VIP Art fair rilancia con tre nuove fiere esclusivamente online

 

Lo scorso anno c’è stata la grande ed inaspettata inaugurazione, quest’anno si punta al consolidamento. Stiamo parlando della Vip Art Fair, la fiera dell’arte contemporanea esclusivamente online, piattaforma inventata dai volponi della James Cohan Gallery che ha già acceso i motori per il gran ritorno previsto tra circa 22 giorni e qualche ora, stando al cronometrone montato sulla home page del sito ufficiale. L’edizione 2.0 della grande kermesse virtuale partirà il prossimo 3 febbraio, per rimaner nell’etere fino all’8 dello stesso mese. I vertici della fiera sono corsi ai ripari per evitare gli spiacevoli incidenti della passata edizione, vale a dire i cospicui rallentamenti del sito e i malfunzionamenti della chat, strumento vitale per poter contattare la galleria in tempo reale e chiedere delucidazioni sulle opere in vendita.

Tutto sommato la prima edizione non è andata malissimo (problemi di connessione a parte), a riprova di ciò anche quest’anno molte gallerie hanno riconfermato la loro presenza, forti anche del piccolo risarcimento concesso dall’organizzazione. Comunque sia la VIP ha rinverdito il suo team di specialisti, in modo da ovviare ai problemi tecnici.

Quando la crisi cura il curatore

C’è la crisi, c’è la crisi. I grandi colossi bancari perdono colpi in borsa, le casse governative sono sempre più misere, le amministrazioni brancolano nel buio e tagliano i fondi alla cultura. Il bello è che le istituzioni i fondi per la cultura non li vogliono nemmeno, basti pensare a ciò che sta accadendo in queste ultime ore con i soldi promessi da Diego Della Valle per il restauro del Colosseo romano. Il patron della Tod’s avrebbe già versato una prima tranche da 10 milioni a garanzia del pagamento ma la burocrazia ha fermato tutto. Secondo quanto riferisce il Codacons l’Antitrust avrebbe evidenziato una serie di distorsioni della concorrenza nell’affidamento dei lavori a Tod’s. Insomma la situazione di riflesso rischia di guastare la festa anche al nostro beneamato mondo dell’arte contemporanea ed in special modo al settore curatoriale, che notoriamente di fondi ha un disperato bisogno per l’organizzazione di eventi e mostre.

Ed allora, come fare per risolvere questa spigolosa situazione? Niente, poiché la crisi rappresenta un vero e proprio toccasana per il curatore dell’arte contemporanea. Già, la scrivente non è mancante di qualche rotella e non ha nemmeno sviluppato una particolare affezione per il sadismo. Finalmente la “nostra” categoria è giunta ad un’importante banco di prova, finalmente è giunta l’ora di rimboccarsi le maniche e fare quello che da tempo andava fatto.

Ursula Mumenthaler allo Studio d’Arte Contemporanea Pino Casagrande di Roma

Lo studio d’arte contemporanea Pino Casagrande è lieto di ospitare (dal 26 gennaio al 16 marzo 2012) per la prima volta nei suoi spazi l’artista svizzera Ursula Mumenthaler. In mostra una selezione di oltre 20 fotografie che testimoniano i diversi lavori sullo spazio risalenti alla metà degli anni novanta, fino alla recente serie berlinese “Eingezäunte Brachflächen in Berlin” del 2007.

Lo spazio e la luce sono le linee guida essenziali per entrare nei lavori di Ursula Mumenthaler che a partire da interventi pittorici all’interno di edifici industriali dismessi come fabbriche, garage, sanatori e hotels, traccia perimetri geometrici che risolve in campiture di colore monocrome, poi racchiuse in un’unica prospettiva fotografica, quella frontale dell’osservatore. Da luogo come spazio vissuto in prima persona, a luogo come habitat universale, l’artista sentirà poi il bisogno di allontanarsi dalla geometrizzazione della forma come pratica pittorica, per cercare la stessa nell’edificio in quanto architettura.

Hirst copia Willy Wonka e lancia la Spot Challenge

Come ormai tutti sanno il genietto della YBA, MR. Damien Hirst ha già acceso i motori per il suo faraonico progetto dal titolo Damien Hirst: The Complete Spot Paintings, 1986-2011. Si tratta di una mostra iperplanetaria che si aprirà il 12 gennaio in tutte le sedi della Gagosian Gallery sparse per il mondo, un evento in contemporanea senza precedenti che fin dalle prime anticipazioni non ha mancato di generare grandi polemiche ma anche grande curiosità.

