Lo Spam si trasforma in arte contemporanea

Nel dorato mondo dell’arte contemporanea c’è posto per tutti e chiunque può inventarsi artista da un momento all’altro. Ovviamente bisogna conoscere le persone giuste, altrimenti si rischia di rimanere nell’anonimato in eterno. A riprova di ciò che stiamo affermando basti guardare la subitanea parabola ascensionale di Thierry Guetta (meglio noto al mondo della street art come Mr. Brainwash) che da gregario di suo cugino Invader, di Banksy e di Shepard Fairey ha di punto in bianco catalizzato l’attenzione con la sua prima e gigantesca mostra personale Life is Beautiful a Los Angeles nel 2008.

Certo non è detto che questi miti del momento siano destinati a durare nel tempo ma lasciamo ai posteri l’ardua sentenza. Comunque sia, parlando di inventarsi artisti, oggi anche gli hacker possono essere considerati dei creativi. A sdoganarli ci ha pensato James Howard, classe 1981, che in questi giorni è ospite della mostra Newspeak:British Art Now (in visione fino al prossimo 30 aprile), organizzata da Saatchi, vale a dire colui che l’ha scoperto.

Alla Biennale di Venezia impazza la Vittorione’s List

Flashart l’ha lanciata ed Artribune l’ha (giustamente) parzialmente smentita. Parliamo ovviamente della fantomatica Vittorione’s List, elenco sgangherato che dovrebbe comprendere il meglio della creatività italiana suddivisa per regioni. La lista in questione è stata stilata per concedere ai fortunati vincitori il privilegio di esporre nella Biennale Diffusa, vale a dire nei musei (non si sa bene quali) sparsi per l’Italia.

Inutile dire che la pubblicazione di quei nomi ha scatenato un vero e proprio putiferio nell’artworld dello stivale, provocando le ire degli esclusi. Ma come già anticipato, la lista di cui stiamo parlando non è definitiva, quella pubblicata da Flashart è un elenco di nomi che i collaboratori di Vittorio Sgarbi avevano stilato molto tempo fa, prima delle varie buriane e prima che Sgarbi stesso si dimenticasse sia di Arthemisia (service che si sta occupando di organizzare la Biennale Diffusa) che degli stessi collaboratori.

Se questo è un artista

“Work will make you free”, sarebbe a dire l’equivalente inglese di “Arbeit macht frei” che in italiano si trasforma nell’ormai tristemente celebre “Il Lavoro rende liberi”. Questa scritta, lo sapete di certo, delimitava (ed ancora delimita) l’accesso del lager di Auschwitz. Ecco, proprio nella giornata del 25 aprile a qualche artistucolo non pago di altre operazioni del genere già ampliamente inflazionate nel mondo della creatività, è venuta in mente la malsana idea di installare una scritta simile in tutto e per tutto a quella presente ad Auschwitz, variandola appunto in inglese.

La scritta in questione è apparsa a Roma su di un ponticello che tra la zona pedonale e la ferrovia del quartiere pigneto, definito più volte dalla stampa di settore come art district capitolino per eccellenza. La scritta era inoltre corredata da uno striscione con su scritto “Basta morire uccisi dal lavoro e dall’indifferenza – Comitato no morti lavoro” con quattro stelle a cinque punte. Inutile dire che già a poche ore dalla sua comparsa la scritta ha giustamente sollevato un coro di polemiche provenienti da più parti.

Paolo Baratta, Luca Beatrice, Anita Ekberg ed il nuovo cinema Sgarbi

Alle prese di posizione del Vittorione Nazionale©, escluso dall’ennesima carica pubblica, il presidente della Biennale Paolo Baratta ha risposto con queste parole apparse sul Corriere del Veneto: «Per la mostra che realizza lì ha già chiamato vari intellettuali: è un bellissimo esercizio di analisi dello spaccato storico della società italiana e dei suoi rapporti con l’arte, un luogo dove si discute, si parla e non soltanto si rappresenta. È una bella cosa, per cui, per carità, la faccia!».

