La galleria continua presenta un interessante evento dal titolo Quattro mostre, ciclo espositivo con opere di Daniel Buren, Loris Cecchini, Kader Attia e Hans Op de Beeck che sarà aperto al pubblico dal 6 giungo 2010, fino al prossimo 4 settembre 2010.
Daniel Buren torna ad esporre negli spazi di Galleria Continua di San Gimignano con Circa il ritorno di una svolta Iscrizioni, lavoro situato, versione IV, giugno 2010. Artista di fama internazionale, Buren e’ uno dei maggiori esponenti delle neo-avanguardie artistiche della fine degli anni sessanta e degli anni settanta. Valendosi di uno “strumento visivo” invariabile – l’alternanza di strisce verticali bianche/colorate di 8,7 cm – l’artista indaga da oltre 40 anni i rapporti fra l’opera d’arte, il luogo in cui prende corpo e lo spettatore. L’azzeramento dei modi tradizionali del fare arte, la scelta del definitivo abbandono della figurazione in favore di un’arte astratta, l’elemento concettuale sono aspetti predominanti dell’arte di Daniel Buren.
Dopo Dotsandloops, l’ampia rassegna antologica presentata in Italia dal Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato e, in Francia, dal MAM Muse’e d’Art Moderne di Saint-Étienne, Loris Cecchini torna ad esporre negli spazi di Galleria Continua di San Gimignano con Solidsky, una mostra personale espressione di progettualità inedite, nuovi cicli di opere dove elementi eterogenei si alternano in una poetica del disegno, della materia fisica e virtuale.
Solidsky (letteralmente Solid solido, Sky cielo) si offre come suggestione poetica lasciando aperta a un’interpretazione multipla l’insieme di immagini di cui attiva la memoria. Di cielo solido si parla nell’Antico Testamento, una cupola ruotante poggiante su pilastri che accoglie sole, luna e stelle. Per le nuove generazioni Solidsky e’ sperimentazione elettronica musicale, per Loris Cecchini e’ anche la marca di uno dei materiali con cui lavora. Il significa di Solidsky non va cercato tanto nelle strette griglie della stratificazione semantica, quanto piuttosto, nell’interpretazione di molteplici forme di visualizzazione, dove la costruzione di diversi livelli di realtà genera morfologie fluttuanti, sospese nella dimensione solida ed evanescente del linguaggio artistico di Cecchini.
Internazionalmente considerato come uno dei giovani artisti piu’ significativi del panorama contemporaneo, Kader Attia ha già esposto in importanti istituzioni in Spagna, Germania, Israele, Svezia, America, Inghilterra e, in Francia al Palais de Tokyo e al Muse’e d’art contemporain de Lyon.
Attia si interessa da sempre alle dinamiche che regolano i rapporti tra est e ovest del mondo, ai conflitti di identità che nascono da una società multietnica e globlalizzata. Partendo dalla pluralità della sua formazione culturale, Kader Attia affronta il complesso rapporto tra Europa e immigrazione analizzando una serie di problematiche storiche e contemporanee: a partire dalla politica coloniale francese, fino al confronto tra la cultura nord africana -sradicata dal suo contesto d’origine- e la seducente cultura del consumo professata dall’occidente. Perfettamente incastonato in questa dualità, il suo lavoro riflette il disagio e il fallimento della mancata integrazione. Kader Attia rivendica la differenza come valore. Utilizzando media diversi –dalla fotografia, al video, alla installazione spesso resa con un linguaggio simbolico ed un’estetica minimale- l’artista indaga sul concetto di diversità, sia questa culturale o religiosa, sessuale o socio-politica. Le sue opere esplorano le tensioni, i traumi, le paure insite nella nostra società.
La nuova mostra personale dell’artista multidisciplinare belga Hans Op de Beeck si compone di una serie di nuove sculture e di un’opera video. Still Lifes e’ un nuovo ciclo di opere costituito da sculture in forma di tavolo sulla cui superficie sono appoggiati oggetti diversi riuniti in modo associativo. Sculture a grandezza naturale che riproducono oggetti di uso quotidiano come un frutto, una bottiglia, un libro, una tazza di caffe’, un pacchetto di sigarette o ancora un tris di dadi, sono combinati con oggetti in scala ridotta, mobili o modellini di forme architettoniche fittizie. Il piano del tavolo e’ usato come un piccolo palcoscenico, una piattaforma sulla quale l’artista dà vita a mondi minuti, silenziosi e intimi.
Il video Staging Silence (2009) si basa su archetipi astratti che indugiano nella memoria di Hans Op de Beeck come comune denominatore dei tanti luoghi pubblici simili che l’artista ha sperimentato. Le immagini video sono ridicole e serie al tempo stesso, proprio come l’eclettico insieme di immagini che anima la nostra mente. La decisione di realizzare il film in bianco e nero esalta questa ambiguità: la natura spontanea del video richiama alla mente l’eredità della commedia grottesca ma anche la suspense insidiosa e il deragliamento latente del genere noir.