I big dell’arte contemporanea

 

Quali sono i più grandi artisti del contemporaneo? Sicuramente ognuno di noi avrà la sua bella risposta dettata dai gusti personale o da una particolare affezione. C’è però un metodo più freddo e preciso per valutare un artista, parliamo ovviamente delle regole di mercato. In base alle ultime aste internazionali, la celebre piattaforma Artnet ha stilato una classifica “gold” con i 20 artisti (10 uomini e 10 donne) che hanno raggiunto quotazioni vertiginose. Parliamo ovviamente di artisti facenti parte della storia dell’arte contemporanea del secondo dopoguerra. Questa classifica può sicuramente aiutarci a comprendere il valore economico di un’opera, fermo restando che quello affettivo e quello storico sono ben altra cosa:

Uomini

1 Mark Rothko, Orange, Red, Yellow (1961) venduta a 86.882.496 dollari

2 Francis Bacon, Triptych (1976) venduta a 86.281.000 dollari

3 Andy Warhol, Green Car Crash (1963)  venduta a 72.840.000 dollari

4 Clyfford Still, 1949-A-No.1 (1949)  venduta a 61.682.500 dollari

5 Roy Lichtenstein, Sleeping Girl (1964) venduta a  44.882.500 dollari

A che ora è la fine della fiera?

Cronaca di una morte annunciata o periodo di stanca che prima o poi passerà? Difficile a dirsi, ma questo periodo che tutti chiamano “crisi economica” è decisamente molto più complesso di ogni altro periodo di depressione. L’economia c’azzecca fino ad un certo punto, visto che i paurosi scivoloni delle fiere d’arte contemporanea made in Italy non riguardano solo le vendite ma soprattutto le presenze dei collezionisti e del pubblico in generale,in netto ribasso,  un calo d’attenzione diffuso da cui bisogna per forza di cose uscire se si vuole sopravvivere.

Roma contemporary è l’ultimo episodio in ordine di tempo di una situazione di stanca generale del mercato, segno evidente che se Roma, Torino, Bologna e Milano vogliono continuare ad esistere si dovrà rivedere l’intera formula fieristica. Così come siamo combinati, la fine è già scritta in questa equazione: meno allure = meno collezionisti / meno collezionisti = meno gallerie/ meno gallerie = meno prestigio/ meno prestigio = meno collezionisti ed il cerchio si chiude.  

Trasversalità della critica all’Accademia Dello Scompiglio

Dopo il seminario “Incontri d’Armonia“, sotto la supervisione di Alfredo Pirri, il secondo progetto dell’Accademia Dello Scompiglio, sotto la direzione artistica di Angel Moya Garcia e Cecilia Bertoni, prevede lo svolgimento di una residenza della durata di due settimane dal titolo “Trasversalità della critica”. Una residenza rivolta a giovani critici di arti visive, teatro, danza, performance, letteratura, cinema e musica per stimolare una critica trasversale in grado di analizzare e riflettere sui diversi ambiti dell’arte contemporanea, scompigliando qualunque settorialismo nel dibattito attuale.

Un tentativo di educare lo sguardo a concepire una visione panoramica della critica, attraverso l’identificazione e l’approfondimento di linee intersecanti nelle diverse pratiche della contemporaneità. Durante lo svolgersi della residenza, oltre a diverse visite esterne alla Tenuta presso musei, gallerie, teatri o festival, si terranno alcuni incontri con diversi ospiti e si svolgeranno sessioni di Feldenkrais.

Architettura in città a Torino

Il Festival “Architettura in Città” torna per il secondo anno con un intenso programma di iniziative culturali a popolare spazi aperti e luoghi privati a Torino e nell’area metropolitana dal 30 maggio al 2 giugno 2012. Promosso dall’Ordine degli Architetti PPC della provincia di Torino e dalla Fondazione OAT, il festival di Torino si differenzia da altre simili manifestazioni in Italia e in Europa come occasione per avvicinare all’architettura un pubblico vasto attraverso la complicità di altre forme progettuali e artistiche. Nove le categorie tematiche all’interno delle quali sono raccolte le numerose iniziative; sei già presenti in calendario nella prima edizione: architettura e design, città e paesaggio, arte, teatro e cinema, musica, libri; tre che fanno la loro comparsa per la prima volta: smart, radical e educational.

Il Festival inaugura il 30 maggio alle 18.00 con il primo degli incontri Radical presso la Sala Conferenze dell’Archivio di Stato: il curatore della mostra “Radical City” Emanuele Piccardo intervista Bruno Orlandoni e a seguire l’apertura della mostra Radical City, la produzione più importante della Fondazione OAT, visitabile dal 30 maggio al 30 giugno. La mostra affronta il tema della città come spazio di sperimentazione delle teorie espresse dall’architettura radicale italiana, attiva dal 1963 al 1973 e per molti anni esclusa dalla storia dell’architettura ufficiale, ad opera di Archizoom, Superstudio, UFO, Gianni Pettena, Ugo La Pietra, Pietro Derossi/Strum, 9999, Zziggurat.

Dreaming Beauties alla galleria Riccardo Crespi di Milano

La Galleria Riccardo Crespi presenta Dreaming Beauties, mostra collettiva che mette in relazione le opere di quattro artiste: Sofia Cacciapaglia, Ludovica Gioscia, Marta Sforni e Veronica Smirnoff. All’interno del percorso sensoriale offerto dalle quattro artiste si giunge ad una visione onirica e quadridimensionale del concetto di bellezza, finalmente libero da ogni meccanismo d’equilibrio. Le disomogeneità di stili e tecniche contribuisce alla riprogrammazione di ogni manifestazione fisica e concettuale, sino al completo stordimento percettivo.

Nel lavoro leggero e imponente di Sofia Cacciapaglia si ritrovano forme femminili che nella loro essenzialità tendono a divenire forme astratte, allo stesso modo le botaniche immaginarie riecheggiano immagini antropomorfe, quasi allegoria di un ciclo dal quale non si può uscire. La natura umana, l’essere donna ‘ossessivamente’ non sfugge alla propria essenza: l’osservatore viene riportato sempre lì, a confrontarsi con il rincorrersi ed il confondersi delle unità di misura della realtà e dell’onirico.

New entry > Archivio Video al DOCVA di Milano

Dal 29 maggio al 6 giugno New entry > Archivio Video – appuntamento periodico che presenta al pubblico opere conservate in Archivio Video DOCVA, curato da Careof – propone Folder di Cosimo Terlizzi. Cosimo Terlizzi inizia la sua ricerca artistica a metà degli anni Novanta, indagando la realtà che lo circonda attraverso la memoria e le esperienze personali e collettive. Restituisce microstorie che trascendono le singole vicende per descrivere le incongruenze e gli aspetti insoliti della quotidianità. Suoi soggetti privilegiati sono le persone, colte in rapporto al loro ambiente, trasformate in icone di rilevanza generazionale. In questa direzione ha fatto del ritratto il suo strumento d’indagine privilegiato.

Il mediometraggio documentario Folder (2010) sintetizza la poetica dell’artista. Il titolo si riferisce alla cartella di documenti personali, dove Terlizzi ha archiviato digitalmente i ricordi di un anno di vita: appunti in forma di video, fotografie, conversazioni via chat. Elementi autobiografici e indizi, attraverso i quali si delinea la vicenda drammatica di un’amica legata al percorso di cambiamento di sesso. Il film si struttura come un ipertesto, dove le singole informazioni sono legate le une alle altre in una narrazione non lineare.

Matteo Attruia alla Lipanjepuntin di Trieste

LipanjePuntin artecontemporanea ha il piacere di presentare Courtesy the Artist, una mostra personale di Matteo Attruia (Sacile, 1973) a cura di Daniele Capra. Per Courtesy the Artist Matteo Attruia ha contattato oltre una ventina di artisti da lui stimati chiedendo loro di contribuire alla realizzazione della mostra attraverso la donazione di una loro opera.  Compatibilmente alle proprie esigenze espressive, gli artisti coinvolti hanno ricevuto una busta, un francobollo ed un attestato/opera che testimonia la partecipazione e la gratitudine di Attruia.

L’artista così mette in atto un processo basato su dinamiche contrapposte, di condivisione di intenti e di appropriazione del lavoro altrui, svelando da un lato la propria debolezza che lo spinge a chiedere aiuto e, dall’altro, l’abilità di colui che riesce comunque a trarre un vantaggio da una situazione di difficoltà.  Le opere, rigorosamente private della firma di chi realmente le ha eseguite, ma non prive dello stile che caratterizza ciascun autore, diventano così lavori dello stesso Attruia e come tali sono esposti con il vincolo di segretezza. Identificate esclusivamente con un numero progressivo, le opere parlano al grado zero, annullando ogni liaison con il background, la storia e il curriculum che solitamente le accompagna.

Shirazeh Houshiary alla Lisson Gallery di Milano

Il lavoro di Shirazeh Houshiary si colloca a metà strada tra presenza e assenza, tra essere e non essere. Attraverso l’uso di differenti tecniche espressive… pittura, scultura e animazione, l’opera di quest’artista mira a catturare l’essenza invisibile alla base dell’esistenza.  Le sue composizioni, create dall’intreccio finemente lavorato di matita e colore, di armature di alluminio, o di fugaci apparizioni digitali, evocano topografie impossibili, indagando il microscopico o il cosmologico. Sebbene appaiano elusive e possano confondere lo sguardo, queste opere possiedono una forte energia che, se da un lato mette a nudo i limiti della percezione umana, dall’altro mostra un’intensa presenza fisica.

Le opere pittoriche di Shirazeh Houshiary esigono la lettura e al tempo stesso la negano. Su una base di pittura acrilica nera o bianca, la matita viene utilizzata per comporre differenti livelli di testo attraverso la ripetizione di due parole – un’affermazione e una negazione – che, sovrapposte l’una sull’altra, finiscono per trasformarsi in una rete intricata e in velature trasparenti, amalgamate poi attraverso un’esplosione di colore.

Smeared with the Gold of the Opulent Sun alla Nomas Foundation di Roma

La mostra Smeared with the Gold of the Opulent Sun è ispirata a un personaggio mancante, una figura centrale ma assente. La si potrebbe intendere come un tentativo – necessariamente fallito – di ricostruire la sua storia a partire da alcune pagine di quello che sembra essere il suo diario, e da una collezione di frammenti e una collezione di immagini e oggetti presumibilmente creati, o raccolti, da lui. Per quanto abitasse a Roma, non è dato sapere se vi sia anche nato o se vi sia morto (o se sia morto sul serio o invece sia solo disperso, o si sia recato altrove lasciando deliberatamente dietro di sé questa imperscrutabile, ma elegante, autobiografia per oggetti). È anche difficile stabilire quando sia vissuto.

Forse in un passato lontano o non tanto lontano (il tempo dei polli di gomma?), o forse addirittura in un imprecisato momento del futuro. Come la grande e ammalata città in cui viveva, i residui della sua vita testimoniano strati temporali contradditori, epoche che si sovrappongono l’una all’altra. Chi era? Cosa faceva? Anche questo è un bel mistero. Come tutti, va da sé, pare che egli abbia amato. Che abbia lottato per difendersi e sopravvivere. Che abbia cercato di comprendere i tempi sofferti in cui è vissuto. Impossibile dire fino a che punto ci sia riuscito.

Nuova SEAT Mii, a Bari l’appuntamento con la Mii Experience

 

E’ stata pensata soprattutto per le donne la nuova SEAT Mii, un concentrato di moderno design, interessanti dotazioni tecniche, un vano bagagli incredibilmente spazioso e una grande affidabilità. In città con le sue dimensioni, non rende difficile il compito di trovare parcheggio e, in realtà, garantisce sicurezza e comodità anche a chi deve affrontare qualche chilometro in più e, magari, in occasione della primavera organizzare qualche gita fuori porta. Niente paura, anche gli uomini possono trovare completamente rilassante la guida di questa citycar e, in più, essendo una vettura innovativa e del tutto diversa dalle altre, si distingue anche in merito alla sua presentazione. Se credete che dovrete recarvi solo in concessionaria per scoprirla, vi sbagliate di grosso. Difficile non avere sentito ancora parlare della Mii Experience, che porta la neonata di casa SEAT in tour per le principali città italiane e adesso è il momento di arrivare a Bari.

Collezionare in Svizzera senza pagare le tasse

Le tasse sono un argomento scomodo per chiunque, figuriamoci quando si parla di arte contemporanea. Ovviamente, come ogni tipo di compravendita, anche le vendite di opere d’arte devono sottostare alle ferree leggi del sistema fiscale. Ad aggirare l’ostacolo ci si prova in tutti i modi, i dealer vendono sottobanco e gli artisti vendono a studio, lontano dagli occhi indiscreti. Noi siamo certi che gli evasori rappresentino  una piccola parte del nostro sistema ma un articolo recentemente pubblicato da CNBC potrebbe gettare alcune ombre sul versante arte e fisco, lasciando presagire che le pecore nere siano molte ma molte di più.

Il problema è stato sollevato da Pierre Valentin, avvocato specializzato nel mercato dell’arte che ha dichiarato quanto segue: “Molte assicurazioni si sono rifiutate di assicurare opere custodite in Svizzera perché in tale nazione sono conservate troppe opere in poco spazio. Vi sono capannoni stracolmi d’arte.

Damien Hirst? dipinge come Gheddafi!

Damien Hirst non è un pittore. Ma come, direte voi, e gli Spot Paintings? E gli Spin Paintings? Beh, ci vuole coraggio a definire dipinti sia gli Spot che gli Spin, i primi sono semplici puntini colorati, delle patterns che nel tessile si usano dagli anni del cucco. I secondi invece sono simili a quei dipinti che fino a qualche tempo fa si potevano comprare al lunapark per pochi spicci, quelli eseguiti con il piatto rotante per intenderci. Ovviamente noi di Globartmag non siamo gli unici a criticare negativamente le esperienze pittoriche del folletto della YBA generation.

Anche gli altri magazine del settore hanno più volte criticato le gesta materiche del nostro buon Hirst. Come ben ricorderete, nel 2009 Hirst presentò una nuova serie di 25 dipinti realizzati per la mostra No Love Lost: Blue Paintings alla Wallace Collection di Londra. In quel frangente la critica ha stroncò le opere del celebre artista definendole la peggiore brutta copia di Francis Bacon. In seguito a questa triste vicenda anche il prestigioso magazine Artreview, nella sua top 100, si trovò costretta a far scendere Hirst al 48° posto e l’editore Mark Rappolt commentò così l’accaduto: “negli ultimi tempi Damien Hirst ha cambiato la sua produzione e le sue direzioni artistiche in maniera del tutto drastica. L’artista ha ridotto il suo studio e sembra essere in una sorta di fase sperimentale.”

Roma contemporary

La quinta edizione della fiera internazionale d’arte contemporanea Roma contemporary, che si svolge presso il MACRO Testaccio dal 25 al 27 maggio, viene presentata giovedì 24 maggio alle ore 12 da Dino Gasperini, Assessore alle Politiche Culturali e Centro Storico di Roma Capitale insieme a Bartolomeo Pietromarchi, Direttore MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma, Roberto Casiraghi, Direttore Roma contemporary, Luca Cerizza, Curatore della sezione Start Up e Chris Sharp, Curatore della sezione Out of Range.

Sono 66 le gallerie internazionali ospitate nello spazio di oltre 8.000 metri quadrati, articolato nei due padiglioni del MACRO Testaccio e nella Pelanda, con un progetto espositivo rinnovato e un ampio programma culturale dedicato a tendenze emergenti e temi d’attualità della scena artistica. La nuova denominazione della fiera Roma contemporary e il progetto dell’immagine coordinata, a cura del giovane duo grafico svizzero Larissa Kasper & Rosario Florio, esprime interamente lo spirito di rinnovamento della manifestazione diretta da Roberto Casiraghi e organizzata da Revolution.  Le due sezioni della fiera Out of Range, dedicata a 11 opere di grande formato allestite nel cortile del MACRO, e Start Up, che presenta 22 gallerie giovani nate dopo il 2007, sono curate rispettivamente da Chris Sharp e da Luca Cerizza.

Che fine ha fatto la Net Art?

In questi giorni si è tenuta l’Internet Week, kermesse newyorkese tutta dedicata alla scoperta e alla valorizzazione delle arti digitali. Tra i panels presenti alla manifestazione, uno in particolare ci è sembrato alquanto interessante, vale a dire quello intitolato Has The Internet Made Everyone an Artist? (internet ha trasformato tutti quanti in artisti?). La discussione si è tenuta mercoledì ed è stata moderata da CJ Follini, co-fondatore di welcometoCOMPANY.com, Paola Antonelli, curatore del MOMA, gli artisti Ivan Toth Depena e Sarah Small e Susi Kenna direttore di Contemporary Art for Excursionist.

Anche se il talk era orientato su questioni insolitamente diverse dal suo titolo, come la conservazione dei lavori di net art, questo spunto potrebbe esserci d’aiuto per lo sviluppo di una discussione più vicina alla materia in questione. Come già detto più volte su questo blog, l’avvento di internet ha facilitato la fruizione e la produzione dell’arte contemporanea.