He Sen da Primo Marella Gallery

Primo Marella Gallery di Milano inaugura l’8 aprile (la mostra sarà visibile fino al 30 maggio) una selezione degli ultimi lavori dell’importante artista cinese He Sen. He Sen è stato l’artista selezionato come rappresentante della pittura nel padiglione Cina dell’ultima Biennale di Venezia e ha esposto di recente le sue opere presso la mostra Cina. Rinascita Contemporanea nei prestigiosi spazi di Palazzo Reale.

I dipinti di He Sen si contraddistinguono per la tecnica sublime che egli utilizza ed attraverso la quale riesce a stabilire un contatto intimo con lo spettatore che osserva le sue tele. Parte della mostra sarà dedicata alle celebri Smoking Girls. Si tratta infatti delle opere più famose dell’artista nate da uno scatto fotografico che ritrae delle giovani ragazze colte in un momento di quotidianità: mentre fumano, giocano con un peluches o bevono. Le figure create dal pennello dell’artista, sono di una bellezza disarmante. Celate da questa perfezione si nascondono le incertezze, le paure ed il vuoto interiore dei soggetti dipinti. Incertezze e paure che si riferiscono all’età contemporanea ed in particolare ad un territorio come la Cina che avanzando a un ritmo frenetico non lascia spazio all’individuo di adattarsi al cambiamento.

Nuovo spazio a Roma, inaugura a San Lorenzo Limen otto9cinque


Mercoledì 7 Aprile inaugura a Roma, con la mostra San Lorenzo: Limen, La soglia dell’arte a cura di Achille Bonito Oliva, Limen otto9cinque, nuovo spazio espositivo situato nel quartiere romano di San Lorenzo. Con l’intento di rendere omaggio al quartiere che ospiterà il nuovo spazio espositivo, la mostra è dedicata a quelle personalità artistiche che negli anni hanno reso San Lorenzo quartiere centrale nel panorama dell’arte contemporanea italiana.

Sono state selezionate opere di Bruno Ceccobelli, Gianni Dessì, Giuseppe Gallo, Nunzio, Pizzi Cannella e Marco Tirelli. La scelta degli artisti e delle opere non vuole determinare un’area di ricerca comune, ma sottolineare l’atmosfera che ha generato le singole evidenze plastiche. Per l’occasione sarà edito un catalogo per le Edizioni Carte Segrete, che verrà pubblicato nel corso della mostra, con le immagini catturare dal fotografo Claudio Abate e testi di Achille Bonito Oliva, dell’Assessore alle Politiche Culturali del Comune di Roma Umberto Croppi, e del Presidente del III Municipio Dario Marcucci.

Rinasce la pittura grazie alla Nuova Scuola di Lipsia

 L’hanno data più volte per spacciata ed è sempre risorta dalle ceneri con rinnovate e potenti energie. Stiamo ovviamente parlando della pittura, regina delle tecniche artistiche ed oggetto di roventi critiche che negli ultimi tempi l’hanno relegata al ruolo di comprimaria dell’arte, dietro installazione e video arte. Al di là delle mode la pittura non è mai scomparsa dal mercato e la sua valenza economica è davanti agli occhi di tutti, aste e grandi manifestazioni fieristiche internazionali parlano di un collezionismo ancora ben ancorato a questa tecnica.

Ovviamente siamo i primi a parlare di un calo di energie creative, soprattutto nel nostro bel Paese. In Italia molte giovani leve sono ancora troppo legate al figurativismo vecchia maniera ed all’espressionismo astratto per riuscire a concepire qualcosa di veramente innovativo. Ed allora la risposta arriva dritta dalla Germania dove una generazione di giovani ed agguerriti pittori che il Frankfurter Allgemeine Zeitung ha riunito sotto il nome di Nuova Scuola di Lipsia.

Ironia ed arte contemporanea in due mostre a New York

L’ironia è una componente fondamentale nell’arte contemporanea. Se pensate alla creatività di Marcel Duchamp ad esempio è impossibile non notare la forte carica ironica che traspare da ogni sua opera. Eppure Duchamp tramite l’ironia dei Readymades è riuscito ad influenzare intere generazioni artistiche tanto che oggigiorno è possibili ravvisare la sua impronta nella stragrande maggioranza delle opere che vediamo nelle gallerie d’arte contemporanea.

