Marlon de Azambuja e Deimantas Narkevicius per Arezzo Wave Love Festival 2012

Il brasiliano Marlon de Azambuja (San Antonio da Patrulha, Brasile – 1978, vive e lavora a Madrid) realizzerà la sua opera in un’area impraticabile dello Stadio Comunale di Arezzo i cui è allestito il Main Stage del Festival, dove si esibiranno da Caparezza a Yann Tiersen, da Nina Zilli a Bandabardò e decine si artisti italiani e stranieri. Come in molti dei suoi interventi precedenti in diverse locations sparse in tutto il mondo, de Azambuja riabiliterà uno spazio in “ruìna” restituendogli un nuovo aspetto e una nuova vita per mezzo della sua tipica tecnica con nastro adesivo colorato, creando nuove forme dal forte impatto visivo e una sorprendente scenografia che recupererà un’area altrimenti priva di utilità e valore estetico.

Questo progetto fa parte di un lavoro più ampio dove Marlon de Azambuja accosta fotografia, scultura, installazione, video e disegno facendo uso di materiali comuni e semplici in virtù di un’arte popolare, una sorta di linguaggio globale che genera nuove suggestioni e nuove identità da quelle già esistenti che però, date per scontate, sono state dimenticate. Quindi de Azambuja suggerisce una traduzione di immagini, idee e concetti che ha inizio con la visione dell’opera d’arte e poi prosegue nell’esperienza personale successiva di ciascuno.

MARLON DE AZAMBUJA – Nuevos Barrios


In Nuevos Barrios di Marlon de Azambuja (1978, Santo Antônio da Patrulha – Brasile, vive e lavora a Madrid) lo spettatore incontra due nuovi gruppi di lavoro che l’artista brasiliano ha prodotto specificatamente per la mostra curata da Antonio Arèvalo che inaugura il 18 novembre dalla galleria Furini Arte Contemporanea di Roma.

Mantenendo invariato il suo originale linguaggio espressivo, disegni e sculture costituiscono un’articolata meditazione su elementi sociali attraverso elaborazioni visive ed estetiche di concetti condivisi, modificando e alterando dettagli per evidenziarne punti deboli, limiti, vie di fuga e nuove prospettive. Nel complesso la mostra è una riflessione sullo scenario del nostro tempo, oltre ad alludere a questioni sul potere, sull’architettura e sull’uso di certi strumenti per la costruzione dell’identità.

Della censura e di altri limiti italiani

A poche ore dall’opening di ArteFiera di Bologna l’organizzazione della fiera comunica a Furini Arte Contemporanea (galleria di Roma) che gli animalisti avrebbero bloccato la manifestazione contestando l’opera Tate Modern di Marlon de Azambuja (1978 – Santo Antonio da Patrulha, Brasile) per le condizioni degli animali in gabbia e lo invitano a disfarsi dei volatili. I pappagalli devono essere rimossi, il lavoro viene mutilato di un elemento fondamentale, l’opera è così incompleta, privata del suo stesso senso di essere.

In realtà i pappagalli avrebbero goduto di ogni cura e attenzione, la stessa che avrebbero ricevuto in un’abitazione: una grande gabbia, acqua, mangime. Eppure lo spettro della protesta ha intimidito anche un’organizzazione come Art First che, per paura che il dissenso di alcune categorie avrebbe potuto impedire il normale svolgimento della fiera, ha preferito che la galleria esponesse un’opera deturpata.

A pari passo 1


Il 6 novembre la galleria Novalis di Torino inaugura la mostra A pari passo 1, a cura di Antonio Arèvalo. A pari passo 1 è la prima di una serie di quattro mostre che vuole essere una ricognizione sugli artisti d’oggi, su coloro che stanno costruendo il loro momento a pari passo. Artisti che al di là della loro provenienza geografica si incontrano sulla scena internazionale e che hanno una uguale proposta energetica. Nati tutti negli anni ‘70, hanno maturato la loro personale ricerca intorno agli anni ‘90 partecipando da allora ad eventi internazionali, vincendo importanti premi, residenze, mostre in gallerie private e Musei,  partecipando a Biennali internazionali.

Primož  Bizjak, Sempeter (Slovenia 1976, vive fra Slovenia, Venezia e Madrid), Marlon De Azambuja (Sto. Antônio da Patrulha-RS, Brasile, nel 1978, vive a Madrid), Patrick Hamilton (Louvain, Belgio 1974. Vive e lavora a Santiago del Cile). La loro via virtuale comprende uno scorcio rapito da un flash, da un taglio che più tardi comporrà un collage, lo squarcio di un proiettore che con sapiente ironia ci racconta un’altra realtà più nascosta.  

Apre a Roma Furini Arte Contemporanea con la mostra di Marlon De Azambuja

Il 30 settembre si inaugura il nuovo spazio romano di Furini Arte Contemporanea con una mostra personale di Marlon De Azambuja (nato nel 1978 a Santo Antônio da Patrulha – Brasile, vive e lavora a Madrid), artista brasiliano che intende stabilire un nesso poetico con il Movimento Concreto che è stato la più importante tendenza culturale in Brasile in arte, letteratura, musica e architettura, basata sull’idea del “concreto in movimento”, che racchiude in sé la sintesi di un’identità complessa e aperta dove l’ambiente è protagonista ed è inteso sia come luogo psicologico che fisico.

In questa sua prima personale italiana curata da Antonio Arèvalo, Marlon utilizza dei raggruppamenti di lavori che dialogano, ma che allo stesso tempo sono diversi fra loro, in quanto ritiene indispensabile la complessità di approfondimento per poter capire l’origine della ricerca. In questo senso si parla del lavoro di un artista brasiliano, come brasiliana è l’utopica Brasilia costruita da Niemayer, è la Poesia Concreta, lo sono da Lygia Clark a Helio Oiticica, da Lygia Pape a Cildo Meireles, da Tunga a Miguel Rio Branco.