Massimo Minini. Una storia contemporanea

di Redazione Commenta

CONTEMPORANEA è il nome dello spazio d’arte, in corsetto sant’Agata 22 al piano interrato della loggia delle mercanzie, a Brescia. CONTEMPORANEA potrebbe essere un femminile oppure un plurale latino. CONTEMPORANEA è comunque l’arte che qui viene regolarmente esposta, in uno spazio privato che supplisce alla mancanza di un luogo pubblico a Brescia deputato alla contemporaneità. CONTEMPORANEA non è una galleria, ma ha la pretesa di essere un – seppur piccolo – museo che porge al pubblico bresciano esempi della ricerca sulle arti dell’oggi.

Il 19 febbraio presenteranno Massimo Minini. Una storia contemporanea (da un’idea di Ken Demy) con opere che negli ultimi 37 anni sono passate nella galleria di Massimo Minini. Aperta a Brescia con nome BANCO, in via Antiche Mura 1 nel 1973, in uno spazio offerto da Enrico Pedrotti, allora ultima nata tra le tante gallerie presenti in città, oggi la galleria Minini si trova ad esserne la decana tra le sue nuove colleghe, in una città come Brescia che ha sempre avuto un occhio attento per la contemporaneità da parte dei privati e poca attenzione da parte delle varie amministrazioni succedutesi alla guida della città: un tratto comune e trasversale d’indifferenza che ha unito idealmente destra, centro e sinistra.
In questo panorama l’attività svolta da Massimo Minini e dalla sua galleria è stata importante, e lo è ancora, per portare da un lato il nome di Brescia nel mondo e per portare, dall’altro lato, il mondo a Brescia. Parliamo del mondo dell’Arte che Minini ha fatto apparire nei suoi quattro spazi di via Antiche Mura (1973/74), via Agostino Gallo (1974/75), via Fratelli Bandiera (1975/78) e poi via Apollonio dal 1979, dove tutt’ora risiede in una sede da poco ampliata, di circa 700 mq.
Un grande spazio dove oltre alle mostre è consultabile un enorme archivio di libri, dove studenti approdano per le loro tesi e ricerche, dove si tengono incontri e dibattiti, dove la sala maggiore viene spesso prestata per incontri d’arte e architettura. In questa ottica la galleria Minini si è posta fin da subito come un luogo aperto alle ultime ricerche; uno spazio neutro e non una galleria di tendenza, aperto a pittura, scultura, installazioni, video e fotografia.

Di qui sono passati molti mostri sacri dell’arte internazionale di questi ultimi quarant’anni: da Boetti a Fabro, da LeWitt a Cattelan, da Beecroft ad Accardi, da Paolini a Dan Graham, da Kapoor a Sottsass. Tutti sono venuti a Brescia più volte a discutere, preparare, installare i propri lavori. Caratteristica della galleria Minini è quella di lavorare in diretta con gli artisti, non solo esponendone le opere. La pubblicazione di libri e cataloghi è parte integrante di questa passione; la costruzione di un enorme archivio di libri e documenti è un’attività collaterale necessaria a sostenere e fondare l’immagine di uno spazio operativo e culturale che ha l’ambizione di andare oltre il mercato.

La mostra qui annunciata propone opere passate in galleria in questi lunghi anni e qui in parte richiamate per illustrare un percorso iniziato con l’Arte Povera (Giulio Paolini, Alighiero Boetti, Luciano Fabro, Giorgio Griffa, Salvo…), con l’arte Concettuale (Ian Wilson, Dan Graham, Hamish Fulton, Robert Barry, Victor Burgin), con l’Arte Minimal (Sol LeWitt,) e con giovani Italiani (Alberto Garutti, Michele Zaza, Francesco Clemente). Percorso proseguito aggiungendo man mano giovani che diventeranno importanti come Maurizio Cattelan, Anish Kapoor, Vanessa Beecroft, Nedko Solakov. Infine è arrivata la Fotografia sia con la collezione di UAI (di cui una piccola parte è qui visibile) sia con le personali di Ettore Sottsass, Luigi Ghirri, Gabriele Basilico, Elisabetta Catalano, Paolo Mussat Sartor, Mario Cresci, Mario Dondero, Paul Thorel, Franco Piavoli…

Un panorama complesso che lo spazio di CONTEMPORANEA mostra per sommi capi, come ad indicare che uno spazio cittadino maggiore potrebbe ospitare uno spaccato della storia recente dell’arte d’Europa e d’America passate a volte in punta di piedi nella nostra città, senza chiedere contributi e nemmeno permesso.

Foto: Massimo MInini e Nan Goldin, 1997

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