L’ironia è il fulcro della mostra dal titolo Knock Knock: Who’s There? That Joke Isn’t Funny Anymore (traducibile in Toc Toc: Chi è? Questo scherzo non è più divertente) in visione alla Fred Torres Collaborations ed alla Armand Bartos Fine art di New York fino al prossimo 24 aprile. I dealers hanno raggruppato più di 75 opere (iniziando da Duchamp ovviamente) che oltre ad esaminare i meccanismi dell’ironia ma anche i suoi fini. Elana Rubinfeld e Sarah Murkett, rispettivi direttori delle gallerie coinvolte nel progetto, hanno vagliato il lavoro di 400 artisti alla ricerca del tanto sperato sense of humor.

Philip Wiegard – Uomini-statua-oggetto

In Uomini-statua-oggetto l’artista tedesco Philip Wiegard mette in scena dal 10 aprile al 5 giugno, nello spazio romano di Furini Arte Contemporanea, un interno, un’ambientazione intima e privata stile primi del Novecento, dove drappi e carte da parati originali dell’epoca, a cui si sovrappogongono pannelli dipinti che le emulano, si alternano agli ammiccamenti barocchi delle poltrone damascate e alle fotografie incorniciate allineate sulle pareti. L’artista, così, restituisce vita ai tempi perduti fra richiami al mito, alle ricerche prospettiche e metafisiche dechirichiane, ricreando quell’idea di Wunderkammer che proponevano gli antichi àteliers, stanze dove si raccoglievano meraviglie di ogni genere e ogni luogo.

Tutto il contesto è però soggetto ad un meccanismo, per certi aspetti ossessivo, per cui Wiegard si diletta a decostruire e scomporre oggetti comuni come tavoli, sedie, poltrone, armadi e intere composizioni di vecchio arredamento, per riportarli ad una nuova vita. Questa nuova estensione non è piatta e non è tridimensione, ma appunto ri-costruzione prospettica mediante parti di oggetti che vengono usate come linee per restituire proporzioni, profondità e misure. Wiegard utilizza in scultura le leggi ottiche della prospettiva tipiche della pittura, così svuota gli oggetti dei loro volumi, li priva della loro funzione originaria e li rende elementi ibridi, fra oggetto e figura, tali da generare il dubbio della percezione di chi li osserva.

Apre a Roma con la mostra dedicata a Joseph Beuys la galleria ag arte contemporanea

Nel cuore del Rione Monti, che si sta sempre più configurando come nuova rive gauches capitolina, si inaugura un nuovo spazio espositivo: ag arte contemporanea, in Via Panisperna 222/a, che porta una novità a Roma anche perché è aperta sino a sera, proponendosi come luogo di riferimento culturale fino alle 22, quando in città i Musei e le Gallerie sono solitamente chiusi.

Diretta da Graziano Menolascina, la galleria apre con la mostra di un protagonista dell’arte contemporanea, sciamano della poetica e dell’etica della riconciliazione tra uomo e natura, della non violenza e della pacificazione: Joseph Beuys. Saranno esposte una serie di opere – un video, manifesti, alcune foto, un’installazione – provenienti dalla collezione di Lucio Amelio (Napoli 1931-1994), il gallerista e promotore culturale che dal 1965 aveva fatto della città partenopea un centro importante dell’arte contemporanea internazionale.

Il viaggio metaforico di Paolo W. Tamburella

La Byblos Art Gallery di Verona è lieta di ospitare dal 9 aprile al 26 giugno 2010 la prima personale dell’artista Paolo W. Tamburella (Roma 1973), a cura di Mirta d’Argenzio. Scoperto a New York nel 2001 dalla gallerista Annina Nosei, Tamburella è noto internazionalmente per i suoi progetti concettuali e ambientali, rivolti perlopiù ai paradossi del nostro mondo globalizzato e al recupero dei suoi oggetti smarriti o in via d’estinzione, che lo hanno portato ad affrontare imprese di volta in volta sempre più ambiziose e rocambolesche, come quella di rappresentare il Padiglione dell’Unione delle Isole Comore alla più recente Biennale di Venezia.

Paolo W. Tamburella affronta a Verona la sua prima personale in Italia cimentandosi in una mostra specificamente concepita per lo spazio della Byblos Art Gallery, dove presenta per la prima volta riunite insieme la serie completa di lavori sul footballs realizzati dal 2006 al 2010. I materiali utilizzati sono vecchi palloni da calcio, recuperati durante un viaggio fatto in India nel 2006 e cuciti tra di loro come frammenti di un arazzo o di una mappa geografica.
Per comprendere la nuova impresa di Tamburella sarà necessario attraversare in un viaggio metaforico di nuovo i sette stati indiani in camion per oltre 4000 km, e, mentalmente ripercorre insieme all’artista l’intera storia coinvolgendo le diverse comunità locali incontrate strada facendo e radunando nel percorso complessivamente oltre quattrocento palloni da calcio, usati per ottenere il risultato voluto.

