Una galleria a Londra dedica una mostra a Hipstamatic, la Toy Camera digitale

di Redazione 1

Prima c’erano la Holga, la Diana e tante altre piccole Toy Cameras che facevano un mucchio di immagini dal gusto vintage e che tanto ricordavano le immagini rubate nelle gite in famiglia o ai compleanni dei nostri cari negli anni ’70.  Oggi la rivoluzione del digitale sembra aver seppellito le varie Polaroid e compagnia cantante ed il tracollo della pellicola con i suoi costi improponibili non è stato certo un aiuto all’intera situazione. La malinconia di quelle immagini è però un dolce ricordo e quei colori irreali sono ancor oggi amati da centinaia di migliaia di persone, molti li preferiscono ai normali colori prodotti dalle macchine digitali forse perché il digitale spesso mostra la realtà cosi com’era al tempo dello scatto e  non come ci piacerebbe ricordarla.

Ebbene per qualche assurdo ma piacevole scherzo del destino le Toy Camera sono tornate in auge negli ultimi mesi grazie ad un App per iPhone, ed altre devices prodotte dalla Apple, che prende il nome di Hipstamatic. Questa fedele replica di una Toy Camera permette all’utente di cambiare obiettivi, flash e pellicole, tutto in maniera virtuale e di produrre in seguito delle fantastiche foto-vecchio-stile sempre diverse che possono essere stampate con ottimi risultati. Il tutto per pochi spiccioli contro il prezzo delle più sofisticate macchine fotografiche del momento o contro le tonnellate di Toy Cameras che avevate intenzione di comprare. A fronte di questo successo di vendite e soprattutto degli straordinari risultati della toy camera virtuale la Orange Dot Gallery di Londra ha lanciato una mostra dal titolo An exhibition for Hipstamatics (in visione fino al 13 febbraio) con 157 stampe di foto scattate con la simpatica app.

La galleria ha selezionato le opere dal blog http://www.hipstamatics.com/ dove sono presenti centinaia di foto davvero entusiasmanti. C’è da dire che l’Hipstamatic aveva già avuto la sua consacrazione nel 2010 quando Damon Winter pubblicò sul New York Times alcuni meravigliosi scatti di guerra prodotti con l’app. In quel frangente molti pensarono a chissà quale diabolica e costosa macchina usata per scattare le foto ed invece Winter ha dimostrato che le immagini contano più delle macchine.

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