Transience alla Z2o di Roma

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La Z2O Galleria|Sara Zanin di Roma inaugura il 16 settembre la mostra collettiva Transience di Alberto Di Cesare, Olimpia Ferrari, Michael S. Lee, Ieva Mediodia, Annu Palakunnathu Matthew e Glen Sacks.

Transience presenta diversi modi di rapportarsi alla temporalità attraverso la memoria di ciò che è stato ed è nell’oggi, accomunati dall’implicito desiderio di mettere in prospettiva il domani per prefigurarlo, o soltanto esorcizzarlo. Anche se i singoli ricordi, i sogni e la memoria – come ci insegna Henri Bergson – non parlano soltanto di ciò che è stato o ciò che è, ma attraversano una dimensione avvolta in sé stessa, dove il passato ed il presente si incontrano e si scontrano, interrogando l’avvenire.

Le fotografie di Alberto Di Cesare vengono spogliate di ogni apparato sentimentale ed emotivo, nella loro neutralità mostrano il ciclo delle cose e ci ammoniscono come un memento mori riguardo la transitorietà dell’esistenza; il concetto di tempo è qui preso in esame non sotto il profilo dello sviluppo storico, bensì sotto quello instabile del passaggio, dello scorrere incessante, fragile e inconsistente.

Michael S. Lee presenta un intervento site specific dove elementi minimi, frammenti di memoria personale, si auto-generano dando forma a delle “città invisibili”. Una scrittura automatica di spazi fisici e mentali dove il passato ed il presente si intrecciano senza interruzione con il possibile e l’immaginario.

I lavori di Ieva Mediodia sono rappresentazioni virtuali in cui la realtà e il sogno vengono fusi all’interno di forme circolari, delle mappe dell’immaginario sospese in una perenne condizione di transitorietà tra passato e presente.

Annu Palakunnathu Matthew, presentata dalla curatrice Maria Teresa Capacchione, con il suo progetto a cavallo tra analogico e digitale esplora il tempo (passato, presente e futuro) e la trama che esso ordisce nelle culture. L’animazione finale è frutto della sovrapposizione di immagini di archivio e di fotografie recenti di tre o più generazioni di donne indiane che magicamente fluiscono l’una dentro l’altra. Queste animazioni portano il tempo avanti ed indietro, consentendo allo spettatore di vedere simultaneamente il passato ed il futuro e l’invecchiamento dei personaggi.

Infine i memoriali raccolti e catalogati da Glen Sacks che dal 5 al 21 ottobre 2010 prenderà parte anche alla collettiva Brutti ma buoni, a cura di Shara Wasserman, presso la Temple University Rome – non parlano soltanto di morte e ricordo, ma interrogano anche l’aspetto architettonico ed antropologico dello spazio urbano, proiettando uno sguardo verso le imprevedibili e spontanee evoluzioni del tessuto urbano, in perenne transito.

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