Il ritorno a casa di Chiara Mu

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Chiara Mu è un’artista romana, da anni residente a Londra; diplomatasi all’Accademia di Belle Arti di Roma, ha conseguito il Master in Arti Visive presso il Chelsea College of Art and Design di Londra. Lavora soprattutto sull’installazione e la performance, sempre strettamente legata al contesto, di cui sviluppa le caratteristiche, molto spesso sovvertendole, sia dal punto di vista fisico, che concettuale.

Il 4 marzo 2010 presenta presso gli spazi non convenzionali del Condotto C di Roma, un lavoro installativo che prende le mosse, così come il Condotto C stesso, dall’omonimo racconto di Asimov. Il lavoro sarà visibile solo per una, due persone alla volta che dovranno attraversare ed esperire l’intervento di Chiara Mu impreparati e curiosi: un’installazione che si impossesserà “tematicamente” dello spazio del condotto C, dalle 18 alle 23, mentre la luce si appresta a svanire. L’intervento di Chiara Mu, difatti, sviluppa un tema e, al contempo, si interroga su che cosa significa che un tema o un discorso “abiti” uno spazio.  L’argomento del discutere Chiara Mu lo prende dallo statuto del condotto stesso, che parla di un luogo dell’arte visto come ritorno a casa, luogo in cui gli umani si rifugiarono (nel racconto di Asimov) per sfuggire agli alieni e per impadronirsi di nuovo dell’astronave (forse per noi interpretata da Roma).

Il concetto di ritorno a casa, per la verità molto vasto è solo in apparenza intimo e soggettivo: paradossalmente viene da raccontare che il ritorno a casa non esiste, “casa non è più quella di una volta” veniva ammonita Dorothy, nel mago di Oz; e gli astronauti conoscono solo quello che hanno lasciato, non quello che troveranno.
Tuttavia un tema abita uno spazio solo impadronendosi di questo, sviluppando o negando le sue caratteristiche, lavorando sulla percezione intesa come esperimento; esperimento come tentativo, ma soprattutto da esperire, vivere.

Se il Condotto C dunque, come tema, voleva essere quasi parodia delle astronavi di Asimov, ossia da parà (simile) più odè (canto), e cioè l’imitazione di uno stile, esasperandone le caratteristiche, (ma non necessariamente in chiave burlesca); allora Chiara sovverte i nostri ritmi e lavora fuori dallo stile, su quello che noi, a suo avviso, siamo o potremmo/dovremmo essere.
Lei stessa scrive: “Conosci la nostalgia di casa? Ecco, Condotto come via del ritorno, tornare indietro, camminare all’indietro, backwards, crescere al contrario, tornare nell’utero. succhiare, calore del tatto, calore della luce piccola, laggiù in fondo. Attraversare nel buio ed andare a casa.”

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