Opere di Mike Nelson…
mike nelson
Vedere la Madonna o non vederla affatto
Ho seguito distrattamente ma non senza un certo interesse una singolare polemica apparsa in questi giorni sulle pagine di Artribune. In realtà non dovrebbe trattarsi di una polemica, visto che tutto è partito da un semplice resoconto di una mostra. Ma come si sa in Italia si è facili alle zuffe, specialmente se esse scaturiscono dal variegato mondo della rete. Il resoconto in questione è focalizzato su una recente opere del bravo Gian Maria Tosatti in quel di New York, durante una residenza d’artista.
Non sto qui a dilungarmi sulla descrizione dell’opera visto che potrete trovare immagini e parole all’interno dell’articolo pubblicato da Artribune. Inutile aggiungere che Gian Maria Tosatti ha intrapreso da anni un percorso creativo ben preciso che non ha certo bisogno di difese esterne e non può sollevare dubbi sulla qualità sia filosofica che formale. Detto questo, l’operato di un artista può e deve essere criticato, può piacere o meno ma non è questo il punto. Ciò che mi ha davvero colpita è la sfilza di commenti negativi, perlopiù dettati da una malcelata invidia, presenti in calce all’articolo.
Ancora sulla Biennale di Venezia
La Biennale di Venezia non è fatta di sole polemiche. Accanto alle questioni di lana caprina c’è anche molto da vedere ed alcune opere non mancheranno di stupire i tanti visitatori presenti quest’anno in laguna. Partiamo da Mike Nelson che assieme ad un pugno di aiutanti, ha impiegato 13 settimane per cambiare completamente l’aspetto del Padiglione britannico, trasformandolo in una labirintica installazione che disorienta ed affascina lo spettatore. Attualmente l’interno del padiglione è irriconoscibile, falsi muri, porte chiuse, passaggi crepuscolari e polverosi e soffitti bassissimi, una sorta di versione riveduta e corretta del caravanserai turco. Entrando nell’ambiente sembra quasi di attraversare un nuovo universo creato da stanze che sembrano abbandonate da tempo: c’è la bottega di un artigiano con suppellettili impilate sul tavolo, c’è un letto improvvisato con le coperte spiegazzate ed anche una piccola doccia.
Mike Nelson ha definito il suo lavoro come una “scultura che può essere esplorata”. Ma in Biennale c’è anche spazio per l’impegno politico-sociale, il Padiglione egiziano ospita infatti un’opera del videoartista Ahmed Basiouny dal titolo 30 Days of Running in The Place. Come molti di voi sapranno l’artista è stato ucciso il 28 gennaio scorso al Cairo, sotto il fuoco dei cecchini mentre riprendeva le proteste del popolo.
Biennale di Venezia 2011:pronte Corea del Sud, Canada e Svizzera, Nuova Zelanda e Galles. Sgarbi intanto progetta una Biennale a Roma.
Novità provenienti dalla prossima Biennale di Venezia edizione 2011. Ovviamente non possiamo ancora rendere noti i nomi dei partecipanti al Padiglione Italia curato da Vittorio Sgarbi, visto che fino ad ora sono state solo rilasciate alcune dichiarazioni su Fausto Pirandello e l’arte culinaria. Il Vittorione Nazionale ha inoltre affermato di voler organizzare una Biennale d’arte contemporanea anche a Roma all’interno del All’interno del Palazzo dell’Arte Antica, Spazio Novecento sito nel quartiere dell’Eur.
Stranezze a parte parliamo dei veri protagonisti della prestigiosa manifestazione, La Corea del Sud ha scelto di presentare Lee Yong-baek, artista noto per le sue sculture, per i dipinti ed i video che affrontano temi religiosi e politici. Nel frattempo anche il Canada ha nominato il suo artista per il padiglione nazionale, si tratta dell’artista multimediale Steven Shearer rappresentato in Italia dalla Galleria Franco Noero di Torino.
Scozia e Russia pronte per la Biennale di Venezia 2011 e per la prima volta spunta l’India
Ancora novità sul versante Biennale di Venezia edizione 2011, altre nazioni hanno infatti reso noti i nomi degli artisti che andranno ad occupare i rispettivi padiglioni nazionali. Noi siamo sempre in attesa di sapere chi saranno i nomi scelti dall’Italia ma la nostra sembra orami una cantilena stonata. Parliamo quindi della Russia che ha scelto Andrei Monastyrsky come ambasciatore creativo alla prossima Biennale. Tra sculture, performances, poemi, fotografie ed altri media il camaleontico artista ha al suo attivo un compendio di opere sempre tese a sovvertire la rigidità e la burocrazia del sistema politico sovietico.
Nel mentre anche la Scozia ha calato il suo asso, si tratta della scultrice Karla Black che conferma la regola nazionale di scegliere artisti emergenti dalle belle speranze. L’artista è infatti nata nel 1972 ed è celebre per sculture ed installazioni create con l’ausilio di materiali come zucchero, polvere, vernice e gesso. L’India ha intanto annunciato di voler istituire un padiglione alla Biennale per la prima volta in assoluto.
Biennale di Venezia 2011 anche Israele sceglie il suo artista
La Biennale di Venezia edizione 2011 torna ancora a far parlare di sé a più di un anno di anticipo dalla sua inaugurazione. La manifestazione è però talmente importante che tutte le nazioni partecipanti sono già da tempo impegnate nella ricerca di artisti che possano rappresentarle al meglio.
La terra d’Israele ha scelto la bravissima artista Sigalit Landau, classe 1969 che ha inoltre partecipato nel 2008 ad una mostra personale al Moma di New York dove ha presentato due bellissime opere video, una che la vedeva galleggiare su di un ruscello di angurie ed l’altra che la ritraeva mentre giocava con un hula-hoop fatto di filo spinato. Nel 1995 l’artista ha vinto il Wolf Fund Anselm Kiefer Prize per i giovani artisti.
Nel frattempo anche la Gran Bretagna ha scelto l’artista che occuperà il padiglione nazionale. Si tratta di Mike Nelson, già finalista per due volte al Turner Prize e creatore di installazioni labirintiche che generalmente durano giusto il tempo della mostra e poi vengono distrutte.
Mike Nelson e la fine del sogno americano
Mike Nelson, il mago britannico delle trasformazioni architettoniche, ci invita ancora ad immergerci al di sotto della superficie e scoprire la sostanza di cui sono fatti i nostri incubi collettivi. Nella scorsa decade, Nelson è stato il creatore di quelle che potremmo definire case dell’orrore psicologico, installazioni dannate ed oscure che hanno indagato l’ampia gamma della messa in scena contemporanea, evocando ambienti mitologici e fantastici del quotidiano come celle segrete, moderne miniere del terrorismo, agenzie di viaggio del terzo mondo, templi voodoo fino ad arrivare ai banali ambienti degli anni novanta come gli internet cafè.
Insomma i mondi ready made di Nelson sono veri e propri simboli di un’archeologia inventata, di scenari irreali ma decisamente realistici. Per la sua nuova mostra dal titolo Quiver of Arrows, ospitata dalla galleria newyorchese 303 Gallery (in visione fino al 10 aprile 2010 ), Mike Nelson ci invita ancora una volta a considerare i margini politici e controculturali della società globalizzata. Una volta entrati nello spazio ci si trova a fare i conti con alcuni trailer da campeggio defunti e montati come trofei su dei binari di legno.