Risponde Blu: “Il MOCA mi ha censurato”

Continua l’affaire MOCA versus Blu. Come già avevamo scritto in un nostro precedente articolo, lo street artist italiano aveva recentemente realizzato un enorme murale sul muro nord della Geffen Contemporary. L’opera era stata realizzata proprio davanti un sito dedicato ai caduti della seconda guerra mondiale e ad un ospedale dedicato ai veterani. Blu aveva realizzato delle bare con sopra dei biglietti da un dollaro al posto delle classiche bandiere che solitamente cingono il feretro dei caduti in battaglia.

Jeffrey Deitch, novello direttore del MOCA, aveva quindi deciso di far rimuovere l’opera per non offendere la memoria dei caduti: “Non si fuma in faccia a qualcuno che ha il cancro ai polmoni”, così Deitch aveva motivato la sua scelta. Il direttore aveva inoltre annunciato che la rimozione era stata decisa di comune accordo assieme all’artista. Eppure a noi qualcosa non quadrava e proprio quando si cominciava a pensare che la storia fosse finita lì è partita la pesante risposta di Blu sulle pagine del Los Angeles Times.

Alla mostra urbana la…nettezza urbana getta via l’opera

Volevamo rendervi partecipi di una stravagante vicenda pubblicata circa due giorni fa dal quotidiano Il Corriere del Veneto. A Padova (fino al prossimo 9 gennaio) si stava regolarmente svolgendo la seconda edizione della rassegna Artisti Al Muro dove ogni artista invitato è chiamato a scegliere una “parete” esterna nell’ambito del centro urbano di Padova, e su quella raffigurare il progetto di un’opera reversibile. Per facilitare il percorso-mostra, ogni lavoro ha solitamente accanto a sé un segnalatore che indica anche i siti ove sono posizionate le altre opere delle altre opere.

Secondo gli organizzatori, Artisti al Muro: “è un’iniziativa che induce il visitatore a “scoprire” man mano una sorta di mostra all’aperto, accompagnandolo in una “caccia al tesoro” che obbliga a guardare con occhi diversi la città. È un invito ad una passeggiata diversa, un pretesto per incontrare l’arte contemporanea, un’occasione per conoscere nuovi artisti”.

Ci vorrebbe WikiArtLeaks per svelare i segreti dell’arte contemporanea

Ultimamente si fa un gran parlare del fenomeno WikiLeaks, organizzazione internazionale che riesce a mettere le mani sui più scottanti segreti istituzionali di tutto il mondo e che ha come obiettivo la pubblicazione di materiale che porti alla luce comportamenti non etici di governi e aziende. Lo staff di WikiLeaks di cui l’australiano Julian Assange è il membro più noto e influente è in questi giorni al centro di una bufera politica e legale, segno evidente che esiste qualcosa di vero  tra le migliaia di fughe di notizie presenti sul sito.

Sarebbe dunque interessante disporre di una sorta di WikiLeaks dell’arte contemporanea, visto che di comportamenti poco etici e di questioni misteriose in questi ultimi tempi ne abbiamo viste parecchie. Potremmo venir a capo del perchè il governo cinese si accanisce tanto contro Ai Weiwei fino al punto di malmenarlo, distruggergli lo studio ed oscurargli il blog. Tra l’altro qualcuno potrebbe spiegarci perchè la Turbine Hall ha vietato al pubblico l’interazione con l’opera dello stesso artista.

Solidarietà di Banksy ai Voina, guerrilla artists russi

Conoscete Voina? Si tratta di un gruppo di artisti russi che solitamente realizza delle performance che si trasformano in vere e proprie manifestazioni di protesta contro l’oppressione di un regime che non concede libertà di stampa e di parola. Nel loro manifesto i Voina hanno proclamato che il loro intento primario è quello di creare un nuovo linguaggio dell’arte contemporanea  costruito sull’arte stessa e non sugli interessi economici.