Dopo 17 anni Pace e Wildenstein si dividono

I resoconti delle manifestazioni fieristiche nazionali, compresi quelli del Miart 2010 che si è concluso il 29 marzo, parlano di un mercato che sostanzialmente ha retto la grande “botta” della crisi economica.  Le aste internazionali parlano invece di una riduzione della bolla speculativa e di un livellamento delle quotazioni ad una dimensione più umana. L’andamento del mercato dell’arte contemporanea dunque è ancora un grande punto interrogativo.

Un fatto accaduto negli ultimi giorni può darci però alcuni indizi sul reale impatto economico della crisi sul sistema dell’arte. Dopo 17 anni di presenza sul mercato i grandi dealers Pace e Wildenstein, (raccolti sotto il marchio PaceWildenstein) hanno deciso di dividersi: “Non c’era più ragione di continuare a correre uniti, non riusciamo più a scambiarci i clienti come una volta” ha dichiarato Arne Glimcher, dirigente di Pace. Ma nel 1993 l’unione delle due gallerie sembrò un’idea brillante, capace di far confluire i collezionisti in un grande ed unico “punto vendita”.

Martin Parr allo Studio Trisorio di Napoli

Si inaugura l’8 aprile, presso lo Studio Trisorio di Napoli, in via Riviera di Chiaia 215, una personale del fotografo inglese Martin Parr. Fin dagli esordi Martin Parr si e’ interessato ai comportamenti sociali, al modo in cui le persone arredano le proprie case, ai cibi che scelgono di mangiare, agli abiti che indossano, alle mete turistiche che prediligono, ed ha cominciato a catalogare queste abitudini ordinarie con uno sguardo acuto ed ironico.

In mostra alcune delle sue prime fotografie in bianco e nero degli anni ’70, scattate a Manchester, nello Yorshire, nell’East Sussex, gli interni domestici della serie Home Sweet Home (1974), e varie immagini delle serie The Last Resort (1983-86), Small World (1987-94), Bored Couples (1991-93), Common Sense (1995-99), Luxury (2009), sono giustapposte per restituire una visione retrospettiva del particolare linguaggio fotografico di Martin Parr negli ultimi quarant’anni.

Arte in macelleria e Damien Hirst invece macella una donna incinta

L’art dealer Gavin Brown ha annunciato che raddoppierà le dimensioni della sua galleria di New York. Brown ha infatti già affittato uno spazio al 601 di Washington Street che fino ad ora ospita la macelleria del noto esperto di carni Pat LaFrieda. Il primo artista ospitato dal nuovo spazio sarà Jonathan Horowitz, celebre per una nuova serie di opere sul cibo vegetariano e sulla eco-sostenibilità. La mostra prenderà il titolo di Go Vegan!, evento decisamente azzeccato per sovvertire l’identità dell’ex macelleria.  LaFrieda che i newyorchesi chiamano il mago della carne aprirà invece uno spazio di 10.000 metri quadrati nel New Jersey.

Nel frattempo Damien Hirst circa sei giorni fa si è recato al museo Madre di Napoli che attualmente ospita una sua opera all’interno della mostra Barock. Hirst ha rivelato ai giornalisti di essere un fan di Maurizio Cattelan e di aver deciso di proporre al più presto una sua installazione site specific per la Chiesa di Donnaregina Vecchia. 

A New York le olimpiadi degli allestitori d’arte

Negli Stati Uniti, come nel resto del mondo, la crescita esplosiva del mercato dell’arte dell’ultima decade è stata incentivata da ricchi collezionisti, gallerie nuove di zecca e sfavillanti musei. Insomma sembrerebbe che durante la bolla speculativa del mondo dell’arte contemporanea, tutti negli States hanno mangiato tanto e bene. Ma gli ingranaggi ed il grasso che continuavano a far girare questa immensa macchina erano in realtà una massa di persone generalmente descritte come trasportatori ed allestitori.