Due sedi a Londra, tre a New York, e una rispettivamente a Parigi, Roma, Hong Kong, Atene, Ginevra e Beverly Hills, il supermarket dell’arte contemporanea si riempirà dei mitici Spot Paintings, i quadrucci con i puntini colorati che Hirst delega ai suoi assistenti perché troppo noiosi da realizzare, quelli che hanno mandato su tutte le furie anche un vecchio e navigato volpone come David Hockey, accanito sostenitore dell’intervento manuale dell’artista all’interno della pratica creativa. Ci chiediamo se il buon Hockey sia già venuto a conoscenza dei piani di Hirst per ravvivare la già scoppiettante pluripersonale e nel caso ancora non fosse istruito sulle prossime mosse del folletto, eccoci pronti ad informarlo.

Colette accusa: “Lady Gaga mi ha copiato”

Era da tempo che non parlavamo della nostra eroina Lady Gaga e molti di voi avranno pensato di essersene finalmente liberati. Ebbene, non è così perché le avventure della bizzarra icona del pop alle prese con l’arte contemporanea sono lungi dall’essere terminate. Come ben ricorderete la nostra prezzemolina era stata assoldata dal presitigioso luxury brand Barneys per realizzare una nuova gamma di prodotti ad edizione limitata ed un’installazione ubicata nel mitico 5 piano di Madison Avenue a New York, quello con le finestrone immortalate da decine di pellicole cinematografiche, per intenderci. Inutile aggiungere che le deboli capacità creative della nostra eroina devono per forza di cosa esser coadiuvate da una qualche sorta di scopiazzatura, altrimenti le velleità all’interno della scena del contemporaneo si tramuterebbero in una chimera.

Oltre ad aver copiato un’opera di Jana Sterbak per il suo ormai famigerato vestito di carne, Lady Gaga ha attinto a piene mani anche dai costumi di Leigh Bowery, dalle creazioni di Jean Paul Gaultier e dai cappelli di Isabella Blow. Per Barneys, Gaga ha deciso di scopiazzare da Colette,  artista multimediale newyorchese che nel corso della sua carriera ha esposto al Guggenheim ed al MOCA di Los Angeles. Colette è molto conosciuta negli ambienti underground di New York, il suo lungo cammino è infatti iniziato con la street art per proseguire in seguito con pittura, fotografia ed installazioni.

SCAMBIO D’AUTORE dopo GEORGES DE LA TOUR 6 STREET ARTIST DIPINGONO IL MURO DOVE ERANO COLLOCATE LE DUE OPERE

Si e’ conclusa con il successo decretato da 210.000 visitatori la mostra dei capolavori di Georges de La Tour, L’Adorazione dei Pastori e San Giuseppe Falegname, organizzata da Eni con il museo del Louvre e il Comune di Milano. La novita’ di quest’anno e’ che le luci dell’esposizione si abbassano ma non si spengono e, in una staffetta di creativita’, il testimone passa ora a sei giovani street artist che, con la performance Scambio d’autore, danno nuova vita a un muro speciale, quello dell’allestimento.

Scambio d’autore continua il percorso artistico iniziato con la mostra e si sviluppa in una sola notte all’interno della sala Alessi di Palazzo Marino in pieno centro a Milano per poi essere esposto nello spazio Superground nella periferia sud della città. L’arte diventa il trait d’union tra il passato del pittore francese e il presente di sei artisti contemporanei, tra il centro di Milano, dove il muro verrà dipinto, e la periferia della città, dove il muro verrà ricostruito, tra la notte in cui l’opera verrà realizzata e il giorno in cui l’opera verrà esposta.

Takashi Murakami dice no a Cool Japan su Twitter

Il re del pop del Sol Levante, alias Takashi Murakami, è un bel furbetto e solitamente non si lascia scappare quelli che potremmo definire come “affari internazionali”. Stiamo ovviamente parlando delle varie joint venture che il nostro genietto d’oriente ha più volte innescato, coinvolgendo brand internazionali come ad esempio Luis Vuitton per il quale ha disegnato una simpaticissima linea di borse chiamando in causa i suoi caratteristici personaggi superflat.

Che dire poi del recente doodle disegnato per Google il 21 giugno del 2011. Insomma, il buon Takashi sa bene come trarre profitto dal suo genio anche al di fuori del patinato mondo dell’arte contemporanea. Eppure anche Murakami sa dire di no quando c’è di mezzo una situazione poco chiara creata da un’iniziativa governativa. Ci riferiamo alla famigerata Cool Japan, una campagna lanciata dal governo giapponese con l’obbiettivo di esportare all’estero la cultura nazionale. In questi ultimi anni Cool Japan è stata duramente criticata da più parti, nel 2010 ad esempio il quotidiano Yomiuru Shimbun ha definito l’intera iniziativa come: “una spesa inutile che non sta aiutando gli interessi commerciali del nostro Paese ed anzi rischia di far emergere la Corea del Sud al nostro posto”.

