La galleria Monitor di Roma il 21 settembre inaugurerà la seconda personale in Italia dell’artista olandese Guido van der Werve.
“Tutta l’arte è influenzata dalla musica” per dirla con Walter Pater e mai aforisma potrebbe essere più appropriato se riferito al lavoro di van der Werve. Che si tratti di essere al Polo Nord tentando di girare nel senso contrario all’asse terrestre (Nummer negen) o che ci si trovi a camminare a pochissima distanza dalla prua di una nave rompighiaccio nei mari finlandesi (Nummer acht) la musica e il suono hanno da sempre ricoperto un ruolo fondamentale per l’artista. Prova ne è Nummer twaalf, Variations on a theme: the king’s gambit accepted, the numbers of the stars in the sky and why a piano cannot be tuned or waiting for an earthquake, ultimo film realizzato dopo due anni di ricerche e studi che condensa in quaranta intensi minuti le passioni e le ossessioni per i rebus irrisolti: aprire una partita di scacchi con la mossa suicida e romantica del King Gambit che lascia il Re vulnerabile sin dall’inizio, accordare un piano ed infine provare a contare tutte le stelle del cielo.
Il film è composto da tre parti, ognuna delle quali filmata su di un set a dir poco spettacolare come il famoso Marshall Chess Club a Manhattan (lo stesso dove si esercitava Duchamp quando si trovava a New York), il vulcano attivo sul monte Sant Helens in NW America ed infine la valle di Sant’Andrea in California.
Il vero trait d’union del film è infatti la colonna sonora, un concerto per pianoforte/scacchiera in A minore ed in tre movimenti che Guido van der Werve ha composto per Nummer twaalf che sarà affiancato, alla sua prima italiana, da lavori fotografici inediti e dal curioso piano-scacchiera, realizzato dall’artista proprio per le riprese del film. Dall’iniziale apparenza di un semplice tavolo da scacchi, l’oggetto si rivela infatti essere ad uno sguardo più attento, un vero e proprio pianoforte con il quale l’artista inizierà durante il giorno d’inaugurazione una partita a scacchi le cui mosse sono state studiate e composte dal grand master Leonid Yudasin nell’autunno del 2008 (aprendo naturalmente il gioco con la mossa del King’s gambit) e suonando la sua composizione.
Il lavoro di Guido van der Werve negli anni, ha saputo preservare quella componente personale, quasi privata, che lo caratterizza fin dagli esordi. La snella figura nera che si staglia contro l’assoluto del cielo e l’immensità del paesaggio è in realtà l’emblema e il simbolo che caratterizza il suo essere totalmente anti-eroico. Che si provi a contare tutte le stelle del cielo o ad accordare un pianoforte, l’importante è il proprio impegno personale, per quanto futile, assurdo o inutile possa sembrare.
La performance di Guido van der Werve si svolgerà durante il giorno di apertura della mostra, il 21 settembre alle ore 19,30 con il contributo dello scacchista Salvatore Mileto e della Nova Amadeus Chambre Orchestra.