Si è aperta ieri un’interessante mostra alla Tate modern di Londra dedicata all’arte radicale degli anni ’60 ed in particolare alla seminale creatività dell’Arte Povera. La grande mostra è stata allestita negli spazi espositvi del livello 5 denominato Energy & Process dove 11 gallerie presenteranno lavori di Giovanni Anselmo, Lynda Benglis, Anselm Kiefer, Susumu Koshimizu, Ana Mendieta, Marisa Merz, Robert Morris e Michelangelo Pistoletto.
Il termine Arte Povera fu coniato dal critico d’arte italiano Germano Celant per descrivere l’attività di artisti che usavano mezzi semplici per creare una poetica creativa basata sulla vita di tutti i giorni. L’arte povera era inoltre una reazione contro la potenza commerciale del mercato dell’arte mediante l’uso di materiali poveri e nuovi processi creativi, in sostanza si poteva creare arte con qualsiasi cosa da prodotti industriali a prodotti naturali, da sostanze immateriali ed esseri viventi fino al suono ed all’energia. Queste caratteristiche contribuirono all’immediata diffusione della corrente artistica in tutto il panorama internazionale.
Oltre ad opere già presenti nella collezione come Addendum di Eva Hesse (1967) e la scultura di Giuseppe Penone Albero di 12 metri (1980) sarà possibile ammirare la famosa installazione di Michelangelo Pistoletto La Venere degli stracci (1967/1974), riproduzione in marmo della venere Callipigia attorniata da vestiti di seconda mano che l’artista solitamente usava per lucidare i suoi mirror paintings. Assieme all’opera di Pistoletto saranno esposti due lavori di Alighiero Boetti altra figura chiave della corrente italiana. Oltre la presenza di importanti opere di Jannis Kounellis vi sarà inoltre una galleria dedicata ai film sperimentali di Yvonne Rainer. A completare l’interessante padiglione saranno presenti importanti lavori di Kasimir Malevich, Alberto Burri, Lucio Fontana, Daniel Spoerri unitamente a quelli di altri grandi maestri come Pablo Picasso e Kurt Schwitters.