Il Giornale pubblica invece un’accorata e profumata lettera d’amore di Luca Beatrice indirizzata al nostro Vittorione: “Caro Vittorio, se è vera la tua intenzione di rinunciare alla curatela del Padiglione Italia alla prossima Biennale di Venezia, ti prego ripensaci(…) Questo potrebbe essere l’ultimo spazio che ci verrà dato prima che ritorni la restaurazione, e con essa quei padiglioni rigidi e frigidi, privi di sensualità e coraggio(…)

Invader arrestato dalla polizia di Los Angeles

E se Jeffrey Deitch ed il suo MOCA fossero una disgrazia per la street art? Ipotesi improbabile ma non impossibile, ma andiamo per gradi. Deitch è un accanito sostenitore (e dealer) della street art ma questo non gli impedisce di compiere uno scellerato atto di censura ai danni del nostro eroe nazionale Blu. In seguito il buon Jeffrey, in parte per riparare al suo strappo, decide di lanciare nel suo MOCA la grande mostra Art In The Streets, accolta da giudizi abbastanza freddi da parte della critica.

Ma i guai non sono finiti:  grazie al grande richiamo della mostra molti street artists locali decidono di creare tags e murales nelle vicinanze del MOCA. Per tutta risposta la polizia losangelina monta su tutte le furie e lancia una grande caccia alle streghe contro ciò che viene etichettato come puro vandalismo. Ecco quindi che la maledizione di Deitch si abbatte contro un altro grande esponente della street art internazionale vale a dire Invader.

Una piattaforma petrolifera si trasforma in città – Pirati informatici contro Ai Weiwei

Il giovane architetto norvgese Sverre Max Stenersen non è certo un tipo di poche ambizioni. Il suo piano è infatti quello di impossessarsi di una vecchia piattaforma petrolifera (chiamata Albuskjell) situata nel Mare del Nord e trainarla fino a Trondheim.

La piattaforma ha iniziato ad estrarre petrolio nell’estate del 1979 e durante le intense stagioni di lavoro è arrivata ad ospitare più di 100 persone. Nel 1998 la piattaforma è andata in pensione e doveva essere definitivamente smantellata nel 2013. Stenersen però ha deciso di dar nuova vita a questo colosso di ferro e cemento che verrà spostato con enormi gru fino al porto di Trondheim dove verrà rimontato e piazzato su dei nuovi pilastri. L’obiettivo è quello di creare un quartiere nuovo di zecca, la piattaforma ospiterà infatti sfavillanti alloggi ed uffici che daranno linfa alla fin troppo tranquilla cittadina. La superficie calpestabile della piattaforma è di circa 3.500 metri quadrati, abbastanza per edificare un fiorente quartierino. Stenersen prevede di alimentare il centro abitato sfruttando l’energia geotermica ma come potete ben immaginare i suoi piani sono ancora in “alto mare”. In una terra dove l’estrazione del petrolio frutta circa 400 miliardi di euro l’anno, siamo certi che il coraggioso Stenersen non faticherà a trovare qualche ricco sostenitore per il suo sogno impossibile.

La Sagrada Familia brucia

Grossi guai per la Sagrada Familia di Barcellona. L’eterna edificazione della basilica, e recentemente consacrata da papa Benedetto XVI il 7 novembre 2010 è rimasta vittima di un incendio doloso che ha distrutto parte di questo gioiello frutto della geniale mente dell’eccentrico architetto Antoni Gaudí.

Lo scorso martedì 19 aprile, un uomo di 55 anni, che secondo alcuni testimoni farebbe parte della parrocchia, si è introdotto all’interno dell’edificio ed ha spruzzato liquido infiammabile nella sagrestia, dando poi fuoco agli abiti talari che si trovavano all’interno. Un gruppo di turisti ha lanciato quindi l’allarme dopo aver notato fuoco e fiamme uscire dalla sagrestia. Il personale di emergenza è intervenuto subito, evacuando i circa 1.500 turisti che si trovavano all’interno della Basilica. I visitatori sono rimasti illesi, solamente una persona è stata portata via dai paramedici per intossicazione da fumo. Questo folle atto ha praticamente distrutto la sagrestia e la cripta (vale a dire una delle parti dell’edificio completate mentre Gaudì era ancora in vita) è stata severamente danneggiata dalle fiamme.