I Voina incendiano un automezzo della polizia e sconfinano nel teppismo

Ormai il collettivo Voina ci ha abituati ad azione artistiche spettacolari ad alto tasso rivoluzionario. Come ben ricorderete Leonid Nikolaev e Oleg Vorotnikov (i due membri fondatori del gruppo/movimento) hanno avuto grosse grane con il governo che fino a pochi mesi or sono li aveva confinati in gattabuia e, stando a quanto affermato da Nikolaev, persino seviziati. Certo è che i Voina non sono quel che si suol dire un gruppo di collegiali. Basti pensare a quando hanno tirato dei gatti vivi addosso a dei lavoratori del McDonald’s o quando hanno dato il via ad una vera e propria orgia all’interno di un museo statale o meglio ancora quando hanno rubato un pollo al supermercato per poi nasconderlo dentro la vagina dei un membro del gruppo.

Tra le loro azioni memorabili va inoltre ricordato il pene gigantesco disegnato sul ponte levatoio di fronte al palazzo del KGB, opera meglio nota come Dick FSB Captivity. Ebbene, venendo ai giorni nostri, proprio durante la vigilia di capodanno il collettivo ha portato a termine un ulteriore attacco fuori dal comune. Alcuni membri dei Voina hanno infatti assaltato un veicolo blindato della polizia, lanciando alcune bombe Molotov.

Davide Balliano – SONO LEGIONE. Concerto per coltello, chitarra e tempesta

Mercoledì 11 gennaio si inaugura al Madre di Napoli per SONO LEGIONE. Concerto per coltello, chitarra e tempesta, un progetto di Davide Balliano con la collaborazione di Stefano Manzi e Danilo Battocchio. La performance è il secondo appuntamento della rassegna Corpus. Arte in Azione, a cura di Adriana Rispoli | Eugenio Viola.

La ricerca di Davide Balliano indaga il lato oscuro dell’esistenza attraverso un’estetica minimale e a tratti asettica che restituisce scenari cupi e visionari. L’artista esplora le scaturigini dell’animo umano, le sue fragilità e incoerenze. Il suo è un immaginario multiforme che emerge da una pluralità di media: disegno, installazione, pittura, performance, piegati ad evidenza degli aspetti irrazionali di un’umanità alienata, in balìa di ansie e ossessioni.

A bordo del Cuore d’Oro, è il titolo della 7ª edizione del Bologna Art First

A bordo del Cuore d’Oro, è  il titolo di questa 7ª edizione del Bologna Art First, curata da Julia Draganovic, e visitabile dal 27 Gennaio al 26 Febbraio 2012. Ricordate i primi anni ottanta, la guerra fredda e la constante sensazione di minaccia mondiale? Era Douglas Adams che ci insegnava a relativizzare la nostra situazione illustrando, con la sua Guida Galattica per Autostoppisti, la fine del mondo e facendoci capire che non siamo l’ombelico dell’universo. La teoria dell’eterno ritorno proclamata da Friedrich Nietzsche sembra confermarsi un’altra volta: all’inizio del secondo decennio di questo nuovo millennio ci sentiamo di nuovo vicino all’implosione, stavolta però non è la minaccia delle armi nucleari, ma quella del mercato finanziario mondiale.

Con A Bordo del Cuore d’Oro, titolo preso in prestito dal nome dell’astronave sulla quale il protagonista di Douglas Adams viaggiava per la Galassia, Bologna Art First invita ad un viaggio che porta lontano dalle preoccupazioni economiche. Camminando per il centro storico di Bologna si scoprono 10 posizioni artistiche serie ed ironiche, che provocano a volte delle riflessioni critiche, altre volte  stimolano un sorriso. Lo scopo di questo percorso eterogeno ed ecclettico non è di far dimenticare le crisi, ma di prendere una distanza sdrammatizzante per farsi stimolare a riflessioni non scontate.

Montaggio delle Attrazioni

Il 13 gennaio inaugura alla Galleria L’Attico di Roma la mostra Montaggio delle Attrazioni. Dal comunicato stampa: “Trovare il titolo a una mostra o a uno spettacolo è un’incombenza che mi tocca, piacevole rovello, alcune volte l’anno. Il giusto titolo, calzante, vuole i suoi tempi per rivelarsi. Può darsi che venga alla luce di getto, vena carsica snidata dal mio bastone appuntito di rabdomante. Più spesso, però, l’idea buona non sgorga subito. E’ stato questo il caso di Montaggio delle attrazioni. Così definì il cineasta russo Sergej Ėjzenštejn il suo processo di assemblaggio delle immagini filmiche disposte in sequenza. E per l’appunto cos’è questa mostra, fatta salva la diversità strutturale del cinema, se non una ricerca di relazione tra le immagini, nella fattispecie dipinti e sculture? “Ecco, la mostra è montata” ho come sempre mormorato tra me e me alla fine dell’allestimento. In quel momento, sgominando gli altri titoli in lizza, mi è scattata l’associazione con Ėjzenštejn.

