano  erano caratterizzati da un’originale mistura di tempi dispari delle partiture, da testi surreali, sterzate di free jazz ed avanguardia totale, in sostanza una vera e propria anticipazione del punk e della new wave.

England Go Go Go, un pieno di arte contemporanea per il 2010

Per coloro I quali avessero intenzione di recarsi in Inghilterra nei prossimi mesi, Globartmag ha deciso di fornire un piccolo vademecum delle mostre più interessanti che il Regno Unito si prepara ad ospitare.

Si parte con Donald Judd in mostra alla galleria Simon Lee fino al prossimo 29 gennaio. Pochi artisti hanno osato l’impossibile come Judd e questa mostra ne testimonia la vibrante creatività dai primi lavori sino alle opere industrialmente prodotte.

Miroslaw Balka sarà invece presente in una mostra alla Modern Art Oxford fino al 7 marzo, evento parallelo dell’acclamata prova dell’artista alla Turbine Hall della Tate Modern. Questa volta però l’artista polacco presenterà le sue opere video, parte meno conosciuta del suo corpus creativo.

La project space dell’ Hayward Gallery di Londra propone invece fino al 20 gennaio una ricca collettiva dal titolo Rooms Without Walls tra cui figurano le opere in bamboo della berlinese Isa Genzken miste a quelle di nuove leve dell’arte contemporanea.

Nuove teorie sull’orecchio di Van Gogh

 Notizia fresca fresca proveniente da New York, un ricercatore che risponde al nome di Martin Bailey ha avanzato nuove teorie sul famigerato orecchio tagliato di Vincent Van Gogh. Secondo il ricercatore Van Gogh si sarebbe reciso l’orecchio sinistro dopo aver appreso che suo fratello Theo era sul punto di sposarsi, la scoperta invaliderebbe quindi la teoria secondo la quale la colpa della mutilazione poteva essere attribuita a Paul Gauguin. Le affermazioni di Bailey si basano su di una lettera trovata in un dipinto che Van Gogh eseguì poco dopo essersi tagliato l’orecchio.

La lettera scritta da Theo da Parigi nel dicembre del 1888 annuncerebbe il futuro progetto matrimoniale, cosa che avrebbe ulteriormente destabilizzato le già precarie condizioni mentali di Vincent che vedeva in Theo non solo un sostegno finanziario ma anche un grande sostegno morale. “Vincent aveva paura di perdere il grande appoggio sia economico che morale che Theo gli forniva” ha dichiarato Martin Bailey, autore del libro Van Gogh: Letters From Provence del 1995. Agli inizi di quest’anno due storici tedeschi avevano scritto nel loro libro Van Gogh’s Ear: Paul Gauguin and the Pact of Silence che Paul Gauguin aveva reciso l’orecchio di Van Gogh dopo una discussione accesa e che in seguito ambedue gli artisti coprirono il fatto per non incappare in noie giuridiche.