Piss Christ di Andres Serrano vittima di atti vandalici

A volte l’arte riesce a sollevare veri e propri vespai di polemiche, i quali sfociano in roventi atti di censura o peggio ancora in terribili spirali di violenza. Ne sa qualcosa Andres Serrano che con il suo Piss Christ (già il titolo dell’opera dice tutto) del 1987 ha aperto la strada ad una fiorente stagione di quella che potremmo definire come Shock Art.

Prima delle teste sanguinolente e degli squali in formaldeide, Serrano aveva raffigurato la passione di Cristo utilizzando la propria urina. In soldoni Piss Christ è la fotografia di una classica statuetta raffigurante Cristo sulla croce, immersa in una sorta d’acquario contenente del liquido giallognolo, la pipì di Serrano appunto. Un’azione radicale e provocatoria quella di Serrano ed è innegabile che tale gesto ha in seguito influenzato intere schiere di giovani artisti.

Siamo ancora fermi a parlare di Street Art e vandalismo

Art in the streets, la nuova mostra “definitiva” sulla street art lanciata da Jeffrey Deitch nel suo MOCA di Los Angeles non sta raccogliendo le critiche positive che in molti si aspettavano. Molti magazine d’arte statunitensi hanno infatti bollato la mostra con un “niente di nuovo sotto il sole” che ci lascia un poco stupefatti, specialmente dopo che il volpone Deitch aveva annunciato Art in The streets come la prima grande mostra dedicata a questa meravigliosa tecnica artistica.

Alle polemiche per così dire di settore si sono però unite quelle della polizia di Los Angeles che in questi giorni è alle prese con una bizzarra vicenda legata alla mostra ospitata dal MOCA. Va detto che molti fans hanno comunque gradito l’evento: “Sono contento di poter vedere che la street art è stata promossa da vandalismo a vera e propria forma espressiva. Los Angeles poi è la patria della street art e questa mostra è un vero  e proprio riconoscimento” ha dichiarato Greg Linton, un art blogger che spesso scrive articoli riguardanti la scena street locale.

Cosa succederebbe se Vittorio Sgarbi abbandonasse la Biennale?

Pochi giorni fa il nostro Vittorione Nazionale© aveva minacciato di disertare la Biennale nel caso non fosse stato rieletto come soprintendente del polo museale di Venezia. Forse molti di voi avevano già esultato nell’udir questa gradita nuova. A noi invece queste dichiarazioni sono suonate come quelle di un Vittorio Sgarbi, consapevole dell’impossibilità della sua re-investitura ed in fuga da una Biennale-minestrone che attualmente brancola nel buio più totale.

Oggi abbiamo appreso la notizia che il ministro per Beni Culturali Giancarlo Galan ha deciso di respingere la nomina di Vittorio Sgarbi alla sopraintendenza per mancanza di requisiti di legge. A questo punto Sgarbi potrebbe uscire di scena, la qualcosa non è stata affatto smentita da Galan che alla domanda: “Sgarbi resterà in Biennale?” ha risposto con un “ne parleremo insieme, ma spero di si”. L’uscita di Sgarbi potrebbe rappresentare una vera e propria salvezza per la nostra scena dell’arte contemporanea, altrimenti destinata ad un’impietosa figura in quel di Venezia.