È pur vero che il modo di allestire le mostre non può essere più lo stesso dopo il consolidamento dell’installazione come nuova forma d’arte. Essa è sì la provvidenziale foglia di fico, il comodo escamotage cui ricorrono tanti sedicenti artisti. Ma non si può negare che abbia nobilitato l’idea di spazio, elevato da mero contenitore a rango di opera d’arte, fondata sull’equilibrio d’insieme dei singoli elementi in gioco. In linea di principio è con questo spirito che allestisco spettacoli e mostre. Ed ora inoltriamoci nelle cinque sale espositive. Quella di Di Stasio è una vera e propria scatola ottica dove due pitture si fronteggiano: un gigantesco viandante nudo provvisto di bastone che sovrasta la città notturna, e lo stesso gigante divenuto lillipuziano, visto come attraverso un cannocchiale rovesciato. Il lavoro maniacalmente figurativo di Di Stasio è perfetto per gli illusionismi.

Urs Fischer a Palazzo Grassi

La mostra di Urs Fischer inaugura una serie di esposizioni monografiche dedicate ai più importanti artisti contemporanei che saranno presentate dal 15 aprile a Palazzo Grassi in alternanza e complementarietà con le mostre tematiche della collezione.

Ideata dall’artista stesso e da Caroline Bourgeois espressamente per gli spazi di Palazzo Grassi, la mostra raccoglierà una trentina di opere dell’artista e comprenderà lavori provenienti da collezioni internazionali, realizzati dall’artista a partire dagli anni ’90 sino a oggi, e alcune nuove produzioni. L’esposizione si articolerà negli spazi dell’atrio di Palazzo Grassi e lungo tutto il primo piano, mentre al secondo piano proseguirà la presentazione di opere della François Pinault Foundation. La mostra sarà accompagnata da una pubblicazione curata dall’artista e da un programma di film da lui selezionati.

Carmelo Bongiorno alla Galleria Barbara Frigerio

Fotografare è un atto d’amore. Si fotografa sempre un luogo, un oggetto o una persona che si ama, qualcuno o qualcosa a cui si è legati, che ci è caro, che ci rimanda indietro nel tempo o ci restituisce delle emozioni. A diciott’anni, nell’assoluta incertezza del futuro e con l’incontenibile desiderio di raccontarmi, per me la scoperta della fotografia fu una vera folgorazione: la macchina fotografica divenne un meraviglioso strumento d’introspezione, i miei negativi radiografie dell’anima. Cercavo, scattavo, sviluppavo e stampavo: riempii la mia vita di fotografie, non potevo fare altro. “

Questa è la dichiarazione di poetica di Carmelo Bongiorno, fotografo siciliano, presente sulla scena internazionale da oltre vent’anni, che in questa mostra alla Galleria Barbara Frigerio di Milano (inaugurazione il 12 gennaio 2012) si racconta, attraverso una selezione di opere, che ripercorrono la sua lunga ed instancabile ricerca artistica ed umana. Immagini che narrano momenti e luoghi, vissuti e visti con gli occhi di chi si lascia sedurre dall’unicità dell’attimo, di chi, come lui stesso descrive, “prova stupore per la luce” e questa è la “condizione indispensabile per poter fotografare.”

CARMELO NICOTRA – 37° 19′ 07” N 13° 39′ 47” E

Sabato 14 Gennaio 2012 presso la Galleria Zelle Arte Contemporanea di Palermo si inaugura la mostra 37° 19′ 07″ N 13° 39′ 47″ E, prima mostra personale di Carmelo Nicotra a cura di Maria Giovanna Virga. La mostra sarà visibile fino al 14 febbraio 2012.

Il titolo è costituito dalle coordinate geografiche di Favara, ambiente di ricerca in cui l’interesse antropologico per il tessuto sociale e abitativo viene sollecitato particolarmente dalla presenza di diverse case fatiscenti che diventano lo scenario in cui l’artista interagisce. La mostra è il risultato di un percorso conoscitivo attraverso questi siti archeologici moderni. All’ingresso della galleria due mensole ricordano le catalogazioni dei musei archeologici, ma al posto dei reperti storici l’artista vi espone frammenti di abitazioni, differenti per forma, colore e provenienza.