La bellezza della distanza e la Biennale di Sidney 2010

di Redazione Commenta

Anche il 2010 è anno di Biennali dell’arte e più precisamente è l’anno della 17esima Biennale di Sydney grande manifestazione che raccoglie artisti da ogni parte del globo ed aprirà le sue porte il prossimo 12 maggio rimanendo in visione fino al 1 agosto. Il  titolo scelto dal nuovo curatore, David Elliot è quanto mai azzeccato in questi tempi di incertezza e ristrettezze economiche: The Beauty of Distance (Songs of Survival in a Precarious Age) che suona un poco come “La bellezza della distanza (canzoni di sopravvivenza in un’epoca precaria)”, incipit pomposo ed alquanto poetico.

Ma in che modo la distanza si può trasformare in bellezza? Secondo Elliot la distanza ci permette di essere noi stessi, con le nostre differenze e caratteristiche peculiari che aiutano a creare un’offerta creativa variegata ed eterogenea. Per scelta del sottotitolo, Elliot afferma di riferirsi al potere dell’arte che riesce ad imporsi su minacce come le guerre, la fame nel mondo ed il riscaldamento globale. Sebbene l’arte non è in grado di sconfiggere tali piaghe, in un certo qual modo può servire a convogliare e sensibilizzare l’opinione pubblica su certe scottanti tematiche. David Elliot ha inoltre dichiarato di aver sviluppato il tema centrale della Biennale prendendo spunto dalla figura carismatica di Harry Everett Smith (1923–91), film maker sperimentale, antropologo e musicologo americano a cui la grande manifestazione dedicherà un programma di concerti, performances ed eventi di vario genere. Tra le varie star del contemporaneo invitate alla manifestazione tutti gli occhi saranno puntati su Shaun Gladwell giovane talento casalingo che ha già avuto modo di raccogliere i favori di pubblico e critica alla scorsa Biennale di Venezia con la sua serie di video intitolata MADDESTMAXIMVS che si riallacciavano con una punta di ironia e molta poesia al cult cinematografico nazionale Mad Max.

Gladwell è da poco tornato da un’esperienza alquanto avventurosa quanto formativa, l’artista ha infatti passato diverso tempo in Afghanistan come artista di guerra ed ora si prepara a passare i prossimi mesi in studio per metabolizzare quanto visto e produrre il suo nuovo ciclo di opere. Gladwell ha inoltre girato molto materiale video e scattato numerose fotografie durante le sue tre settimane passate nella provincia di Oruzgan dove ha vissuto fianco a fianco con le truppe Australiane. Vedremo quali nuove opere sarà in grado di creare questo astro nascente dell’arte contemporanea.

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