Cosa ci trattiene dall’instaurare un dialogo tra poli museali e strutture private?
istituzioni
Talks e dibattiti: l’arte di parlare a vanvera
Convegni, tavole rotonde, talks, dibattiti, forum e chi più ne ha più ne metta. Il mondo dell’arte contemporanea del tricolore è un florilegio di discussioni circa l’andamento del mercato, i metodi per fare sistema ed il miglior modo per supportare i giovani artisti. Queste interminabili e noiose oratorie spuntano come funghi all’interno di fiere, festival ed altre manifestazioni e solitamente sono presenziate da illustri curatori ed altri addetti del settore. Tutti sono pronti a dire la loro ed ognuno sembra esser in possesso del giusto antidoto per guarire il mercato o della formula esatta per far esplodere i talenti emergenti.
Il guaio è che nel nostro paese si parla troppo e si agisce troppo poco, queste manifestazioni si tramutano infatti in estenuanti tribune politiche o processi del lunedì che lasciano le cose invariate. Gli oratori però se ne tornano a casa gonfi d’orgoglio per aver aggiunto infrastrutture verbali ad una montagna di parole inutili, una montagna che non riesce a partorire nemmeno un topolino. Del resto a noi il dibattito da cineforum è sempre piaciuto e potremmo senza ombra di dubbio affermare che organizzare un meeting senza senso è una vera e propria arte, una performance insomma.
30 buoni motivi per amare l’arte contemporanea made in Italy
Commenti nei blogs, articoli sui giornali, chiacchiere tra addetti ai lavori. Tutti contro l’arte contemporanea italiana, tutti pronti a ribadire la lentezza e la vetusta natura del nostro sistema. Eppure amici miei, esistono universi tutti italiani che ci fanno venir voglia amare l’intera manifestazione creativa nazionale. Parliamo di eventi, artisti, istituzioni e quanto altro che persino all’estero ci invidiano e non hanno nulla da invidiare alla più blasonate superpotenze dell’arte. Non ci credete? Ecco 30 buoni motivi per essere fieri della scena dell’arte contemporanea italiana:
1 Le sperimentazioni sonore di Luigi Russolo e quelle di Giacinto Scelsi.
2 Marinetti, Boccioni ed il Futurismo.
3 I tagli di Fontana e i decollage di Rotella
4 La verifica incerta di Grifi e Baruchello
5 L’Art to Abandon di Franco Mazzucchelli
6 La Transavanguardia (costruita o non) di Bonito Oliva che conquista gli U.S.A.
7 Mario Schifano e tutta la Scuola di Piazza del Popolo
8 L’arte emergente che lotta contro tutto e tutti
I soldi del museo? Se li prende l’iPhone
Leggevo ieri un’intervista di Exibart ad Achille Bonito Oliva sullo spauracchio dei tagli alla cultura. Mi sembra che il celebre e stimato curatore e critico d’arte abbia ben fotografato le cause e gli effetti di questa terribile situazione-Italia, ma (prendendo in esame solo le istituzioni museali ed affini) quali potrebbero essere le soluzioni a questo problema? Come portare soldi alle casse dello stato ed al contempo evitare lo sfacelo totale delle istituzioni museali e culturali in genere? Difficile a dirsi. Il governo inglese ad esempio, tramite il ministro della cultura Jeremy Hunt, sta tentando di incoraggiare i ricchi del paese a finanziare le operazioni culturali dell’intera nazione.
Fino ad ora sono stati raccolti circa 120 milioni di dollari che potrebbero servire a finanziare tante iniziative o comunque a sorreggere ciò che esiste già. Il privato dunque rimane un’importante carta da giocare per non far andare tutto in rovina. Musei e monumenti gestiti dai privati, questa potrebbe essere una buona soluzione ma è ovvio che lo stato dovrebbe comunque vigilare su tutto.
Anche la Whitney Biennial pensa al mercato per la sua edizione del 2012
Dopo che i conflitti d’interesse della stagione 2009 del New Museum di New York hanno irritato non pochi addetti del settore e semplici appassionati e dopo che il board del MOCA di Los Angeles ha scelto come direttore un astuto dealer come Jeffrey Deitch piuttosto che un curatore d’arte contemporanea, ci ha pensato il Whitney Museum a confermare questo trend tutto americano il quale sta trascinando l’arte verso il mercato puro. La celebre istituzione ha infatti scelto i suoi due curatori per la Whitney Biennial del 2012, fermo restando che il lavoro svolto quest’anno da Francesco Bonami è stato semplicemente perfetto.
Ebbene per la prossima Biennale è stata chiamata Elisabeth Sussman e fin quì tutto bene, poiché parliamo di un curatore di grande professionalità e vasta esperienza che svolgerà senz’altro un ottimo lavoro. Elisabeth Sussman ha inoltre già curato una Whitney Biennial, quella del 1993 ad esser precisi, quella volta però il suo lavoro fu duramente criticato, ma tutto questo fa parte del mestiere.
Di sola arte non si vive
Ci si chiede spesso quale sarà il futuro dell’arte contemporanea nostrana e spesso la sorte ed il fato vengono associati alla possibilità di finanziamenti pubblici e privati, ad aiuti economici per artisti ed altri operatori del settore e così via. Molti musei si lamentano di disporre di pochi fondi per organizzazione e promozione di mostre ed eventi, le gallerie sono sempre in cerca di nuovi collezionisti mentre cresce il livore per le vendite in ristagno, gli artisti non si sentono adeguatamente supportati e vorebbero vendere di più ed i curatori difendono disperatamente il loro territorio, tentando di allargare il bacino dei propri contatti e sbarcare il lunario.
In sintesi questa è la situazione del pianeta arte italiano, il futuro viene giustamente valutato in base a questioni economiche, le stesse che hanno in qualche modo segnato il tramonto delle ideologie politiche. Noi ovviamente non siamo dei sognatori, non staremo qui a dirvi che l’arte non ha bisogno del vile denaro anche perché senza vendite, committenze e sovvenzioni non ci sarebbe arte ma è indubbio che la misura è oramai colma ed in tutto questo discorso money oriented si rischia di perdere di vista la creatività in senso stretto, l’amore per le manifestazioni estetiche e concettuali.
Luigi Ontani, immagine guida della quinta edizione della Giornata del Contemporaneo
L’iniziativa, in programma oggi 3 ottobre, vedrà i musei di AMACI e oltre 800 luoghi dell’arte contemporanea aprire gratuitamente al pubblico i loro spazi, per un’iniziativa unica nello scenario internazionale.
È Luigi Ontani l’artista scelto da AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani, per creare l’immagine guida della quinta edizione della Giornata del Contemporaneo, il grande evento promosso dall’Associazione e dedicato all’arte del nostro tempo e al suo pubblico. Ingadgiato è il titolo dell’opera realizzata appositamente per la manifestazione: un autoritratto fotografico in cui Ontani, con il suo tipico linguaggio eclettico e dissacrante, si rappresenta intrappolato in una rete da pesca da cui pendono gadget e materiali promozionali dei musei dell’Associazione.