Il futuro che non vogliamo parte 2

Ma tutto questo dura finchè la corrente politica al governo è dalla loro parte, poiché al cambio di guida le teste saltano e via con un altro giro di valzer. Senza contare i nostri ministri ed assessori alla cultura, geni incompresi della burocrazia che puntualmente riescono a trasformare l’arte in un documento amministrativo. Ed allora noi, il nuovo che avanza, l’orda dei trentenni a vita, cosa dovremmo fare? Lottare per riportare in auge la meritocrazia? Scatenare una guerra contro un popolo di ciechi burocrati a cui non interessa la cultura?

 Sarebbe del tutto inutile, sarebbe un sacrificio onorevole ma inutile e anacronistico, proprio come il seppuku del nostro Yukio Mishima. Questo stato ama il nepotismo, la corruzione, l’inciucio ed il potere. Queste caratteristiche sono talmente radicate in noi che quando guardiamo ai successi di un nostro collega ci vien sempre da chiedere da chi è stato raccomandato o aiutato.

Giovedì difesa: Dirk Gently

Assolutamente da vedere la serie televisiva britannica dedicata al personaggio di Douglas Adams. Apparentemente non era possibile girarla e in effetti a dirla tutta anche l’autore Howard Overman ha chiarito come lui non abbia nemmeno tentato di adattare i film alle storie dei libri.

Dirk Gently è un investigatore olistico. Questo lo porta a ricorrere a metodi quali l’orientamento Zen, che consistente nel seguire una persona, la prima che si incontri che dia l’impressione di sapere dove andare.

Il futuro che non vogliamo parte 1

Quale potrebbe essere la ricetta migliore per salvare il mondo della cultura del nostro amato italico stivale? Difficile a dirsi, la risposta migliore potrebbe essere quella di abbandonare la nave, pratica molto in voga di questi ultimi tempi ed ormai largamente digerita da pubblico e media.

Affondare assieme alla nave era un tempo un atto dovuto, un’azione equiparabile a quella di un samurai che compie il nobile rituale del seppuku, togliendosi definitivamente la vita innanzi ad un’onta irreparabile. L’ultimo samurai della storia moderna è stato Yukio Mishima, illustre letterato giapponese che si tolse volontariamente la vita in diretta televisiva nel 1970 al grido di: “Dobbiamo morire per restituire al Giappone il suo vero volto!”.

Magnum: Caccia al piacere 2 arriva con una grafica completamente rinnovata

 

7 milioni di utenti che hanno giocato per almeno cinque minuti e una pagina che è diventata la più twittata al mondo. Il successo di Magnum nel settore dei giochi interattivi si era già vista lo scorso anno in occasione della promozione di Caccia al Piacere su Internet. Ora a seguire quel fortunato esperimento arriva il sequel dal titolo  Caccia al Piacere 2 – Intorno al Mondo, che garantisce all’utente anche un viaggio virtuale attraverso alcune tra le città più belle del mondo. L’obiettivo è quello di aiutare la protagonista a conquistare il piacere attraverso la ricerca di bon bon di cioccolato Magnum e semi di cacao Infinity.

Klaus Pichler e l’arte del cibo marcio

A nessuno piace vedere il proprio cibo marcire. Eppure, stando ad un rapporto stilato nel 2011 dalle Nazioni Unite, un terzo del cibo prodotto in tutto il mondo viene letteralmente gettato nei rifiuti o lasciato a marcire. Il bello è che circa 925 milioni di persone in tutto il mondo muoiono letteralmente di fame e tutto quel cibo sprecato dalle società per così dire votate al consumismo potrebbero salvare milioni di vite umane semplicemente evitando questi sprechi.

Lo sdegno derivato da questa incredibile situazione ha spinto il fotografo Klaus Pichler a creare una serie di immagini emblematiche. E’ così nata One Third, una serie di fotografie che descrivono la connessione tra lo spreco individuale di cibo e la produzione globalizzata di generi alimentari.

60 milioni di critici

60 milioni di allenatori, tutti quanti ultra competenti, che sono soliti parlar di sport dalle loro comodissime poltrone casalinghe. Questo, in sostanza, è il ritratto di noi italiani, popolo di santi, poeti e navigatori ma soprattutto di saccenti pigroni, pronti a sputar sentenze su chi invece ha il difetto di tentare un movimento all’interno dell’immobilità generale.