Tra le loro azioni più eclatanti ricordiamo l’enorme pene disegnato sulla pavimentazione del ponte mobile Liteyniy, il quale una volta sollevato per far passare le barche ha spiattellato in faccia al palazzo del KGB il gigantesco ed irriverente organo (65×23 praticamente da far invidia a John Holmes). Oggi siamo qui a parlarvi di un’azione di solidarietà nei confronti di Oleg Vorotnikov e Leonid Nikolayev due artisti facenti parte del gruppo che sono stati illegalmente arrestati e che si trovano attualmente in prigione.

30 buoni motivi per amare l’arte contemporanea made in Italy

Commenti nei blogs, articoli sui giornali, chiacchiere tra addetti ai lavori. Tutti contro l’arte contemporanea italiana, tutti pronti a ribadire la lentezza e la vetusta natura del nostro sistema. Eppure amici miei, esistono universi tutti italiani che ci fanno venir voglia amare l’intera manifestazione creativa nazionale. Parliamo di eventi, artisti, istituzioni e quanto altro che persino all’estero ci invidiano e non hanno nulla da invidiare alla più blasonate superpotenze dell’arte. Non ci credete? Ecco 30 buoni motivi per essere fieri della scena dell’arte contemporanea italiana:

1 Le sperimentazioni sonore di Luigi Russolo e quelle di Giacinto Scelsi.
2 Marinetti, Boccioni ed il Futurismo.
3 I tagli di Fontana e i decollage di Rotella
4 La verifica incerta di Grifi e Baruchello
5 L’Art to Abandon di Franco Mazzucchelli
6 La Transavanguardia (costruita o non) di Bonito Oliva che conquista gli U.S.A.
7 Mario Schifano e tutta la Scuola di Piazza del Popolo
8 L’arte emergente che lotta contro tutto e tutti

Il MOCA cancella un murale di Blu

Continuano le stranezze made in U.S.A. per quanto concerne la rimozione di opere d’arte precedentemente volute in mostra o comunque commissionate. Questa volta è toccato al nostro Blu, caleidoscopico street artist artefice di un murale che è rimasto in visione per sole 24 ore ed in seguito è stato completamente cancellato. Stavolta però non si parla di censura ma di un atto di rispetto, almeno questo è quanto ci pare di capire dalle dichiarazioni del MOCA.

Tutto è cominciato quando il MOCA, Museum of  Contemporary Art di Los Angeles ha chiesto all’artista di realizzare un opera sul muro nord della Geffen Contemporary. Il Geffen Building sorge su un sito d’importanza storica, infatti proprio davanti il muro nord trova posto il monumento denominato Go For Broke, che commemora gli americani di origine giapponese caduti durante la seconda guerra mondiale.

Alla Tate Britain c’è l’albero di Natale (nudo) di Giorgio Sadotti

Come di consueto anche per questo Natale il tradizionale albero della Tate Britain è stato installato. Se ben ricorderete lo scorso anno fu Tacita Dean a decorare il celebre simbolo natalizio ed in quell’occasione fu creato un albero di quattro metri decorato unicamente con candele di cera fatte a mano in Germania. Per il Natale 2010 la palla è passata a Giorgio Sadotti, nato a Manchester e di stanza a Londra.

Cosa strana è che Sadotti in tempi non sospetti ha addobbato alberi di Natale a New York per sbarcare il lunario. L’installazione di Sadotti è però incredibilmente spoglia, l’albero è stato infatti lasciato così come natura l’ha fatto, eccezion fatta per alcuni sprazzi d’argento sul suolo.  Secondo l’artista, l’albero (l’opera si intitola Flower Ssnake) è stato lasciato spoglio per tentare di mantenere intatto il suo aspetto selvaggio, la sua natura boschiva insomma.

