Seconda parte di “Invito al viaggio” al Museo Pecci di Milano

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Dal 17 febbraio 2011 il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato presenta la seconda parte del progetto INVITO AL VIAGGIO | PROPOSTE DALLA COLLEZIONE DEL MUSEO ospitato nello spazio milanese del Museo in Ripa di Porta Ticinese.

Le opere di Loris Cecchini, Enzo Cucchi, Remo Salvadori e Gilberto Zorio – artisti a cui in passato il museo pratese ha dedicato ampie mostre personali – si inseriscono all’interno del percorso espositivo tracciato nella prima parte del progetto e si affiancano agli “ambienti” di Pinot Gallizio, Fabio Mauri, Mario Merz e Superstudio, aggiornando e integrando la collezione in vista dell’esposizione permanente delle opere nella sede museale di Prato, il cui ampliamento è attualmente in corso di realizzazione e sarà ultimato nel 2012.
Il percorso espositivo si struttura come un vero e proprio INVITO AL VIAGGIO, concepito sia come tema comune alle opere selezionate sia come metafora dello spostamento spaziale e temporale del museo, ovvero della sua proposta per un’esplorazione fisica e mentale da parte del pubblico che è invitato a esplorare la Caverna dell’antimateria (1959) di Pinot Gallizio, atterrare sulla Luna (1968) di Fabio Mauri, farsi avvolgere dalla Spirale (1990) di Mario Merz o proiettarsi nella Supersuperficie (1971-72) di Superstudio.

Da febbraio 2011 il percorso proposto si arricchisce ulteriormente – con la proliferazione immaginifica di Steelorbitalcocoons (2009) di Loris Cecchini, il bassorilievo emblematico Senza titolo. Montagna (1989) di Enzo Cucchi, l’anello cosmico Continuo infinito presente (1997) di Remo Salvadori e l’alchemica Canoa (1984) di Gilberto Zorio – andando a delineare un’inedita panoramica dell’arte italiana degli ultimi cinquant’anni con particolare riferimento al tema letterale e simbolico del viaggio.

In tal modo la sede distaccata del Museo Pecci Milano si propone come un ALTRO SPAZIO, indicato letteralmente e fisicamente dall’installazione al neon di Massimo Uberti collocata in situ su una parete del cortile d’ingresso all’edificio di archeologia industriale: uno spazio ideale, al tempo stesso occupato concretamente dall’arte, un luogo metafisico e insieme rivelatorio, che “invita” ad andare e a pensare.

Immagine: Loris Cecchini, Steelorbitalcocoons (Eden’s model, free cells on unit time), 2009, moduli in acciaio saldati, 200x250x90 cm. Foto Carlo Fei

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