Per quanto riguarda il nostro dorato mondo dell’arte contemporanea, le cose non cambiano poi tanto, siam sempre 60 milioni di curatori, direttori, critici e giornalisti. Se si assiste al triste decadimento di una struttura museale pubblica, si è subito pronti a chiamare in causa l’incapacità dei direttori e l’insipienza dei curatori, sbandierando ai quattro venti una varietà di soluzioni che avrebbero definitivamente salvato quella povera struttura.

ULTRABODY. 208 opere tra Arte e Design al Castello Sforzesco

Dal 19 aprile al 17 giugno 2012, il Castello Sforzesco di Milano ospiterà ULTRABODY. 208 opere tra Arte e Design, una mostra tematica, dedicata all’influenza che il corpo umano ha esercitato nella creatività contemporanea, spaziando tra l’arte e il design, ma anche tra l’architettura, l’arredamento, le arti applicate, la moda e i gioielli.

L’iniziativa, curata da Beppe Finessi, promossa dal Comune di Milano – Cultura, Moda, Design, realizzata insieme a Peugeot e organizzata da Civita, presenterà una ricca selezione di lavori realizzati dai più significativi protagonisti della scena internazionale del design e delle arti visive che, a partire dal “corpo”, riescono a coinvolgere altre discipline come l’antropologia, la sociologia, il costume, la società, la tecnologia e l’estetica del nostro tempo. Il percorso espositivo, ideato da Peter Bottazzi, è organizzato in tre grandi gruppi tematici corrispondenti ai tre ambienti delle Sale Viscontee del Castello Sforzesco: Alludere al Corpo, Assecondare il Corpo, Superare il Corpo.

Fragile per sempre, terzo ed ultimo appuntamento del Progetto ABC Arte Bellezza Cultura

Inaugura oggi 18 aprile alle ore 19,00 a Palazzo Incontro (Via Dei Prefetti, 22 – Roma) la mostra Fragile per sempre, terzo appuntamento che conclude un ciclo di incontri espositivi del Contemporaneo a Palazzo Incontro con la partecipazione di otto artisti: Simone Bertugno, Gianni Dessì, Jacopo Mazzonelli, Laura Palmieri, Antonio Rovaldi, Donatella Spaziani, Ivana Spinelli, Antonello Viola.

La mostra si presenta come un percorso attraverso la visione di opere realizzate in ceramica e vetro, per antonomasia percepiti come fragili. In realtà, si tratta di materiali che, se collocati in condizioni non traumatiche, resistono all’usura del tempo molto più di altri, conosciuti come oggetti indistruttibili. Quelle esposte, sono tutte opere in cui il materiale non è unicamente mezzo per realizzare arte, ma diventa esso stesso parte integrante della poetica espressiva degli artisti che ne hanno fatto uso.

Quando lo street artists dovrebbe tornare a scuola

La street art è bella, la street art ci piace. Del resto, scarabocchi a parte, a chi non piacerebbe vedere i luoghi urbani più degradati, finalmente riqualificati da guizzi di graffiti e caleidoscopici murales. La street art poi è giovane e fresca, alzi la mano chi non ha mai visto orde di ragazzini armeggiare con bombolette spray anche in pieno giorno, nel tentativo di far pratica su mura in disuso adibite a veri a propri banchi di prova.

E poi quanti grandi supereroi da imitare: Banksy, Invader, Blu, Os Gemeos e chi più ne ha più ne metta, la lista dei creativi dell’arte metropolitana non finisce mai ed il bello è che ognuno di essi ha qualcosa di unico da cui si può sempre trarre ispirazione. Basta non incappare in un problema assai diffuso che potrebbe traviare le giovani generazioni, sarebbe a dire quello degli “orrori” ortografici.

MiArt, la fiera che reinventa la sagra di paese

Alla vigilia del sostanziale fiasco della scorsa edizione di Arte Fiera Bologna, con la relativa fuga/cacciata che dir si voglia della patron storica Silvia Evangelisti, molte gallerie assenti avevano dichiarato a popolo e paese di voler puntare tutto su MiArt, kermesse meneghina a loro parere meglio organizzata e soprattutto più prestigiosa in ambito internazionale. In realtà, dopo un nostro passaggio all’edizione 2012 della fiera, ci siamo resi subito conto che prestigio e caratura internazionale non sono caratteristiche attribuibili a MiArt.