Il nuovo museo di Abramovich e le classifiche di Jerry Saltz

Roman Abramovich è ormai diventato un grande fan dell’arte contemporanea, forse anche grazie alla sua ragazza Dasha Zhukova che attualmente gestisce il Garage Center for Contemporary Culture (GCCC) di Mosca. Abramovich in questi ultimi anni ha ammassato una cospicua collezione d’arte con pezzi di Lucian Freud, Francis Bacon e tanti altri grandi nomi del contemporanea. Niente di meglio quindi che piazzare tali capolavori in un museo tutto nuovo che dovrebbe aprire nel sito New Holland Island di San Pietroburgo. New Holland Island è una vera e propria isola artificiale creata nel 18esimo secolo per immagazzinare il legname appena tagliato. Oggi quindi potrebbe diventare un nuovo tempio per l’arte contemporanea. Del resto con una montagna di soldi si può edificare di tutto.

Passiamo ora dall’altra parte del mondo e vediamo cosa succede negli Stati Uniti. In questi giorni vi abbiamo fornito diverse classifiche annuali legate all’arte contemporanea. Ogni magazine ne ha una e tutti si divertono a dare i voti a galleristi, critici, artisti e collezionisti. Il noto critico statunitense Jerry Saltz ha recentemente stilato la sua personale top 10 delle migliori mostre organizzate a New York nel corso del 2010. Ecco in maniera stringata l’intera classifica.

Continua il caso Wojnarowicz, arrestati due artisti e banditi a vita dalla Smithsonian

Incredibilmente, arriva il nostro quarto articolo dedicato alla vicenda Smithsonian National Portrait Gallery contro David Wojnarowicz. Dopo avervi informato sul tremendo atto di censura perpetrato dall’istituzione, che ha di fatto escluso il video dell’artista A Fire in My Belly dalla mostra Hide/Seek, e sulla successiva manifestazione di oltre 100 persone davanti al museo, eccoci di nuovo a parlarvi di un ulteriore assurdo episodio.

Lo scorso 4 dicembre due attivisti si sono introdotti all’interno del museo durante gli orari di apertura e si sono piazzati tranquillamente davanti l’entrata. Una delle due persone ha in seguito tirato fuori dalla sua borsa un iPad. Il piccolo ma potente schermo è stato assicurato attorno al  collodell’uomo  tramite una tracolla ed una volta acceso ha cominciato a mostrare le immagini del video di Wojnarowicz

Susan Philipsz vince il Turner tra mille polemiche, ma l’artista ha un cuore d’oro

Come da copione anche quest’anno non sono mancate le proteste al Turner Prize edizione 2010. Effettivamente anche la stampa inglese aveva precedentemente bollato la presente edizione come troppo noiosa ed ingessata ma a scagliarsi contro la manifestazione, che il prossimo anno lascerà Londra per trasferirsi a Newcastle, non sono solo i giornali. Ma andiamo per gradi, la vincitrice quest’anno è Susan Philipsz che ha presentato un’installazione sonora dove si può udire la sua voce che canta una ballata scozzese e si è così aggiudicata le 25.000 sterline del premio.

La nomina ha attirato le solite proteste del gruppo Stuckists, autori di caleidoscopiche creazioni di outsider art. Gli artisti, noti per il loro amore per le arti tradizionali, si sono schierati davanti alla Tate Britain accusando l’istituzione di foraggiare una tipologia di arte vuota ed inconcludente. Quest’anno però alle proteste degli Stuckists si è unita quella di 30 studenti che hanno deciso di opporsi in tal modo ai tagli alla cultura previsti dal governo britannico.

A Natale anche il sistema dell’arte diventa più buono

C’è chi dice che il mondo dell’arte contemporanea è fatto solo di lustrini e paillettes, di falsità e pretestuosità. Un universo dove governa unicamente il vil denaro e dove per interesse si fa qualunque cosa. Questo purtroppo accade in ogni settore dove circola pecunia ma tali affermazioni non sono e non devono essere sempre valide. Già perché il sistema dell’arte sa essere sensibile e profondo, riuscendo persino a mobilitarsi in grande stile quando si tratta di compiere atti umanitari. Ne danno prova le varie associazioni di artisti, riuniti per giuste cause non ultima quella che ha deciso di appoggiare il noto artista statunitense Julian Schnabel.

