EDWARD THOMASSON – Find A Problem To Solve

Furini Arte Contemporanea di Roma inaugura il 21 gennaio la prima mostra personale  in Italia dell’artista britannico  Edward Thomasson (1985 – Staffordshire, vive e lavora a Londra) che include il video Find A Problem To Solve, 2008, e una serie di disegni dal titolo Voluntary Working Relationships, 2010-2011. Il lavoro di Thomasson si focalizza sul sistema dei rapporti fra gli individui in gruppo, spostando il punto di vista fra l’interno e l’esterno dei personaggi, muovendosi fra le menti e i corpi.

Attraverso un’accurata e critica osservazione del comportamento, Thomasson identifica espressioni del volto e pose specifiche e isola i movimenti degli individui in gruppo, processo che viene inizialmente esplorato nelle serie di disegni. In seguito queste osservazioni divengono il fondamento per i suoi video narrativi che, interpretati da attori, sono tutti riferiti a come gli individui partecipano alle attività di gruppo, intese come occasione per affermare a se stessi che c’è qualcosa oltre i limiti del loro stesso corpo. Anche la musica ha un ruolo centrale nella costruzione dei suoi video. Edward Thomasson scrive i testi per le canzoni che, eseguite dagli stessi attori dei video, diventano parte dell’azione.

MARLON DE AZAMBUJA – Nuevos Barrios


In Nuevos Barrios di Marlon de Azambuja (1978, Santo Antônio da Patrulha – Brasile, vive e lavora a Madrid) lo spettatore incontra due nuovi gruppi di lavoro che l’artista brasiliano ha prodotto specificatamente per la mostra curata da Antonio Arèvalo che inaugura il 18 novembre dalla galleria Furini Arte Contemporanea di Roma.

Mantenendo invariato il suo originale linguaggio espressivo, disegni e sculture costituiscono un’articolata meditazione su elementi sociali attraverso elaborazioni visive ed estetiche di concetti condivisi, modificando e alterando dettagli per evidenziarne punti deboli, limiti, vie di fuga e nuove prospettive. Nel complesso la mostra è una riflessione sullo scenario del nostro tempo, oltre ad alludere a questioni sul potere, sull’architettura e sull’uso di certi strumenti per la costruzione dell’identità.

Andrea Bianconi | Mind Over Mind

La Galleria Furini Arte Contemporanea di Roma inaugura il 22 settembre la In Mind Over Mind. L’intimismo del lavoro di Andrea Bianconi (Arzignano – 1974, vive e lavora fra New York e Vicenza), sfugge all’arrovello psichico autoreferenziale per divenire un osservatorio sulle dinamiche dell’introspezione in rapporto all’osservazione dell’altro.

Il nero è l’elemento di raccordo tra i lavori esposti, che comprendono disegni a inchiostro su carta e installazioni in legno e metallo verniciati: esso nasconde ciò che non conosciamo, mentre le inquietudini si aprono toccando un ambiguo senso di appartenenza ed estraneità. Sia le installazioni che i disegni rompono la loro unità formale: tutto si dirama nello spazio come un segno e si parla di “sculture disegnate” e “disegni scritti”, superando agilmente le differenze fra linguaggi.

TIM ELLIS – Sons of Pioneers

Interrogarsi sulle possibilità inespresse del manufatto, alterarne la destinazione originaria con l’intenzione di ripensarne il valore e la funzione, mettendo in evidenza il processo che porta un oggetto trovato ad appropriarsi di un differente valore culturale. La pratica di Tim Ellis si basa sulla giustapposizione di materiali e oggetti culturalmente diversi tra loro e ne interpella sia il loro valore formale che la loro finalità originale, forzando lo sguardo ad interrogarsi su questioni relative alle nozioni di funzionalità, autorialità e display. Attraverso relazioni mentali e alterazioni impercettibili, il giovane artista inglese dichiara una forma di impegno relativa alla nozione di artefatto e a quella di artificio, al principio di creatività e di serialità.

Il titolo della mostra che si inaugura il 4 maggio a Roma presso Furini Arte Contemporanea si riferisce all’idea dell’essere minacciati dal peso della storia, mentre il percorso espositivo si svolge come se fosse una proposta per l’inizio di una nuova ideologia. Sia la scultura che la pittura – modelli, trofei e testimoni di qualcosa di più grande – focalizzano la loro tensione su quella congiuntura in bilico perenne tra il fatto e l’oggetto storico, tra la sua fabbricazione e la sua diffusione, suggerendo riflessioni sul ruolo dell’artificio all’interno del processo di produzione di senso.

