Esperimento riuscito per Ricci/Forte alla Fondazione Alda Fendi di Roma

Photo By: Lucia Puricelli

Spesso a Natale i sogni si avverano per davvero. Il nostro era quello di vedere uno degli Esperimenti della Fondazione Alda Fendi di Roma libero dai barocchismi di Raffaele Curi e dobbiamo dire che la performance Some Disordered Christmas Interior Geometries di Ricci/Forte (dall’8 al 15 dicembre 2010), organizzata nei magici spazi del Silos del Foro Traiano, ha esaudito il nostro desiderio.

Difficile riassumere in un articolo la complessità di un’opera che si poggia delicatamente su molteplici discipline come performance, danza sperimentale, installazione, video arte e teatro d’avanguardia senza mai eccedere o scadere nel vuoto citazionismo. Some Disordered Christmas è un’architettura perfetta che si abbatte con veemenza ed anticonformismo davanti agli occhi dello spettatore, un ballet mecanique lisergico e disincantato che stravolge ogni retorica legata al Natale ed alla sua natura consumistica.

Giovedì Difesa: The tournament

The tournament è un film d’azione britannico del 2009. Si tratta di un torneo che divertirà molto gli amanti dei film d’azione. Viene organizzato circa ogni sette anni in un luogo del mondo sempre diverso. Quel giorno una strana serie efferata di omicidi invaderà la città. La polizia insabbierà qualsiasi misterioso evento del giorno. Le telecamera di sorveglianza della città saranno tutte collegate tramite operatori a schermi giganti di fronte ad un misterioso tavolo da gioco.

Nel film troviamo il torneo per la prima volta in Inghilterra. Trenta tra i più pericolosi killer professionisti del mondo si riuniscono per uccidersi a vicenda, al tavolo delle scommesse ci sono dei ricchissimi misteriosi imprenditori. Le puntate cambiano in base agli eventi. Si accumulano molti soldi.

Chiamata alle armi per donne guerriere – Matteo Basilé alla Galleria Pack

Pochi giorni fa leggevo un’intervista in cui Massimiliano Gioni faceva notare l’assurda dicotomia che viviamo ogni giorno: da una parte il corpo sovraesposto e le immagini irreali della pubblicità che più scandalizzano più vendono, dall’altra l’arte contemporanea censurata senza discernimento, vedi il caso Cattelan a Milano.

Questione di ruoli diceva. Mi piace pensare che sia una questione di profondità: il marketing vince sul qui ed ora, lavora solo ed esclusivamente in superficie. L’arte invece, se fatta bene, scava, arriva nelle viscere, ci trafigge in profondità, ma allo stesso tempo è fatta di immagini, di gusto, di superfici. Forse per questo diventa più facile attaccare l’arte, oggi così indifesa e da sempre difficile da comprendere.

Giovedì Difesa: Mario Monicelli anch’io


La tentazione forte era quella di non aggiungerlo un altro articolo su Monicelli. Quantomeno la paralisi di evitare il già detto da tutti mi arrestava. Poi mi sono accorto che gli articoli su Monicelli si dividono in poche categorie: la polemica sull’eutanasia va per la maggiore, poi ci sono i tagli alla cultura, e poi frasi tipo dipingeva un italia, commedia all’italiana, sorrisi amari, cinico, disincantato, diresse i migliori attori della commedia italiana. Ahimè, tutto vero.

Pur avendo le mie personali idee salto a piè pari la polemica sul suicidio e l’eutanasia, non ritengo questa la sede. Già che ci sono evito anche di dilungarmi sui tagli alla cultura… non perchè la cosa non mi tocchi, ma perchè non saprei davvero aggiungere nulla di nuovo alle, peraltro giuste, lamentele che spesso leggo.

Giovedì Difesa: Benvenuti al Sud

Il film italiano Benvenuti al Sud del 2010 è il remake del film comico francese “Bienvenue chez les Ch’tis”, da noi bizzarramente tradotto con “Giù al nord”, forse proprio perché lo stereotipo poi realmente ci circonda e convive con noi.