La cartina al tornasole di quanto precedentemente affermato risiede proprio nella selezione delle gallerie partecipanti, un buon 80% delle stesse gioca in casa. Difficile far passare per internazionale una fiera cui partecipano quasi esclusivamente gallerie locali, tra tutti gli attacchi subiti da Arte Fiera Bologna non si può certo metter in dubbio la sua aura nazionalpopolare.

Transforming Spaces alla Galleria Galica di Milano

Galleria Galica, dopo 10 anni di intensa attività, si “trasferisce” in una nuova sede, sempre all’interno dello storico cortile di viale Bligny 41.  Una project room, uno spazio mobile in perenne trasformazione che ospiterà opere realizzate da artisti che lavorano sulla “percezione”, sulla sottile ed innegabile evidenza dello spazio e sulla necessità di ri-nominarlo, crearlo, renderlo non virtuale ma vero, dove si sviluppa il flusso della nostra vita quotidiana.

In collaborazione con arcHITects ed attraverso un dialogo reciprocamente vantaggioso Galica projectroom desidera proporre un diverso concetto di arte, non fine a se stessa, ma interpretata nel quotidiano e capace di dare una nuova personalità allo spazio. Gli artisti coinvolti in questa prima mostra, Stefan Brüggemann, Francesco Candeloro, Alicia Martín ed Arcangelo Sassolino, hanno in comune l’attitudine a lavorare con grandi installazioni, spesso modificando la percezione dell’architettura che li ospita.

Le defunte glorie del design all’italiana

Gli anni d’oro del design italiano rappresentano ormai un dolce ricordo che ci ha reso il nostro paese celebre in tutto il mondo. Già, quando il resto del mondo pensa al design italiano ecco che spuntano raffigurazioni della mitica Lambretta Innocenti disegnata da Cesare Pallavicino e Pierluigi Torre, oppure dell’ancor più celebre Vespa farobasso di Corradino D’ascanio.

Il nostro paese, tra gli anni ’60 e ’70, ha però rappresentato un fulgido esempio di “bel design” sfornando veri e propri capolavori come la Olivetti Lettera 22 di Marcello Zizzoli, la lampada Traccia di Achille Castiglioni, senza contare i mitici prodotti della Brionvega, creati con l’ausilio di designer di fama mondiale come Mario Bellini, Marco Zanuso, i fratelli Castiglioni, Ettore Sottsass e Rodolfo Bonetto, o le altre meraviglie di Joe Colombo e Bruno Munari.

Il press kit di dOCUMENTA 13 diventa il book fotografico di Carolyn Christov-Bakargiev

In un mondo prestigioso ed esclusivo come quello dell’arte contemporanea le cadute di stile non sono contemplate. Eppure, ogni tanto qualcuno riesce a scivolare nel reame del cattivo gusto. A perdere la faccia non ci vuole niente e quando a farlo è una manifestazione di alto livello come dOCUMENTA (che si appresta ad inaugurare l’edizione numero 13 il prossimo 9 giugno), allora non si può far altro che lasciarsi andare in una sonora e grassa risata. A dire il vero di brutte figure dOCUMENTA ne ha già fatte due, ancor prima di aprire i battenti.

La notizia è comparsa in questi ultimi giorni su ArtStars, il blog curato da Nadja Sayej. Il critico, recatosi alla fiera ITB Berlin (esposizione internazionale del turismo e del viaggio) dello scorso marzo, si è imbattuto in un press kit ufficiale di dOCUMENTA 13.

The Future in the Making al Salone del Mobile di Milano

Al prossimo Salone del Mobile, Domus e Audi presenteranno The Future in the Making, una grande mostra che getta uno sguardo al futuro del design, tra eventi e performance dal vivo a Palazzo Clerici, nel cuore di Milano.  Dal 17 al 22 aprile, uno dei palazzi più lussuosi ed eleganti di Milano diventerà la sede di un’esplorazione nel futuro del design. Con The Future in the Making, Domus e Audi esamineranno la rivoluzione che sta radicalmente cambiando il volto del design, aprendo nuove prospettive con idee fresche e una nuova generazione di progettisti.

Con la mostra Open Design Archipelago, Domus raccoglie una selezione di gruppi, individui, aziende e piattaforme impegnati nel ridisegnare i presupposti tecnologici, materiali, filosofici ed economici del design. Dalle piattaforme open-source di collaborazione al fenomeno in forte ascesa del crowdfunding, e dalla proliferazione dei microlaboratori alle nuove frontiere del food design, la grande disponibilità e il basso costo delle nuova tecnologie di produzione e di networking stanno profondamente trasformando il nostro modo di progettare.