I tirannosauri della cultura e la sopravvivenza delle loro poltrone

di Redazione Commenta

Il nostro è un paese di baroni e di dinosauri. Già tra massoni, lobby, corporazioni e quanto altro, la nostra “meglio gioventù” è costretta a fuggire all’estero, se vuole combinare qualcosa di buono. Loro invece, i dinosauri ed i baroni intendo, sono sempre lì fermi sulla poltrona a decidere di tutto e tutti. Ma se fossero dinosauri illuminati sarebbe già una fortuna, il guaio è che si tratta di dinosauri stanchi e ciechi che riescono solo a combinare una sequela infinita di danni, per  assicurarsi la propria sopravvivenza. Anche il mondo della cultura è pieno zeppo di tirannosauri da far paura, andiamo a vedere quali sono le quattro specie più pericolose in modo da trovarci preparati ad un loro attacco:

1 Lorenzo Ornaghi – Mitico Ministro per i Beni e Le Attività Culturali nominato dal temutissimo Monti. In pochi mesi è riuscito a dilaniare ciò che è rimasto del nostro amor proprio sfiduciando il MAXXI di Roma e facendoci guadagnare le prime pagine dei magazine di tutto il mondo.

2 Vittorio Vittorione Nazionale© Sgarbi – Sono passati quasi due anni ma grazie alle sue spaventose gesta ancora siamo qui a cercar di lavar via l’onta della vergogna. Padiglione Italia alla Biennale di Venezia da bomba all’Hotel e conseguente figuraccia internazionale. Diteci se esiste un dinosauro più pericoloso di questo.

3 Jas Gawronski – dinosauro più silenzioso degli altri ma non per questo meno letale. “Non ho mai lavorato con l’arte, ma mi ha sempre interessato” dichiara il dinosauro in un’intervista comparsa tempo fa su Flashart all’alba della sua nomina a Presidente della Quadriennale di Roma. Poi un anno di silenzio fino alla cancellazione definitiva dell’evento occorsa un mese fa.

4 Eduardo Cycelin – ex direttore del Madre di Napoli è riuscito ad organizzare uno piscodramma infinito, annunciando licenziamenti di personale e chiusure di museo ad ogni piè sospinto salvo poi abbandonare la nave e lasciare il museo senza opere, già perché dopo l’addio del direttore gente come Kounellis e Koons ha rivoluto le opere indietro. Non sapevamo che esistessero prestiti ad personam e non al museo.

 

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