Lo stereotipo infatti assale perfino i produttori (o chi per loro) che avevano già identificato il concetto di “giù”, ovvero “scendere”, ovvero “sud” come elemento da parodiare, forse stupiti che la parodia francese fosse rivolta ad un popolo che si trova a nord. Tuttavia l’operazione di trasposizione col sud d’Italia, a mio avviso funziona. La versione italiana è gradevole e divertente, sebbene ricalchi in larga parte l’originale. Il film diretto da Luca Miniero tuttavia non è l’unico remake, pare ne sia previsto uno con Will Smith, che ha acquistato i diritti dalla Pathé per un adattamento statunitense, ambientato nel Nord Dakota.

Giovedì Difesa: Paranormal Activity 2

Si trova in questi giorni nei cinema, in maniera abbastanza innosservata, il sequel del caso horror del 2007, Paranormal Activity. Si trattava di un film a basso budget diretto dal regista israeliano Oren Peli, peraltro co-produttore del sequel. Paranormal Activity 2 è invece diretto dal regista Kevin Greutert, lo stesso di Saw VI.

Inizio col dire che uno dei principi fondamentali dell’orrore o meglio della paura, è raccontare una storia, ovvero dare la certezza, o quantomeno il dubbio, che “i fatti straordinari” che si stanno narrando siano davvero avvenuti. Ovvero che l’orrore sia possibile. Per accentuare questa sensazione da qualche tempo a questa parte si è creato un vero e proprio filone, post The blair withc project forse, che narra gli episodi a partire dal nastro registrato dai protagonisti dei fatti.

Giovedì Difesa: Exit Through The Gift Shop

Exit Through the Gift Shop è un documentario del 2010. Si tratta del primo film di Banksy, il celebre artista anonimo inglese. Il film è stato presentato al Sundance Film Festival del 2010. Capita che io lo abbia visto oltre oceano al cinema. Non so dire se qui uscirà mai, almeno in dvd, ma spero esca in una versione con sottottitoli senza doppiaggio. Lo stesso Bansky appare spesso a commentare gli eventi, ma a modo suo, come se egli fosse un suo stesso lavoro, in nero, un’ombra con cappuccio alzato, schiacciato sullo sfondo, la voce alterata.

Il lavoro ironico di Bansky, come spesso accade, si trasforma in sarcastico, in devastante parodia del mondo dell’arte. Tutto quello che il film “L’ artista” del 2008 cerca di fare, a mio avviso, forse con troppa superficialità e qualunquismo, senza riuscire a situarsi nella denuncia, nel film d’autore, ma neanche nel surreale. Bansky fa molto di più su una storia vera. Finge di lavorare su se stesso e sul suo mondo, sul mondo dell’arte nella strada, ma in realtà capovolge la telecamera e la punta su un paradossale osservatore, che diventa emblema di un mondo incompreso fino in fondo da tutti, spesso anche dai protagonisti. “Ho girato un film su uno che voleva fare un film su de me” racconta Banksy nelle scene iniziali del film.

Ho deciso di crescere fragile – Terre vulnerabili all’Hangar Bicocca

Sono passati un po’ di giorni dall’inaugurazione di Terre vulnerabili all’Hangar Bicocca di Milano. Ne scrivo solo ora perché avevo bisogno di lasciar sedimentare ciò  che avevo visto. Come un seme che viene messo nel terreno e poi annaffiato (e la metafora non è casuale, capirete poi), anche l’arte ha bisogno di essere curata. Nulla di strano, d’altronde chi lavora con l’arte nel suo momento di esposizione al pubblico si chiama curatore: una figura che dovrebbe, appunto, annaffiare l’artista affinché la sua arte cresca forte e bella. È che poi invece, nella società di oggi, siamo abituati al qui e subito. Ai giudizi affrettati e sommari, al sentito dire piuttosto che alla critica ragionata e alle cose digerite con calma. Per fortuna ci sono spazi come l’Hangar, dove ti impediscono di fare di corsa. Dove per vedere una mostra devi prenderti mezza giornata libera e ti porti pure i compiti a casa.

