À partir de l’eau. Storia di una sconosciuta

All’inizio del secolo scorso in Francia, il volto di una giovane sconosciuta, presunta suicida, divenne celebre grazie ad una maschera mortuaria realizzata da un dipendente dell’obitorio, e successivamente diffusa come una sorta di macabro, affascinante, souvenir per salotti d’èlite. Persino una seconda serie di questi calchi, dai tratti falsati e riprodotta a partire da una fotografia, andò esaurita nel giro di pochi mesi. Il corpo della donna fu rinvenuto tra le acque della Senna intorno al 1895 e, come consuetudine a quei tempi, esposto nella vetrina dell’obitorio affinché qualcuno potesse riconoscerla. Leggenda vuole che il volto della donna fosse segnato da un lieve sorriso, come visibile dal calco in gesso che adornava ormai le case dei francesi, contribuendo a rendere ‘l’incunnue de la Seine’ – nome attribuitole dal tedesco Ernst Benkrd nella sua raccolta di 123 maschere mortuarie edita nel 1926 – un modello capace di ispirare un’intera generazione femminile, segnando l’immaginario erotico dell’epoca.

I cadaveri ritrovati nelle acque di un fiume però, sono in genere assai deformati ed è quindi impossibile che quel sorriso appartenesse davvero a quel volto, si suppone quindi che la giovane non identificata sarebbe piuttosto morta di tubercolosi, o come afferma Claire Forestier, operaio della ditta di modelli in gesso che all’epoca prese il calco, che si trattasse di una viva e vegeta modella di 16 anni.

A Rendezvous in Berlin

A rendezvous in Berlin non è una mostra ma un progetto che nasce da conversazioni fra artisti che hanno partecipato temporaneamente a un percorso, o che condividono un’attitudine e degli interessi comuni. Limite, margine, confine e scorrettezza sono le parole chiave da cui sono scaturiti i lavori che andranno a comporre questo spazio visivo.

La parola, usata nella sua veste di effettualità rispetto al reale, diviene un veicolo che mette in relazione i differenti lavori. Parola che incarnandosi in un gesto di rivolta si fa incisione su pietra in “DIES IRAE”. Oppure si scinde in diversi personaggi, partecipando al tentativo di ricostruzione di un momento opaco della storia italiana di “On the ripening of times”, dove viene investigata la relazione tra il linguaggio e la violenza.

La mappa “affettiva” di Palermo di Bianco e Valente

Artisti, architetti, critici, scrittori, musicisti per costruire una mappa urbana “affettiva” di Palermo.. Ventotto nomi in tutto, e tutti protagonisti di un unico evento, ospitato nella project room di Riso, Museo d’arte contemporanea della Sicilia. L’occasione è data del quinto appuntamento con “PPS//Meetings”, il ciclo di personali ed eventi speciali, a cura di Helga Marsala, a corredo della collettiva “PPS – paesaggio e popolo della Sicilia”, curata da Giovanni Iovane.
Il 17 febbraio, alle 19, l’installazione del celebre duo di artisti italiani Bianco-Valente. A seguire, negli spazi del secondo piano, un nuovo concerto della rassegna musicale “Bound”, a cura di Federico Lupo. Il musicista palermitano Hatori Yumi proporrà un live set di elettronica minimale e glitch, accompagnato da un set video con forme astratte e geometriche.

A Palazzo Riso per PPS//Meetings


Appuntameto fissato per il 30 dicembre alle ore 18:00 a Palazzo Riso di Palermo per rivedere la personale di canecapovolto,  collettivo di artisti catanesi, inaugurata lo scorso 17 dicembre nell’ambito del progetto PPS, Paesaggio e Popolo di Sicilia. Gli artisti, insieme alla curatrice Helga Marsala, incontreranno il pubblico all’interno dello spazio espositivo raccontando suggestioni e temi del progetto.

A seguire, la mostra assumerà un altro volto temporaneo, diventando teatro di un intervento musicale: non un concerto in senso stretto ma una sorta di sonorizzazione ambientale di taglio sperimentale e improvvisativo, che con un ritmo circolare funzionerà come commento sonoro. Protagonista è Elisa Abela aka Caterina Devi, sassofonista e artista visiva, presente con delle opere e con un’installazione audio anche all’interno del “Progetto Hologram”.

Concerning Space a San Donato Val di Comino

Per la XIV edizione della rassegna Antico Municipio per l’Arte Contemporanea,l’Associazione Culturale Sinopia – in collaborazione con la Regione Lazio, la Provincia di Frosinone, il Comune di San Donato Val di Comino, e con il contributo della Pro Loco di San Donato, il Touring Club Italiano e l’Università degli Studi di Cassino – presenta Concerning Space, una collettiva a cura di Daniela Bigi, con il coordinamento organizzativo di Anna Cautilli che si aprirà il prossimo 6 agosto nell’Antico Municipio di San Donato Val di Comino (FR).

“Ad indirizzare la riflessione per questa piccola ma preziosa occasione espositiva è stata per giorni e giorni l’idea dello spazio. Nulla di più comune, di più familiare come concetto, è vero, eppure così inafferrabile o, per converso, così ingombrante sul piano teorico e scientifico. Mi incuriosiva in realtà la possibilità di riunire intorno ad una ipotetica istanza spaziale artisti che adottano pratiche espressive divergenti e frequentano ambiti di ricerca apparentemente inconciliabili. Mi interessava sottrarre per qualche giorno quegli artisti agli alvei interpretativi che abitualmente li accolgono ed evidenziare solo un aspetto del loro procedere, come in un ritratto fotografico ove volutamente è stato omesso il volto del soggetto e automaticamente, con esiti talvolta addirittura inaspettati, emergono alla vista dettagli di fragranza espressiva (…)” Daniela Bigi

Federico Lupo, 120’’ before the last snow

La continuità temporale in cui ci illudiamo d’esistere non è meno artificiale di quella che un proiettore produce attraverso il rapido scorrere dei fotogrammi, i quali ciò nonostante permangono simultaneamente e parallelamente agli altri anche quando non sono illuminati.
120’’ before the last snow, mostra personale del giovane artista siciliano Federico Lupo che si terrà a partire dal 5 dicembre presso la galleria 41zero30 di Modena, ci consente di leggere l’azione solo da ciò su cui si ripercuote, analizzando il luogo di formazione dell’immagine come fosse il luogo di formazione della vita, rincorrendo la morte con la passione mai sopita dei desideri infantili.

Pochi secondi che odorano d’eterno. Poi, l’epilogo, le maglie del tempo si sgretolano ad ogni passo, l’atto finale è scandito dalla breve corsa di un cervo dal manto candido e abbagliante, un filmato amatoriale dalla grana grossa in cui l’animale sembra agire da assoluto protagonista, entrando in relazione dialettica con lo sguardo dello spettatore. I cervi bianchi, animali leggendari descritti come messaggeri dall’aldilà, in grado di accelerare il cammino degli spiriti dei morti, sono in molti casi, animali affetti da leucismo, condizione generata da un gene recessivo che traduce la normale pigmentazione bruna di pelliccia e cute in un bianco abbacinante dall’elevata riflessione di radiazione incidente.