Della censura e di altri limiti italiani

A poche ore dall’opening di ArteFiera di Bologna l’organizzazione della fiera comunica a Furini Arte Contemporanea (galleria di Roma) che gli animalisti avrebbero bloccato la manifestazione contestando l’opera Tate Modern di Marlon de Azambuja (1978 – Santo Antonio da Patrulha, Brasile) per le condizioni degli animali in gabbia e lo invitano a disfarsi dei volatili. I pappagalli devono essere rimossi, il lavoro viene mutilato di un elemento fondamentale, l’opera è così incompleta, privata del suo stesso senso di essere.

In realtà i pappagalli avrebbero goduto di ogni cura e attenzione, la stessa che avrebbero ricevuto in un’abitazione: una grande gabbia, acqua, mangime. Eppure lo spettro della protesta ha intimidito anche un’organizzazione come Art First che, per paura che il dissenso di alcune categorie avrebbe potuto impedire il normale svolgimento della fiera, ha preferito che la galleria esponesse un’opera deturpata.

Robert Barta – Why ants can’t dance

Furini Arte Contemporanea di Roma inaugura la nuova stagione 2010-2011 con il solo-show di Robert Barta (Praga -1975, vive e lavora a Berlino), un progetto in cui la riflessione sulla forma dirige verso l’analisi di argomenti complessi, attraverso una dimensione narrativa basata principalmente sull’idea e l’invenzione. Si tratta di un lavoro concettuale in cui la sinergia fra le parti produce risultati diversi da quelli prodotti dalle parti singole. Per Robert Barta l’idea è più importante dell’oggetto in sé, perché questa si insinua e prende forma nella sua mente, fino a produrre effetti in chi la recepisce una volta realizzata.

In mostra da Furini Arte Contemporanea un cactus fa inaspettatamente l’hula hoop con grande naturalezza e una candela sta accesa per ore e giorni, ma il tempo sembra non passare perché questa non si consuma mai, lasciando lo spettatore incredulo e confuso. L’obiettivo è di coinvolgere e sollecitare lo spettatore a farsi domande su ciò che conosciamo e diamo per scontato, sottolineando la differenza fra l’aspettativa e la percezione reale delle cose. Per questo ciò che è apparentemente ovvio e facilmente percettibile si trasforma in qualcosa di irritante, inaspettato e assurdo, producendo nell’osservatore un senso di disorientamento tale da mettere in discussione la certezza e insinuare il dubbio.

Philip Wiegard – Uomini-statua-oggetto

In Uomini-statua-oggetto l’artista tedesco Philip Wiegard mette in scena dal 10 aprile al 5 giugno, nello spazio romano di Furini Arte Contemporanea, un interno, un’ambientazione intima e privata stile primi del Novecento, dove drappi e carte da parati originali dell’epoca, a cui si sovrappogongono pannelli dipinti che le emulano, si alternano agli ammiccamenti barocchi delle poltrone damascate e alle fotografie incorniciate allineate sulle pareti. L’artista, così, restituisce vita ai tempi perduti fra richiami al mito, alle ricerche prospettiche e metafisiche dechirichiane, ricreando quell’idea di Wunderkammer che proponevano gli antichi àteliers, stanze dove si raccoglievano meraviglie di ogni genere e ogni luogo.

Tutto il contesto è però soggetto ad un meccanismo, per certi aspetti ossessivo, per cui Wiegard si diletta a decostruire e scomporre oggetti comuni come tavoli, sedie, poltrone, armadi e intere composizioni di vecchio arredamento, per riportarli ad una nuova vita. Questa nuova estensione non è piatta e non è tridimensione, ma appunto ri-costruzione prospettica mediante parti di oggetti che vengono usate come linee per restituire proporzioni, profondità e misure. Wiegard utilizza in scultura le leggi ottiche della prospettiva tipiche della pittura, così svuota gli oggetti dei loro volumi, li priva della loro funzione originaria e li rende elementi ibridi, fra oggetto e figura, tali da generare il dubbio della percezione di chi li osserva.