Il celebre pittore, regista (da poco è uscita sua nuova pellicola intitolata Miral) fotografo si è fatto spalleggiare dalla star di Hollywood Sean Penn per organizzare un’asta in favore delle vittime del terremoto di Haiti. Bravo e buono il nostro Julian, siamo tutti con te.

Lotta all’oscurantismo: un corteo per David Wojnarowicz

Ed alla fine le voci di protesta contro l’oscurantismo si sono fatte sentire, Globartmag ovviamente si unisce simbolicamente alla manifestazione e pubblica questo breve articolo proprio per ribadire che: “l’arte deve essere la libera espressione dell’animo umano“. Stiamo ovviamente parlando del pasticcio combinato la scorsa settimana dai vertici della Smithsonian National Portrait Gallery di Washington D.C.

Come già anticipato in ben due nostri articoli, l’importante istituzione aveva praticamente censurato un’opera di videoarte presente alla mostra Hide/Seek. Il video A Fire in my Belly di David Wojnarowicz, che aveva come tema le sofferenze inflitte dall’AIDS, era stato incredibilmente rimosso dalla mostra perchè accusato di offendere il pubblico. L’immagine che più ha disturbato i tranquilli sonni dei benpensanti è quella di un crocifisso sanguinante con delle formiche che vi camminano sopra.

Le piccole gallerie contro i Mc Donald’s dell’arte

Pensavate che il mercato dell’arte contemporanea fosse ultimamente preda di un continuo ristagno? Niente di più sbagliato, o almeno l’affermazione non è valida per i top players del mondo dell’arte internazionale. Se la vostra galleria soffre e non riesce a totalizzare un cospicuo numero di vendite anche dopo aver partecipato a fiere e via dicendo, sappiate che le gallerie d’alto bordo in questo momento stanno vendendo alla grande. Ne è prova il nugolo di notizie positive riguardo agli andamenti delle vendite di Art Basel  Miami Beach edizione 2010.

Il New York Times addirittura scritto “The Art Market is Back!“, si il mercato dell’arte è tornato ma forse per alcuni non è mai andato via. I magazine parlano infatti di battaglie tra collezionisti per aggiudicarsi un’opera di De Kooning o di Jeff Koons ma è chiaro che ci si riferisce ad un mercato di fascia alta, impensabile per il medio o piccolo collezionista.

Anche Art+Auction stila la sua lista dei potenti dell’arte contemporanea

Il mondo dell’arte ama le classifiche, le liste dei potenti, le hit parades di ciò che è più esclusivo dell’esclusivo. A noi queste cose fanno un poco sorridere, sembra quasi che ogni anno sorga la necessità di stilare il libro del Guinness dei primati (e non parliamo delle scimmie). Quindi, puntuali come l’elenco del telefono, le liste dei potenti dell’art scene invadono le prime pagine dei magazine ostentando la loro pretestuosità.

Si capisce che l’arte non ha bisogno di questo ma è innegabile che alcune personalità, nel bene e nel male, hanno in pugno le redini del sistema internazionale. Ecco quindi che Art+Auction ha diramato la sua consueta lista dei potenti denominata Power – the art world people who matter. Tra le tante personalità influenti ci risolleva un poco il fatto di vedere tre italiani posizionati nei ruoli chiave. Il curatore Massimiliano Gioni figura infatti nella sezione Power Curators, Massimo de Carlo è presente nella sezione dei Power Dealers e Fabrizio Moretti in quella denominata Power Of Tradition, dedicata ai dealers di arte antica e moderna.  Purtroppo nella sezione Power Collectors non abbiamo nessuna figura di rilievo, eppure in Italia esistono importanti collezionisti, anche se si sente la mancanza di un novello Giuseppe Panza di Biumo. Di seguito trovate i nomi presenti nelle varie categorie: