WIlfred Prieto e Ilya & Emilia Kabakov all’HangarBicocca di Milano

Dal 22 giugno al 2 settembre 2012 HangarBicocca presenta “Equilibrando la curva”, una mostra dell’artista cubano Wilfredo Prieto, che vive e lavora tra l’Avana e New York. Costituita da opere e installazioni di sorprendente immediatezza visiva, di cui la maggior parte realizzate appositamente per gli spazi di HangarBicocca, questa importante personale, a cura di Andrea Lissoni, mette in scena un universo spiazzante e visionario che invita a leggere la società contemporanea e i suoi macro temi: l’economia, la politica, l’ambiente.

All’apparenza ironiche e giocose, le opere di Prieto analizzano con occhio critico le problematiche e le contraddizioni sociali ed economiche del mondo di oggi, interrogano lo spazio pubblico e i suoi limiti, mettono in crisi convenzioni e stereotipi. Utilizzando oggetti, icone e materiali di uso comune della società globalizzata, l’artista realizza grandi ready-made, ambienti e performance che trasformano piccoli dettagli in imprevisti slittamenti di senso, prodotti di scarso valore in statement politici, modifiche di funzione in immagini perturbanti.

All’estero (non) parlano di noi

 

Il nostro blog è principalmente orientato su notizie provenienti da tutto il globo. Per sfornare ogni giorno notizie fresche sul dorato mondo dell’arte contemporanea, la nostra redazione è costantemente aggiornata su ciò che scrivono i blogs ed i magazine d’oltreconfine. Solitamente vi teniamo informati su una nuova ed affascinatnte mostra negli States, su qualche bizzarro fatto nel Regno Unito, su qualche entusiasmante opera partorita in Germania. Come potrete notare, abbiamo citato tre superpotenze dell’arte, nazioni che puntualmente occupano le prime pagine delle testate.

E l’Italia? Sarebbe a dire,  che ruolo riveste il nostro belpaese all’interno dei magazine stranieri? Beh non aspettatevi certo un ruolo di primo piano. Inoltre, le notizie in cui compare la nostra sgangherata italietta non sono certo entusiasmanti, ma andiamo a vedere cosa dicono di noi all’estero:

Le simpatiche avventure del corso rubasoldi

Corsi e master per diventare curatori d’arte contemporanea, corsi per diventare giornalista, corsi ed accademie private per diventare artisti, corsi e megacorsi per diventare fundraiser. Con la cultura non si mangia ma state pur certi che alle spalle della cultura ci mangiano in molti. La maggior parte di questi corsi privati costa un occhio della testa anche se la durata e la frequenza degli stessi è quasi sempre molto breve. Il costo ovviamente sarebbe una male minore se poi questi alti studi portassero ad un reale inserimento all’interno del mondo del lavoro.

Ed invece ragazzi miei niente da fare, una volta usciti dalle aule dovrete dimenticarvi ciò che avete appreso e ricominciare da zero, con qualche soldo in meno. Nella maggior parte dei casi questi corsi sono portati avanti da docenti che, non avendo la fortuna o le qualità per esercitare la propria professione, hanno deciso di riciclarsi come teorici d’antan. La teoria si sposa poco con la pratica, giacchè una persona che non ha mai esercitato la professione di fundraiser difficilmente vi potrà insegnare come raccogliere fondi per i vostri progetti.

Alberto Di Fabio alla Gnam di Roma

Da sempre Alberto Di Fabio è impegnato a indagare il mondo naturale, i fenomeni fisici che lo regolano, macro e micro cosmo, attraverso uno speciale uso del mezzo pittorico che prende accenti ora realistici ora astratti, ora ottico/cinetici, ora spirituali. Tale percorso, sviluppato a partire dagli anni Ottanta, ha avuto il sostegno di una larga fortuna espositiva, critica e collezionistica soprattutto a livello internazionale.

La mostra alla Galleria nazionale d’arte moderna rappresenta la sua prima esposizione personale presso una pubblica istituzione in Italia, per la quale l’artista ha concepito un progetto specifico calibrato sugli spazi di raccordo tra il nucleo più antico e quello più moderno del museo, progettato da Cesare Bazzani, vale a dire il lungo corridoio alle spalle del salone centrale destinato per la prima volta, a un intervento visivo unitario realizzato da un autore contemporaneo. Qui, in corrispondenza delle aperture sul Cortile del Partigiano, Di Fabio colloca una monumentale installazione capace di evocare al tempo stesso richiami pittorici, plastici e ambientali; i vari elementi che articolano il complesso visivo appartengono a varie date comprese tra il 2007 e il 2011.

Anche Ad Rock si mobilita per le Pussy Riot

Pochi giorni fa avevamo parlato del terribile atto di ritorsione perpetrato dalle istituzioni russe ai danni del gruppo artistico al femminile delle Pussy Riot. Le battagliere artiste avevano organizzato una performance davanti la sede della chiesa ortodossa del Patriarca di Mosca Cirillo I. l’azione in questione consisteva in una Punk Prayer, una preghiera Punk per salvare la russia dalle spire di Putin.

Purtroppo Cirillo I non ha gradito e le forze dell’ordine hanno prontamente arrestato Nadezhda Tolokonnikova, Maria Alyokhina ed in seguito anche Yekaterina Samutsevich, terzo componente del gruppo. Le tre donne rischiano fino a 7 anni di reclusione Ebbene, anche se la notizia dell’iniquo arrestonon ha ancora raggiunto l’eco mediatico delle disavventure del povero Ai Weiwei, molti protagonisti dell’arte e dello spettacolo si sono mossi per tentare di  tirar fuori dalla gattabuia le povere malcapitate.

Ricordati che devi morire – DamienHirst @Tate Modern

Pensate mai alla morte? O meglio quali sono le vostre paure legate ad essa? Domande che raramente toccano le vostre menti ; siete così affannosamente presi a godere le vostre vite in ogni secondo,che non vi preoccupate dell’esistenza di un’ altra componente essenziale della vostra vita : la morte. Il senso biologico della vita consiste nel mantenimento della vita stessa, e tale mantenimento avviene con un ricambio, una sostituzione, un’ evoluzione. Non siete altro che un limitato segmento di una lunghissima trama che si muove, si evolve nello spazio e nel tempo.

Ne eravate al corrente?

Ebbene, Damien Hirst vi insegnerà come indagare la morte , come sperimentarla , mettendola sotto i vostri occhi.“ISOLATED ELEMENTS SWIMMING IN THE SAME DIRECTION” : 38 varietà di pesci preservati in forma aldeide vi rivelano l’illusione della vita e della morte;sembrano quasi congelati ,preservati esteticamente nello stesso atto ; un vero e proprio minimalismo scientifico per creare un senso di permanenza lanciato contro la transitorietà della vostra vita.

Art Basel s’inventa la pre-preview

Giusto pochi giorni fa si parlava dell’incredibile appeal di Art Basel, la fiera dell’arte contemporanea made in Switzerland che, a dispetto della crisi, riesce ad attirare un sempre più crescente numero di presenze e (non per ultimo) riesce a piazzare vendite a sei figure. Ovviamente dalle nostre parti questa è pura fantascienza e se in Italia si tende a tagliare, a Basilea la parola d’ordine è: esclusività.

Vista la superpresenza del 2011 di 65.000 unità tra aficionados, collezionisti e addetti ai lavori, a Basel hanno pensato bene di scaglionare le presenze. La kermesse si apre oggi ma in molti  sono già riusciti ad ammirare la fiera nei due giorni di preview. Avete letto bene, oltre al normale giorno di preview, Basel ha pensato bene di istituire un’ulteriore giornata di pre-preview.

YAP MAXXI 2012

YAP MAXXI è il programma annuale di promozione e sostegno della giovane architettura nato dalla partnership tra MAXXI e MoMA/MoMA PS1. Il programma, che per questa nuova edizione si arricchisce della collaborazione dell’istituzione culturale Constructo di Santiago del Cile, prevede che ogni anno uno studio di architettura emergente progetti un’installazione capace di fornire uno spazio per ospitare gli eventi estivi del museo e un luogo con “ombra, acqua e spazi per il relax” ai visitatori.

UNIRE/UNITE è il progetto dello studio newyorkese-romano Urban Movement Design, vincitore di YAP MAXXI 2012. Un nastro lungo e sinuoso, fatto di legno e prato, attraverserà a partire dal 16 giugno la piazza del MAXXI offrendo ai visitatori sedute, ombre e acqua per stimolare l’interazione del corpo umano con l’architettura del museo. Le sue complesse forme saranno realizzate in costolature di compensato marino e in parte rivestite in concrete canvas, un’innovativa tela in cemento che, grazie alle sue qualità plastiche, avvolgerà le curve dell’installazione. Lo spazio ospiterà le tante attività estive del museo, tra cui incontri con architetti e designer e lezioni di yoga.

Independence is My Fuel – JR Inside out Project

Immortalami. Ritraimi. Cogli la mia essenza. Mostra a tutti quello che sono realmente. Trasformami. Fa che il mio volto diventi un semplice poster in bianco e in nero. Diffondimi. Fa che io sia visibile a tutti, anche al passante più distratto. Scegli un muro per me, quello più alto e visibile nel cuore della mia città e lascia che attraverso il mio volto ti racconti di essa, lascia che io ti racconti di me. Lasciami andar via. Saranno la corrosione dei venti o delle piogge o solo il passare delle settimane a far si che di me non vi sia più traccia.Ma lascia che ci sia traccia del mio volto solo nelle menti di coloro che hanno solcato le strade che attraversano quel muro.

JR. Un’idea,un progetto,una gang. Nasce nelle strade di Parigi e il suo unico vero bisogno è quello di inseguire la libertà attraverso amore e attraverso il gioco;proprio così il gioco:è proprio questa la componente più importante. JR è un trasformista : corre sui tetti della città scrollandosi di dosso la polizia.Gira il mondo fluttuando come un super-eroe. Parigi,Londra,NewYork,Gerusalemme,Rio,Nairobi,Nuova Delhi. Schiva il sole,la sua risorsa sono solo le ombre.Appare e poi scompare,ogni volta lasciando la sua firma. La sua mostra è globale.Passa attraverso i networks fino ai muri delle città.Le più grandi gallerie della terra sono a sua disposizione.

Ricordando Clyfford Still, la star che decise di non essere star

 

Conoscete Clyfford Still? No? Ebbene possiamo solo dirvi che egli è stato uno dei più influenti artisti del 20° secolo. Già, non si tratta di un’esagerazione, poiché dopo aver preso le distanze da fama e fortuna, Still sta oggi riguadagnando il terreno perduto. Eppure il nostro sfortunato ma talentuoso artista (scomparso nel giugno del 1980) è stato uno dei pionieri dell’espressionismo astratto. Già dalla metà degli anni ’30 Still aveva cominciato a dipingere opere che tendevano all’astrattismo; tuttavia, fu soltanto negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale, dopo aver conosciuto Jackson Pollock e Mark Rothko, che sviluppò pienamente il nuovo e potente stile che lo avrebbe reso famoso: l’espressionismo astratto.

Queste amicizie furono molto importanti per il suo sviluppo artistico: la sua pittura a grandi campi irregolari di colori densi, attraversati da lacerazioni della materia e accesi da intensi contrasti cromatici, accetta solo in parte lo stile dell’action painting di Pollock per avvicinarsi al color field painting di Rothko e di Barnett Newman.

Due mostre alla Triennale di Milano

La mostra “Ugo Mulas: Esposizioni” offre un percorso inedito nell’opera del fotografo milanese.  L’attenzione di Mulas per le consuetudini legate alla fruizione dell’arte permette di attraversare i musei, le gallerie, le collezioni private d’Europa e d’America, di osservare il rapporto dei visitatori con le opere negli spazi pubblici e gli interni delle abitazioni dove gli oggetti d’arte sono legati ancora ad un rito intimo, condiviso dal collezionista con i suoi ospiti.