Già solo il concetto alla base dell’esposizione ci fa capire di essere di fronte a qualcosa di fuori dagli schemi: una curatrice che si mette in mezzo agli artisti e ci lavora assieme per far nascere un progetto in continua evoluzione. Chiara Bertola, con Andrea Lissoni, si è messa di traverso e ha costretto gli artisti a mettersi in gioco per creare, in sinergia tra di loro, le opere che poi saranno esposte. Le opere visibili adesso, non spariranno nella prossima fase, ma verranno integrate, riutilizzate, trasformate dai nuovi nomi coinvolti; inserendosi così in un processo ciclico ispirato alle fasi lunari. Nulla si crea, ma tutto si trasforma e nessuno può sapere ciò che succederà da qui ai prossimi otto mesi, l’unico sarà seguire dal vivo le evoluzioni di Terre vulnerabili.

Giovedì Difesa: a 35 anni da Pasolini

Il 2 novembre del 1975 veniva barbaramente ammazzato Pier Paolo Pasolini. I motivi reali del’omicidio sono stati da sempre oggetto di mistero; le ipotesi (perfino da teorie del complotto) sono molte e nessuno sa dire ancora quali siano fondate. Tuttavia in un modo o nell’altro la sua omosessualità è stata di sicuro al centro dei nefasti eventi. Io nel 1975 ci sono nato. Come appassionato di cinema e come italiano, il Pasolini-pensiero, forse anche a causa della sua scomparsa, è stato per me direttamente leggenda. Oggetto di studio.

Il 2 novembre del 2010 la notizia di attualità interna sui giornali non è l’anniversario dei tragici eventi che coinvolsero una delle personalità più influenti della controcultura italiana degli ultimi 50 anni. La notizia sui giornali il 2 novembre 2010 è che il capo dello stato italiano sostiene che la vita che fa lui è sempre meglio che essere gay.

Non mi soffermo sulla mia rabbia, la reputo poco professionale.

La Carta e il Territorio, il nuovo romanzo di Houellebecq che fa il verso all’arte contemporanea

Michel Houellebecq è un personaggio che sicuramente conoscerete. In qualità di regista ma soprattutto di scrittore Houellebecq rappresenta quanto di più promettente è in grado di offrire la Francia in questi ultimi tempi. Più volte associato al movimento di Anticipazione Sociale ha prodotto romanzi provocatori e tradotti in varie lingue come Le Particelle Elementari e Piattaforma.

Oggi però vi vorremmo parlare del suo quinto romanzo La Carta e il Territorio pubblicato in Italia da Bompiani il 29 Settembre 2010. Il romanzo in questione è strettamente connesso al mondo dell’arte contemporanea poiché il protagonista, Jed Martin è un artista depresso ed isolato che diviene inaspettatamente ricco e famoso grazie a dei dipinti che ritraggono personaggi celebri come Bill Gates e Steve Jobs o Damien Hirst e Jeff Koons che si dividono il mercato dell’arte. I due artisti vengono inoltre ampiamente descritti e messi alla berlina.

Prego, non lanciare pomodori sulla scultura italiana del XXI secolo

Si presenta con l’intento di sostenere la produzione artistica italiana sul piano critico, scientifico e storico, facendola conoscere internazionalmente. Ma già la sera dell’apertura si intuisce che siamo lontani dal poter sostenere un discorso del genere. Il curatore Marco Meneguzzo apre il testo critico con un: “La scultura lingua nuova” volendo smentire la cupa profezia”Scultura lingua morta” fatta da Arturo Martini nel 1945. E su questo non lo contraddico, anzi. Credo proprio che la scultura possa essere uno dei linguaggi più attuali, in fondo cosa più della materia stessa può descrivere un mondo materiale?

