Roma Art2Nights è una bufala

di Redazione 4

Ci risiamo. La Roma che sembrava essersi finalmente adeguata (almeno mentalmente) agli standard internazionali di crescita del sistema arte si è arenata. Quella Roma che aveva iniziato un processo di redenzione, prima, e beatificazione poi, grazie ad un lavoro univoco delle gallerie romane, ad una nuova fiera dell’arte contemporanea, alla nascita di ben due musei dedicati alle ultime tendenze, insomma quella Roma che puntava alla crescita comune e alla qualità della proposta ha deciso nuovamente di bloccarsi e regredire. Come quando a Via Margutta negli anni ’60 iniziavano a rimpallarsi sempre quegli stessi nomi, quelle stesse gallerie, quella proposta sempre più piatta e noiosa che nel tempo si è verificata essere provinciale, poco lungimirante e stantia. Come la fanghiglia di quella pozzanghera romana fatta di lobbismo piccolo borghese, scelte fatte da un gruppo di pseudo intenditori e nichilismo di quartiere.
Siamo tornati a pensare in piccolo per paura di crescere o per paura di perdere quei pochi metri di terreno conquistati in meno di 5 anni di duro lavoro comune e a sostegno della nostra Roma? Un po’ come accade nella tutela dei nostri artisti, dove se hanno uno pseudonimo anglofono sono più apprezzati di quei poveri italioti che fanno ricerca sudata e voluta. Come se, tutto ad un tratto, la reale concorrenza che si stava creando tra le varie gallerie romane potesse generare un processo inverso, di abbattimento di alcuni capisaldi e di creazione di nuovi idoli. Si è vero la crisi fa terrore e nei momenti di crisi è giusto tentare di salvarsi spalleggiandosi tra pochi, piuttosto che restare in balia delle correnti del mercato, che si sa è incontrollabile perchè in mano al popolo.
Un popolo che ieri sera, nel girare per le poche gallerie del centro “ammesse” al ballo dei potenti, si è sentito nuovamente deriso. Un po’ come quella serata passata da Gagosian ad ammirare monnezza di 4 metri per 3 appesa al muro e messa in vendita a caro prezzo. Anche in quel caso la crisi era evidente, ma dettata da un abbaglio.
Ma torniamo alla notte delle gallerie, agli opening collettivi organizzati già da maggio scorso in vista di una nuova strepitosa stagione romana di arte contemporanea, e non di una triste sera di fine estate. Bisogna essere obiettivi e fare scelte oggettive quando si fa una selezione così radicale da proporre al pubblico. Una selezione iniziata a maggio e conclusasi a settembre di quest’anno, dove da 28 gallerie di alta qualità si è passati a 9, per garantire al pubblico una qualità ancora superiore e ben indirizzata. Nulla quaestio sulla scelta, ma il pubblico è feroce e non concede errori, soprattutto quello romano che se viene obbligato a camminare tra tacchi e sanpietrini per osservare pezzi di metallo colorato poggiati sul pavimento o accumuli di resti di opere d’arte montate in grandi passpartout, beh quel pubblico rischia di non passarci più da quelle parti.
Esaminando a fondo la questione si arrivano a capire i vari gap del progetto. A partire dal fantomatico comitato di Untitled Association: ignoto. Per continuare con il budget a disposizione: completamente dimezzato dal numero di gallerie in meno e dal retro front di un grosso sponsor in grado di sostenere l’iniziativa. Per non parlare del titolo di “Associazione”, senza dubbio pericoloso. L’associazione di solito richiede intenti comuni di base, una registrazione, una partita iva, ma soprattutto uno statuto che ne dichiari le volontà, perchè da quando l’Italia ha vissuto quella sorta di associazionismo chiamato poi Fascismo, tutte le associazioni “segrete” o “lobbistiche” devono essere dichiarate allo Stato. E’ una legge non è una ipotesi da applicare o meno. E questo è un passaggio che non sembra proprio chiaro nella mente degli organizzatori di questo evento. Quegli stessi che sabato sera hanno prenotato un museo pubblico, il MAXXI, per festeggiare quello che una volta era chiamato “Art weekend romano”. Come si potrebbe fare con un ristorante riservato a pochi.
Per loro fortuna, quella stessa notte, il MACRO testaccio ha pensato bene di organizzare una festa di fine estate aperta a tutti, perchè, se così non fosse stato, quel popolo adirato si sarebbe arrampicato ai cancelli di Via Guido Reni, rivitalizzando quel battito cardiaco rallentato dal clima di basso impero che ha preso il sopravvento nella capitale.

Commenti (4)

  1. Ma è un articolo a firma di Giorgio Galotti? Bravissimo Giorgio! Concordo in pieno ! Questo tentativo di far passare la cultura come un gadget di Lusso per pochi e selezionati adepti è indice dell’arretratezza culturale di questa società,che non guarda al futuro della nostra civiltà! Abbasso il lusso viva la slow Life!!!

  2. Condivido quanto scritto nell’articolo. Mi sono impegnato in un vero e proprio tour de force per le strade del centro per ammirare la roma contemporanea: il risultato è stato sconcertante. Non tutto (qualche cosa di buono l’ho visto, anche se non particolarmente originale) però sta di fatto che ormai non possiamo non sentirci stanchi di questo nulla spacciato per arte.

  3. La selezione delle gallerie chi l’ha fatta? ne mancano diverse che lavorano bene. da chi è composto il comitato? Perchè in italia si agisce sempre sottopelle e mai alla luce del sole?

  4. Siamo a Roma, fuori dal nostro circuitino questo evento passa come il WEEKEND DELL’ARTE A ROMA, serve rigore e meno superficialità, concordo in pieno con l’articolo. bravi!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>