Collaboratori molto meno glamour, sottopagati e non assicurati a cui in genere toccavano e toccano i lavori più sporchi. Questi eroi dell’arte sono praticamente invisibili in un mondo di colletti bianchi ma molti di loro sono giovani artisti che tentano di pagarsi le spese tra fatiche e sudore. La scorsa settimana però anche questi lavoratori instancabili hanno avuto i loro 15 minuti di gloria nel corso di uno stravagante evento tenutosi alla Ramiken Crucible Gallery di New York dove ha presenziato anche un folto pubblico di galleristi, curatori, critici, collezionisti artisti ed amanti dell’arte. L’evento in questione sono le prime Art Handling Olympics, una competizione dove si sono fronteggiati 12 teams formati da 4 persone che hanno dimostrato la loro abilità nello spacchettare ed installare una ricca quantità di opere d’arte (riproduzioni), divincolandosi in una densa nuvola di pluriball.

Sarah Palin in un dipinto porno ed una tigre arrestata in galleria

 Il dipinto dell’artista inglese Jonathan Yeo raffigurante il politico britannico e leader del Partito Conservatore David Cameron è stato recentemente comprato da un ricco proprietario terriero per 200.000 sterline ma siamo sicuri  il prossimo progetto dell’artista non avrà la stessa fortuna. Yeo è infatti in procinto di ultimare un suo dipinto raffigurante l’ex governatore dell’Alaska ed avversario di Obama alle scorse elezioni presidenziali. Stiamo parlando ovviamente della chiacchierattissima Sarah Palin che nelle mani di Yeo diverrà un soggetto porno, o quantomeno la sua immagine sarà costituita da foto osè. L’artista ha dichiarato di aver creato il ritratto di Sarah Palin utilizzando alcuni ritagli Hardcore tratti da giornalini pornografici. “Credo che il dipinto sia il giusto riconoscimento per i repubblicani a cui tutti siamo grati per aver fottuto il mondo” ha dichiarato recentemente Yao mentre si trovava ad un party a Londra.

Ricordiamo che Yeo ha già scatenato le ire dei fans di George W. Bush per aver realizzato lo scorso anno un ritratto dell’ex presidente degli Stati Uniti assemblando delle immagini sempre tratte da riviste porno. Siamo quindi curiosi di vedere come ne uscirà fuori Sarah Palin.  Nel frattempo sempre a Londra la polizia ha acciuffato una tigre all’interno di una galleria d’arte. Certo voi tutti penserete ad una leggenda metropolitana come il coccodrillo nelle fogne di New York ma la ragione di questa cattura è tristemente reale.

Il “grande cerchio nero” di Richard Serra

Il 9 aprile la Gagosian Gallery di Roma inaugura Greenpoint Rounds, una nuova serie di grandi lavori su carta di Richard Serra. Nel corso della sua carriera artistica, Serra ha realizzato disegni non come fasi preparatorie per le opere scultoree, bensì come distinti, immediati, ed essenziali percorsi di ricerca nei quali l’intenzione si traduce in segno. I suoi disegni sono vere e proprie esplorazioni, ricerche autonome ed intuitive dai criteri definiti e, al contempo, parti integranti della ricerca scultorea dell’artista.

Serra inizia a lavorare su Greenpoint Rounds nella primavera del 2009. In questi lavori su larga scala, ciascuno lungo due metri per lato, un grande cerchio nero emerge dalla superficie pesante della carta. L’artista usa il “paintstick”, un pastello ad olio puro: scaldandolo fino a ridurlo a stato viscoso o addirittura liquido, costruisce lentamente forme dense ed irregolari. Ognuna di queste opere possiede così una propria superficie, risultando struttura tangibile piuttosto che semplice piano, e rivelando un carattere ed una energia individuali.

Stefano Arienti da Massimo Minini di Brescia

La galleria Massimo Minini di Brescia presenta dal 10 aprile al 22 maggio 2010 la quinta mostra personale di Stefano Arienti (nato ad Asola, Mantova nel 1961. Vive e lavora Milano) incentrata su una riflessione del tutto personale sui concetti di decorazione e pittura, quest’ultima mostra ci svela solo rappresentazioni di paesaggio e natura.

Punto di partenza dell’artista sono immagini preesistenti, poster fotografici stampati in offset acquistati in un colorificio come tappezzerie, che vengono manipolati e assemblati grazie a cuciture fatte a macchina. In alternativa Arienti utilizza anche sue fotografie che diventano la traccia da percorrere per l’utensile meccanico che andrà ad incidere, segnare, disegnare la pietra.
Nel primo caso l’azione sulla carta ne cambia la consistenza conferendo alle opere un inatteso aspetto materico, segnato dalle imperfezioni causate dalla macchina da cucire, che traccia fili colorati della stessa tinta presente nell’immagine oppure cuce senza filo una semplice traforatura.