William Cobbing ed il concetto di rovesciamento

Per la sua prima personale da Furini Arte Contemporanea, William Cobbing (nato nel 1974 a Londra, dove vive) propone a partire dal 6 febbraio a Roma un progetto espositivo di forte impatto visivo e al contempo dall’appeal filosofico. La mostra presenta video, scultura e fotografia che propongono l’ultima ricerca dell’artista tornato di recente da due residenze, una presso la Tourquise Mountain Foundation in Afghanistan e l’altra a Berwick-upon-Tweed, sul confine inglese con la Scozia. In entrambe le occasioni Cobbing ha prodotto lavori strettamente legati al contesto nel quale si trovava.

L’ambiente sociale, culturale e territoriale è parte della riflessione dell’artista che, non a caso, tanto nelle fotografie scattate in Afghanistan quanto nella scultura e nei video realizzati a Berwick, fa riferimento alla storia locale. Punto di connessione tra i lavori e nodo centrale del progetto espositivo è la ricerca sul concetto di rovesciamento (reversal, che dà il titolo alla mostra stessa), entropia e dispersione, elementi che si ritornano nei diversi ambienti considerati e nelle opere.

Abacaba, la nuova formula creativa dei conceptinprogress

Furini Arte contemporanea, galleria neonata a Roma ma che nel giro di una sola mostra sembra già avere le idee ben chiare per entrare nel giro degli spazi espositivi che contano. In occasione della sua seconda mostra presenta dal 25 novembre al 23 gennaio 2010 la mostra ABACABA del duo argentino conceptinprogress, curata da Antonio Arèvalo.

Gli artisti sviluppano un progetto sperimentale di trasposizione visiva di una composizione musicale realizzata in collaborazione con Damián Turovezky e ottenuta attraverso la sovrapposizione e moltiplicazione di baci, secondo la struttura del cosiddetto ABACABA. Tale misteriosa costruzione verbale che richiama alla mente formule magiche, indica quel ritmo geometrico che ripetendo uno schema metrico preciso sviluppa un andamento circolare la cui venatura alchemica, unita alla scientificità della struttura, segna il processo alla base del progetto concepito per Furini Arte Contemporanea.

Apre a Roma Furini Arte Contemporanea con la mostra di Marlon De Azambuja

Il 30 settembre si inaugura il nuovo spazio romano di Furini Arte Contemporanea con una mostra personale di Marlon De Azambuja (nato nel 1978 a Santo Antônio da Patrulha – Brasile, vive e lavora a Madrid), artista brasiliano che intende stabilire un nesso poetico con il Movimento Concreto che è stato la più importante tendenza culturale in Brasile in arte, letteratura, musica e architettura, basata sull’idea del “concreto in movimento”, che racchiude in sé la sintesi di un’identità complessa e aperta dove l’ambiente è protagonista ed è inteso sia come luogo psicologico che fisico.

In questa sua prima personale italiana curata da Antonio Arèvalo, Marlon utilizza dei raggruppamenti di lavori che dialogano, ma che allo stesso tempo sono diversi fra loro, in quanto ritiene indispensabile la complessità di approfondimento per poter capire l’origine della ricerca. In questo senso si parla del lavoro di un artista brasiliano, come brasiliana è l’utopica Brasilia costruita da Niemayer, è la Poesia Concreta, lo sono da Lygia Clark a Helio Oiticica, da Lygia Pape a Cildo Meireles, da Tunga a Miguel Rio Branco.

Volta 09, la fiera della sperimentazione

Torna a Basilea dall’8 al 13 giugno nei nuovi spazi del Markthalle la sensazionale fiera dell’arte VOLTA art show. Giunta oramai alla sua quinta edizione la manifestazione rappresenta un’importante vetrina per gallerie d’arte di fama internazionale e per i giovani artisti internazionali rappresentati i quali sono incoraggiati ad esporre progetti di avanguardia estrema in una cornice che rappresenta una grande mostra collettiva più che un evento di mercato.

Fin dalla sua nascita Volta rappresenta una piattaforma espositiva che mira ad offrire proposte artistiche rigidamente selezionate e non solo votate al commercio estremo all’insegna della sperimentazione e della promozione della giovane arte. Il Markthalle offrirà a VOLTA 5 più di 2.600 metri quadrati di spazio espositivo necessari per ospitare progetti sempre più interessanti e portare l’evento ad un livello di professionalità estrema.