Il mondo dell’arte contro le violenze sugli animali

di Redazione Commenta

 La National Coalition Against Censorship e la College Art Association hanno sporto denuncia presso la corte suprema degli Stati Uniti per un caso di crudeltà nei confronti degli animali. Il caso riguarda il 68enne Robert J. Stevens della Virginia che è stato accusato di aver venduto alcuni video contenenti scene di lotta fra pit bull. Stevens che ha inoltre scritto un libro dal titolo Dogs of Velvet and Steel circa l’allevamento dei pit bull è stato condannato a 37 mesi di prigione per aver prodotto materiale multimediale con atti di violenza contro gli animali.

La legge ammette eccezioni per opere che mostrino seri intenti artistici ma c’è il rischio che giudici e pubblici ministeri interpretino questa legge in maniera del tutto personale, evitando di riconoscere quelle opere che davvero rappresentano un serio esempio di avanguardia e di arte concettuale. D’altro canto non è la prima volta che un artista subisce le ire della legge o della censura, basti pensare a Marcel Duchamp e Andy Warhol. C’è da dire che andrebbero comunque ben analizzate quelle opere che potrebbero nascondere una reale minaccia contro poveri animali indifesi. Vero è che tra il firmamento delle stars della scena dell’arte contemporanea alcuni nomi potrebbero subire direttamente ripercussioni legali. Ad esempio l’artista franco-algerino Adel Abdessemed è l’artefice di opere video controverse dove alcuni animali combattono fra loro o vengono linciati a morte. Anche le performances di Hermann Nitsch implicano l’uso di membra di agnelli o altri animali. E che dire dell’artista belga Wim Delvoye che sovente pratica l’arte del tatuaggio su poveri maiali.

Ultimamente un famoso caso ha scosso il mondo del web, si tratta dell’installazione Exposición N° 1 di Guillermo Habacuc Vargas, artista costaricano ospitato dalla Galeriam Codice di Managua in Nicaragua. Vargas ha legato un cane ridotto pelle ed ossa con una corda, evitandogli di bere o mangiare. Secondo fonti non attendibili il cane sarebbe morto il giorno dopo mentre la galleria stessa afferma che il cane sarebbe scappato poco dopo il vernissage. Una commissione della World Society for the Protection of Animals ha indagato sul caso senza giungere ad alcuna conclusione. L’unica cosa certa è che l’installazione era sicuramente poco rispettosa dei diritti degli animali.

Per concludere vorremmo aggiungere che l’arte deve comunque essere l’espressione libera del pensiero anche se essa sia tesa alla rappresentazione di idee odiose od offensive, l’importante è che questa espressione non implichi sofferenze e torture ad alcun essere vivente.

Photo Copyright: Guillermo Habacuc Vargas

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>