Il 20 luglio, verrà inaugurata la prima personale italiana di Hans Haacke, presso lo Spazio Culturale Antonio Ratti in Largo Spallino, 1 a Como. Per l’occasione Haacke presenterà un’opera installativa site specific all’interno della ex-Chiesa. La mostra, ad ingresso libero, sarà visitabile fino al 5 settembre 2010, da martedì a domenica, dalle 16.00 alle 20.00. Le pubblicazioni che documentano le attività dello CSAV e i progetti di Hans Haacke saranno presentate nel mese di novembre in occasione della mostra di fine corso, che si terrà a Milano presso gli spazi del DOCVA e della Fabbrica del Vapore.
Hans Haacke è nato in Germania nel 1936 e vive a New York dal 1965. Dal 1967 al 2002 ha insegnato alla Cooper Union. Nel corso degli ultimi quarant’anni si è occupato della relazione tra arte, potere, mercato, affrontando temi legati alla libertà di espressione e alle responsabilità civili in una società democratica. Dopo i primi lavori dedicati alla rappresentazione di processi fisici e organici, lo sguardo di Haacke si è progressivamente spostato sul contesto socio-politico in cui l’arte viene esposta e commercializzata. Una sua personale al Guggenheim Museum nel 1971 è stata annullata in seguito a un sondaggio rivolto ai visitatori e per due opere che prendevano di mira gli imperi immobiliari di New York. Haacke ha esposto in mostre personali alla Tate Gallery di Londra, al New Museum of Contemporary Art di New York, al Centre Georges Pompidou di Parigi, alla Serpentine Gallery di Londra, alle Deichtorhallen di Hamburg e alla Akademie der Kunste di Berlino.
Il suo lavoro è stato incluso in quattro edizioni di Documenta e in numerose biennali nel mondo, più recentemente alla Biennale di Gwangju, nel 2008. Dopo un acceso dibattito nazionale, nel 2000 è stata inaugurata una sua installazione permanente all’interno del Reichstag, sede del Parlamento tedesco. Nel 1993 Haacke ha condiviso con Nam June Paik il Leone d’Oro per il miglior padiglione della Biennale di Venezia. “Free Exchange”, una conversazione tra l’artista e Pierre Bourdieu è stata pubblicata nel 1995 (Stanford University Press) e quindi tradotta in otto lingue.