Talks e dibattiti: l’arte di parlare a vanvera

di Redazione Commenta

Convegni, tavole rotonde, talks, dibattiti, forum e chi più ne ha più ne metta. Il mondo dell’arte contemporanea del tricolore è un florilegio di discussioni circa l’andamento del mercato, i metodi per fare sistema ed il miglior modo per supportare i giovani artisti. Queste interminabili e noiose oratorie spuntano come funghi all’interno di fiere, festival ed altre manifestazioni e solitamente sono presenziate da illustri curatori ed altri addetti del settore. Tutti sono pronti a dire la loro ed ognuno sembra esser in possesso del giusto antidoto per guarire il mercato o della formula esatta per far esplodere i talenti emergenti.

Il guaio è che nel nostro paese si parla troppo e si agisce troppo poco, queste manifestazioni si tramutano infatti in estenuanti tribune politiche o processi del lunedì che lasciano le cose invariate. Gli oratori però se ne tornano a casa gonfi d’orgoglio per aver aggiunto infrastrutture verbali ad una montagna di parole inutili, una montagna che non riesce a partorire nemmeno un topolino. Del resto a noi il dibattito da cineforum è sempre piaciuto e potremmo senza ombra di dubbio affermare che organizzare un meeting senza senso è una vera e propria arte, una performance insomma. I dibattiti nazionalpopolari solitamente si riconoscono subito, essi infatti hanno le seguenti caratteristiche in comune:

Hanno un tema preciso che viene poi sistematicamente glissato o comunque depistato da centinaia di interventi fuori argomento.

Sono messi in piedi senza prima effettuare veri e propri studi di settore, ognuno dice la sua a seconda delle sensazioni personali.

Se vertono su temi importanti come il fundraising evitano sempre di giungere ad una conclusione, proponendo scenari incerti o surreali.

Tra gli invitati ci sono sempre dei personaggi fissi: un direttore di museo, un curatore,un assessore ed un artista, un poco come nelle barzellette o nella commedia dell’arte.

Lanciano slogan populisti del tipo: “bisogna fare sistema”, “bisogna istituire una mappatura dei collezionisti italiani”, “invitiamo i privati a sostenere l’arte”, “andrebbe studiata un’attenta indagine sul territorio”.

Iniziano in ritardo e finiscono per esaurimento nervoso dei partecipanti.

Insomma siete stati avvertiti, se nella vostra città è stata organizzata una tavola rotonda di questo genere e volete per forza presenziare, munitevi di molta pazienza e di un lettore mp3, almeno ascolterete della buona musica mentre gli altri straparlano.

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