Al New Museum appaiono i fantasmi dell’Ex Unione Sovietica

di Redazione Commenta

Gli Stati Uniti sono da sempre terrorizzati dallo spettro del comunismo. Con la guerra fredda alle spalle da diverso tempo, sussiste comunque un clima disagio quando si parla delle passate tensioni tra U.S.A. ed ex Unione Sovietica. A volte però l’arte può gettare le basi per un avvicinamento tra popoli e culture totalmente diverse, aiutando lo spettatore a comprendere comportamenti ed idee che prima sembravano incredibilmente lontane.

Questo lodevole obiettivo di sensibilizzare il pubblico mediante l’arte è stato recentemente raggiunto da una mostra organizzata dal New Museum di New York con la mostra Ostalgia attualmente in visione fino al prossimo 25 settembre 2011. Si tratta di un progetto decisamente ambizioso che ha impegnato la maggior parte degli spazi del museo con opere multidisciplinari dalla fotografia, alla scultura, passando per la pittura e l’installazione. Soggetto della mostra è ovviamente la nostalgia per la cosiddetta cortina di ferro, per un ideologia sovietica che di fatto non cessa di affascinare anche nuove generazioni artistiche. Molti gli esempi di artisti internazionali che nel corso della loro carriera hanno avuto a che fare con tematiche affini al comunismo sovietico. In mostra è infatti possibile ammirare ottimi esempi di video arte prodotta da Sanja Ivekovic o Tacita Dean, dove i fantasmi dei regimi passati si gettano direttamente nel presente, con potenza inalterata. Gli ideali al collasso proposti da Lenin, riappaiono invece nelle immagini documentaristiche girate da Phil Collins e Vladimir Arkhipov. Ma ci sono anche le pregevoli incursioni pittoriche di Sergy Zarva, un misto tra espressionismo tedesco e realismo sovietico che da vita ad aberranti ritratti.

Per la scultura, impossibile non citare la serie di sculture This is Not A Bomb di David Ter-Oganyan, un insieme di bottiglie di Coca-Cola, latte di olio d’oliva ed altri oggetti, legati assieme da un ammasso di nastro adesivo, come a formare un’improbabile bomba che allo stesso tempo rende oggettiva l’insulsa natura del consumismo.


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