E non contraddico Meneguzzo neppure quando spiega il salto evolutivo della scultura rispetto al secolo scorso: “Nel XX secolo l’omogeneità disciplinare aveva ancora il colore e la consistenza del bronzo e del marmo, e ciò che vi si discostava appariva ancora come un succedaneo, un’imitazione di quelli; oggi, la presenza di quei materiali in una mostra, che è prima di tutto coloratissima e “morbida”, assume immediatamente i connotati della citazione”. Partendo da ciò  che è ovvio, il materiale ed il colore, sviluppa un percorso in cui si incontrano ottanta artisti: tutti italiani, tutti nati dopo il 1950.

Giovedì Difesa: L’ultimo dominatore dell’aria???

Dunque spendo prima due parole o più sui doppiatori italiani: i migliori del mondo ci autocompiaciamo di dire, sento questa frase da quando sono piccolo. Aggiungerei che ho passato tutta l’infanzia senza distinguere Al Pacino da De Niro. Li chiamavo entrambi De Niro. Ammetto che non sono molto fisionomista, ma parlavano uguale. Sono già fortunato che avevo capito chi era Dustin Hoffman e chi Stallone, per fortuna facevano altri tipi di film. Inoltre come tutti sono sempre stato convinto che Woody Allen balbettasse… ho scoperto di recente che fa molto più ridere senza balbettare, con le sue battute secche, decise, implacabili.

Poi più grande… di recente in realtà, appassionandomi all’oriente e innamorandomi di alcuni film mi capita che non ho trovato Shaolin Soccer sottotitolato, come preferisco io, ma doppiato. Purtroppo era realizzato come se fosse un demenziale comico, facendo parlare ogni personaggio in un dialetto italiano diverso e trasformando i personaggi in psuedo-linobanfi, pseudo-abatantuono, etc etc. Forse hanno pensato che così avrebbe fatto ridere anche gli italiani.

Straziami, ma di baci saziami – Franko B al Pac

In questa società  dove pullman di turisti vanno in pellegrinaggio ad Avetrana non capisco proprio chi punta il dito contro Franko B tacciandolo di sadomasochismo. La violenza è capace di forme così diverse che il vero problema è, come sempre, non avere i termini linguistici adatti a descriverle. E così se la violenza è un fatto lontano, che fondamentalmente non ci riguarda, allora si può sovraesporre, si può parlarne al bar, diventa di interesse pubblico.

Quando invece qualcuno, putacaso un artista, mette in mostra la violenza insita in ognuno di noi, quell’ombra che nessuno può scrollarsi di dosso, allora è meglio censurare, meglio nascondere. Al Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano va in mostra qualcosa che non interessa a Vespa, ma dovrebbe interessare ognuno di noi: la violenza vera è quella dell’amore. Quelle forme di sofferenza a cui nessuno ci educa, ma che sono vitali. Oggi nessuno ne parla, la dignità dei sentimenti si è mischiata con le immagini patinate e le vicende umane da reality.

Giovedì Difesa: Masters of Horror

Sebbene sia stata spesso annunciata, pare che la terza stagione di Masters of Horror venga definitivamente annullata. Il motivo dovrebbe essere un accorpamento tra le case di produzione e la successiva cancellazione di progetti precedentemente stabiliti.

Tuttavia le prime due serie sono già oggetto di culto per gli amanti del genere horror. Gli episodi non seguono le avventure di un protagonista, ma il loro fascino si basa soltanto sulla firma autoriale: sono girati e firmati dai grandi registi del genere, ovvero appunto dai “maestri dell’horror”. Un pò quello che avveniva nella fantascienza con la serie Twiligh Zone, da noi  meglio nota come “Ai confini della realtà:” creata da Rod Serling alla fine degli anni cinquanta e che vedeva tra gli sceneggiatori Richard Matheson e Ray Bradbury.