Round the Clock, una mostra che pone in dialogo arte ed ecosistemi sostenibili

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Mercoledì 1 giugno presso lo Spazio Thetis, Arsenale Novissimo di Venezia si inaugura la mostra Round the Clock evento collaterale della 54° Esposizione Internazionale d’Arte Biennale di Venezia a cura di Martina Cavallarin che vede coinvolti gli artisti: Francesco Bocchini – Ulrich Egger – Eva Jospin – Chiara Lecca – Serafino Maiorano – Gianni Moretti – Maria Elisabetta Novello – Svetlana Ostapovici – David Rickard – Antonio Riello – Matteo Sanna – Wilhelm Scheruebl – Silvia Vendramel – Devis Venturelli – Peter Welz. Round the Clock è un progetto che parte da due necessità complementari e intersecanti ovvero l’estensione incessante, ossessiva e sempre aperta a domande e dubbi dell’arte contemporanea e il bisogno di abitare e convivere con un nuovo umanesimo costituito da una maggiore sensibilità verso i luoghi che abitiamo e un rispetto da recuperare verso le risorse e le energie del pianeta.

Round the Clock è un progetto che pone in dialogo arte ed ecosistemi sostenibili attraverso un’esposizione corale realizzata da artisti internazionali che, mediante la forza energetica ed indagatrice delle loro opere, allaccino percorsi e attraversino tentativi. L’esposizione artistica nella sua esplicazione attuale ha un andamento circolare che comprende titolo, opera, linguaggio, impatto visivo. In questi termini imballaggi, assemblaggi e riutilizzo sono parte del processo indagato dall’artista dal punto di vista intellettuale come base per una riflessione organica e progressiva. Tale convergenza avviene mediante l’analisi di un percorso che si basa su un’idea forte realizzata impiegando strumenti poveri. L’opera è la parte finale di uno svolgimento complesso narrato dalla suggestione di oggetti silenziosi quanto energetici, potenti e sottili, estesi dall’amplificazione straniante del “pensiero dolce” ovvero un lavoro intellettuale e concettuale espresso con mezzi modesti: carta, cartone, cenere, plastica, plexiglass, ferro, pietra, acciaio, vetro, acqua, tessuto, terra, luce. I media adoperati passano dalla fotografia all’installazione, dal video alla performance, dalla scultura, alla colonna, al totem per un’esposizione che si addentri nell’emergenza di una vivibilità migliore sfuggendo però alle più ordinarie metodologie espositive con una coralità complessa, pensata, contemporanea, straniante e visivamente altrettanto efficace. Le “24 ore su 24” di Round the Clock respirano in una mappatura completa e rappresentativa essendo i singoli lavori una macchina biologica compressa in un respiro unico, recuperati attraverso una teoria di passaggi legati indissolubilmente gli uni agli altri nel segno della resistenza di un’arte che spinge verso la condizione esistenziale del reale riuscendo a far sentire in questo modo l’effetto e la totalità del tutto.

L’arte contemporanea tiene sempre aperto un interrogativo – quello che riguarda l’uomo, la sua esistenza, le sue reticenze – e certamente oggi il rapporto con il territorio, la terra, il futuro del pianeta e la sua vivibilità sono contenuti in essa e intrinsecamente le appartengono. A volte l’arte stessa può contribuire ad alleviare la modernità dai pesi che si è imposta come bellezza, identità, verità e significato. Occorre ripudiare le convenzioni e scandagliare per frammenti il binomio mondo-realtà. Il lavoro dell’artista in Round the Clock è quello di indagare quindi la dimensione del sociale, i problemi dell’eco-sostenibilità, delle bio-diversità e tale atteggiamento non può avere la vocazione del patteggiamento e pareggiamento tra ideologia e verità, ma mediante un’immersione riflessiva deve ambire a raggiungere le discrepanze tra i comportamenti e dare voce a grida soffocate. E’ necessario intensificare il movimento e incrementare l’energia con un’opera che vive dei rapporti tra artista e spettatore attraverso un luogo d’accoglienza finalizzato all’affioramento dei significati del mondo.

Se in questo primo scorcio di millennio è proprio l’arte contemporanea che si specchia trasversalmente, spiazzata da interdisciplinarietà e metalinguaggi che fino allo scorso millennio non si ponevano in contatto con il mondo oggettivo, ora la conseguenza è un’oscillazione psicologica che deve rendere più naturale la pratica del presente tramite il raccordo di un idioma e un atteggiamento fortemente aperto nei confronti del vivere civile. Allora la contingente urgenza di Round the Clock propone una nuova sensibilità figurativa e concettuale attraverso un uso di materiali che provengono da un innesto sano, una commistione studiata e intrigante tra naturale e artificiale. Nella necessità di un vivere migliore intenti precisi e gesti energetici germinanti da Round the Clock possono restituire vigore, senso e uno spessore contemporaneo per un’arte più consapevole e più aderente all’esistenza dell’uomo. In una naturale tendenza all’entropia la capacità risiede ora nella rielaborazione dei codici in una chiave di complessità che si rivela in una trasversale consapevolezza per ritrovare bellezza e lentezza in un ambiente complesso di sperimentazioni e proposte.

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