Il mondo manifesta per la liberazione di Ai Weiwei

Continuano le manifestazioni di solidarietà internazionali per il povero Ai Weiwei, ingiustamente arrestato dal governo cinese che sta tentando in tutti i modi di screditarlo. Come sempre, prima di iniziare ogni notizia dedicata alla faccenda vi invitiamo a firmare la petizione per la liberazione immediata del coraggioso artista. Dicevamo che la Cina sta tentando in tutti i modi di gettare fango sul nome di Weiwei, prima accusandolo di evasione fiscale, poi di plagio ed ora nientemeno che di bigamia.

Il mondo della creatività (e non solo) è però stanco di queste assurde macchinazioni e lo ha dimostrato ancora una volta con grande fermezza. Proprio domenica scorsa si è svolta infatti una giornata di protesta internazionale denominata Creative Time, l’appuntamento simultaneo è riuscito a coinvolgere un folto drappello di attivisti sparsi per tutto il mondo. A New York 200 persone si sono assiepate davanti al consolato cinese, sedendosi su delle sedie proprio come la celebre performance Fairytale: 1001 Qing Dynasty Wooden Chairs, eseguita da Wewei nel corso di Documenta 12 a Kassel nel 2007. L

Cyprien Gaillard si sbronza e perde la faccia

Nel corso dei vari esperimenti di Land Art del passato, molti artisti erano soliti lasciar “distruggere” la loro opera dalle forze della natura. In seguito altre menti creative si sono cimentati nella produzione di opere momentanee. Oggi però vorremmo parlarvi di Cyprien Gaillard, artista decisamente meno illuminato rispetto ai suoi predecessori che ha recentemente creato un’opera temporanea la quale  ha coinvolto il pubblico in una maniera alquanto insolita.

L’artista è attualmente protagonista assoluto di The Recovery of Discovery, mostra personale al KW Institute for contemporary Art di Berlino (27 marzo – 22 maggio 201). In occasione del prestigioso evento, Gaillard ha pensato ad una sorta di monumento destinato a sparire grazie all’aiuto dei visitatori. L’opera in questione è una sorta di piramide a gradoni costituita da cartoni pieni di bottiglie di birra.

Io ho scoperto la Street Art!

Hyperallergic, scoppiettante piattaforma web dedicata all’arte contemporanea made in U.S.A., ha pubblicato in questi ultimi giorni un divertente articolo sulla  mostra di Street art organizzata dal volpone Jeffrey Deitch nel suo MOCA, vale a dire Art in The Streets (in visione fino al prossimo 8 agosto 2011). Come ci fa notare l’irriverente blog, nel 2008 la mostra Street Art al Tate Modern venne annunciata come “la prima grande mostra dedicata alla street art“.

Oggi anche Jeffrey Deitch ribadisce che la sua Art in The Streets è “la prima mostra dedicata alla street culture“. Prendendo spunto da questo articolo, vorrei ricordare al pubblico che persino la mostra Street Art, Sweet Art, curata da Alessandro Riva al PAC, Padiglione D’arte Contemporanea di Milano nel 2007, fu allora definita come “il primo grande evento” di Street art. Anche Vittorio Sgarbi ha più volte dichiarato di aver “sdoganato” per primo questa meravigliosa forma artistica.

Bruce High Quality Foundation in tour per parlare d’arte con i giovani

Attenzione ragazzi, i Bruce High Quality Foundation sono tornati. La fantomatica fondazione dedicata a Bruce High Quality, artista fittizio ormai deceduto, non finisce mai di stupirci. Lo scorso anno I cinque Bruce crearono la Brucennial, una biennale d’arte indipendente nata come diretta risposta no-profit alla Whitney Biennial. Ma la lista delle loro scoppiettanti azioni è ben più lunga, basti citare le loro proteste contro il New Museum ed i loro placcaggi di monumenti newyorchesi in perfetta tenuta da foottball americano.

Stavolta i Bruce hanno intenzione di lanciare un vero e proprio programma educativo. Il gruppo artistico ha infatti da poco presentato il nuovo progetto Teach 4 Amerika, una sorta di strampalato ma avvincente tour che li porterà presto in varie università degli Stati Uniti da New York fino a Portland.