L’identità, lo spazio, lo straniamento e la memoria. Si scivola e nella caduta si trova l’equilibrio nella 16a edizione di Camere. Anche questa volta gli ambienti di RAM radioartemobile di Roma si fanno testimoni di una dimensione del tutto speciale in cui si innestano le opere degli artisti invitati.
Mark Manders presenta Clay Figure with Iron Chair. Una scultura, solo apparentemente d’argilla, si sdraia su una sedia. Il linguaggio di Manders, volto alla creazione di elementi disturbanti e destabilizzanti, suggerisce l’impressione di essere testimoni di un qualcosa di congelato in quel preciso momento. I giornali che coprono la finestra sono una creazione dell’artista (Window with Fake Newspapers, fogli di quotidiani composti da una combinazione non-sense di parole inglesi) non fanno altro che accentuare la volontà di non voler dare nessun riferimento temporale.
Olaf Nicolai in questa mostra propone Camera (After Poussin). Il suo lavoro è da sempre incentrato sui meccanismi del processo artistico ed estetico, coniugando l’arte, la memoria e la ricerca con l’analisi e la rivisitazione di scene di vita quotidiana e la trasformazione dei beni di consumo. Sviluppando una vasta serie di progetti interdisciplinari, difficilmente si riesce a inquadrare la sua produzione in una categoria precisa, ma l’interesse per ciò che l’arte vuole esprimere e il media con cui si vuole farlo è alla base della sua ricerca.
La terza camera dello spazio romano si diffonde di una forte luce gialla proveniente dalla proiezione del video Yellow Film di Rossella Biscotti. Con il lavoro sul recupero della memoria storica, cerca nelle parole di pazienti della fine degli anni ‘80, sotto l’effetto del Pentotal, potente barbiturico, frammenti di un vissuto in via di sparizione. L’artista insegue ciò che è caduto nell’oblio, infiltrandosi nelle crepe. Lo recupera e lo trasforma. Per non dimenticare.
Durante l’inaugurazione che si terrà il 19 settembre la poetessa Marije Langelaar leggerà una selezione di poesie in un dialogo ben chiaro con le opere di Manders: un filo diretto tra un’identità nascosta nella scultura di quest’ultimo e un’identità rivelata nelle paroledi Langelaar. Il testo critico della mostra La Terza Tigre è di Lorenzo Benedetti, Direttore della Stichting Beeldende Kunst Middelburg De Vleeshal di Middelburg (NL).