Le inaugurazioni delle Biennali, il pubblico dei grandi musei francesi, russi e tedeschi (1959-60), l’invasione delle opere nelle strade e nelle piazze di Spoleto per la mostra Sculture nella città (1962) sono esempi di una visione critica che porta Mulas a leggere le trasformazioni delle esposizioni negli anni Sessanta. Dal 1964 iniziano i viaggi negli Stati Uniti, dove Mulas coglie l’atmosfera delle gallerie e delle case dei collezionisti americani, accompagna Marcel Duchamp a rivedere le sue opere nelle sale del MoMA e racconta l’inaugurazione della personale di Alexander Calder al Guggenheim (1964). La Biennale del ‘68 segna la fine di una stagione, la crisi delle istituzioni museali, la critica al collezionismo e alla privatizzazione dell’arte.

Vestiti con i microbi ed altre sranezze dell’arte contemporanea

Stramberie per il mondo comune, normale amministrazione per il mondo dell’arte contemporanea. Già, l’universo creativo è per sua natura avvezzo alle stranezze e di quando in quando esse affiorano spontaneamente in ogni parte del globo. Vediamo ad esempio le stramberie di questa settimana: L’artista australiana Donna Franklin è riuscita a creare una grande quantità di cellule fibrose inoculando un batterio usato nel processo di fermentazione dell’aceto all’interno del vino.

Il batterio produce cellulosa se immerso in una soluzione che contiene glucosio. Questa speciale cellulosa microbica, che l’artista ha ribattezzato Micro-be, è chimicamente simile al cotone tanto che è facilmente utilizzabile per produrre abiti come quello che appare nella foto.

Carolyn Christov-Bakargiev e la statua della chiesa

Alle volte dai piccoli dettagli si è in grado di comprendere l’entità di un disegno ben più ampio. E come spesso succede, sono proprio i piccoli dettagli a decidere le sorti di questo disegno. Ad esempio, nei giorni scorsi Carolyn Christov-Bakargiev, curatrice di Documenta 13, ha bisticciato con una chiesa posta nelle vicinanze della grande manifestazione. L’istituto religioso aveva da poco installato una scultura sulla torre con una piccola mostra annessa.

La curatrice ha quindi chiesto la rimozione della statua, per paura che la stessa entrasse in conflitto con la mostra. Spieghiamoci meglio, un visitatore di Documenta potrebbe confondere una comune statua ecclesiastica per un’opera presente in mostra. Se Carolyn Christov-Bakargiev ha paura di questo piccolo dettaglio, forse ella stessa pensa che le opere presenti alla sua mostra possono essere facilmente confuse con qualunque altra cosa, magari con un soprammobile o chissà quale altro oggetto complementare.

Fabio Mauri al Palazzo Reale di Milano

Dal 19 giugno al 23 settembre 2012 Palazzo Reale ospita in esclusiva nelle sue sale uno straordinario progetto espositivo: Fabio Mauri. The end. La mostra, – curata da Francesca Alfano Miglietti e prodotta dal Comune di Milano – Cultura Moda Design, raccoglie per la prima volta le opere più importanti di FABIO MAURI: installazioni, oggetti, performance, opere, emozioni e visioni dell’artista che ha fatto dell’ideologia un materiale dell’arte.

Il progetto, nelle suggestioni di un edificio altamente simbolico della città, si muove su diversi registri espositivi che insieme costituiscono un itinerario unitario e coerente: un primo percorso, più intimo, per l’esposizione di una raccolta inedita di disegni, un secondo percorso, inaspettato e palese, delle più importanti installazioni di Fabio Mauri, e un ultimo che raccoglie una ricca selezione di ‘Schermi’, le prime opere monocrome dell’artista realizzate alla fine degli anni Cinquanta che contengono già il riferimento al cinema e alla civiltà contemporanea dell’immagine.