ATELIER VAN LIESHOUT – New Tribal Labyrinth

La galleria Giò Marconi di Milano inaugura il 29 novembre la mostra New Tribal Labyrinth, quinta personale di Atelier van Lieshout. Fondato nel 1995 e diretto dall’artista Joep van Lieshout (1963, Ravenstein), Atelier van Lieshout (AVL) è attivo a livello internazionale nel campo dell’arte contemporanea, del design e dell’architettura. Negli ultimi anni la produzione di van Lieshout si è orientata verso la scultura, utilizzando materiali di natura diversa quali plastica, gommapiuma, fibra di vetro, legno, acciaio e bronzo.

Van Lieshout ha lavorato sui temi ricorrenti dell’organizzazione del lavoro, delle strutture di potere e dell’autarchia, con implicito riferimento a una nuova organizzazione tribale. Le opere in mostra si offrono come riflessione sulla complessa e avanzata società di oggi, in cui il consumo esagerato in proporzione al quantitativo limitato delle materie prime gioca un ruolo cruciale: una volta esaurite le scorte assisteremo ad un inasprimento delle relazioni tra gli uomini e ad un incremento dell’istinto di sopravvivenza.

Cheryl Dunn e Alessandro Zuek Simonetti alla galleria Patricia Armocida

La galleria Patricia Armocida di Milano è lieta di annunciare la doppia mostra personale di Cheryl Dunn e Alessandro Zuek Simonetti, inaugurazione lunedì 28 Novembre ore 19. Per l’occasione verranno presentate trentaquattro fotografie in bianco e nero e a colori, dagli scatti più iconici degli artisti fino ai più recenti e un video in 16mm creato appositamente per la mostra da Cheryl Dunn.

The Uncanny o, nell’originale tedesco, Das Unheimliche è un concetto Freudiano che esprime un particolare sentimento, che si manifesta quando un qualcosa viene avvertito come familiare ed estraneo allo stesso tempo, generando una sensazione di straniamento o di perturbante familiarità. Così accade verso le immagini in mostra, ritratti delle strade di New York, dei personaggi e dei dettagli che la popolano. Ritagli di una città leggendaria le cui immagini abbiamo assorbito fin dall’infanzia, continui déjà-vu che ci portano a ricucire memorie e ricordi ideali di un luogo in cui finora potremmo non essere mai stati.

Pixar festeggia i suoi 25 anni con una mostra al PAC

Dopo il MOMA a New York e un tour internazionale, dall’Australia all’Estremo Oriente, la mostra PIXAR 25 anni di animazione arriva finalmente in Europa e in anteprima al PAC di Milano. Un percorso costruito con oltre 700 opere, un viaggio attraverso la creatività e la cultura digitale come linguaggio innovativo applicato all’animazione e al cinema: dal primo lungometraggio dedicato a Luxo Jr.(1986) ai grandi capolavori come Monster & Co (2001), Toy Story (1, 2 e 3), Ratatouille (2007), WALL·E (2008), Up (2009) sino a Cars 2 (2011) e con un’anticipazione di Brave, in uscita nel 2012.

«Molti non sanno che la maggior parte degli artisti che lavorano in Pixar utilizzano i mezzi propri dell’Arte – il disegno, i colori a tempera, i pastelli e le tecniche di scultura – come quelli dei digital media. La maggior parte delle loro opere» – scrive John Lasseter, chief creative officer di Walt Disney and Pixar Animation Studio e fondatore di Pixar (insieme a Steve Jobs) che sarà a Milano il 21 novembre per un evento pubblico – «prendono vita durante lo sviluppo di un progetto, mentre stiamo costruendo una storia o semplicemente mentre guardiamo un film. La ricchezza del patrimonio artistico che viene plasmato per ogni film raramente esce dai nostri studi, ma il prodotto finale – il lungometraggio – che raggiunge ogni parte del mondo, non sarebbe possibile senza questa fase artistica e creativa».

Short stories 7 – Le 11 case di Miriam Secco

CHI: Miriam Secco (Varese – 1981) è una giovane artista inquieta e determinata. Non sarà uno dei soliti nomi che girano quando si parla di giovani artisti, ma il suo percorso è coerente, solido e dimostra sempre più un’originalità sia formale che concettuale.

DOVE: Galleria Artopia – Milano

QUANDO: 17 novembre – 22 dicembre 2011

COSA: In mostra sono presentate undici maschere e un video-reportage delle relative performance. Ogni maschera è realizzata con la tecnica della tessitura a telaio, i materiali usati sono semplici e quotidiani: schotch, gommapiuma, reti di plastica, ramoscelli, ma le forme sono affascinanti e ricercate.

Robert Mapplethorpe alla Fondazione Forma

Giovedì 1 dicembre alle 18.30 presso Fondazione Forma per la Fotografia inaugura la mostra Robert Mapplethorpe. Per la prima volta a Milano, una grande retrospettiva ripercorre la carriera e l’opera di Robert Mapplethorpe, tra i più importanti autori del Novecento che ha influenzato con le sue immagini dalla composizione perfetta, generazioni di fotografi e artisti.

Il suo tempo è la New York degli anni Settanta e Ottanta, quella della rivoluzione pop, del new dada e di Andy Warhol; la città creativa e disinibita della liberazione sessuale, dell’esplosione della performance e della body art. Mapplethorpe è oggi unanimemente considerato uno dei più importanti fotografi del ventesimo secolo perché, come i grandi artisti sanno fare, è riuscito a essere nello stesso tempo classico e attuale: testimone del proprio tempo e astratto in una sorta di perfetta atemporalità.

Juan Downey – The Thinking Eye

Martedi 22 Novembre 2011 Kunstverein (Milano), ospitata da Careof, presenta quattro video dell’artista cileno Juan Downey (Santiago, 1940 – New York, 1993), tratti dalla serie “The Thinking Eye”, da cui prende il titolo l’intera rassegna di screnings & talks.

Il secondo capitolo della rassegna si concentra su una selezione di video, scelti dall’omonima serie televisiva realizzata da Juan Downey negli anni ’80: The Thinking Eye. Culture as an Instrument of Active Though. Pioniere della video arte, Juan Downey, intende confrontare la sua autobiografia con una storiografia ufficiale, tentando di “decifrare l’io attraverso le ossessioni culturali” ed applicando complessi sistemi di analisi (linguistica, psicoanalisi, semiotica) per recuperare l’io nella cultura, nella politica e nell’economia occidentali. Juan Downey utilizza, il mezzo video come un “occhio” cognitivo che evoca la relatività della percezione attraverso la questione della soggettività, dell’oggettività e l’interazione tra artista, spettatore e soggetto.

Flavio Favelli – Manatthan Club

Da martedì 22 novembre 2011 la galleria Cardi Black Box ospita la prima personale milanese di Flavio Favelli (Firenze, 1967) intitolata Manatthan Club, a cura di Art At Work. L’ampia mostra, che occuperà entrambi i piani della galleria, sarà l’occasione per conoscere e approfondire la poetica di Flavio Favelli, che si caratterizza come una sorta di viaggio nella memoria individuale attraverso l’accumulo di oggetti, che l’artista rielabora, modifica, combina tra loro e trasforma in altro.

Una ricostruzione (non filologica ma giocata sul piano dell’emotività) per immagini e segni di un passato personale, che tuttavia si può intendere anche come volontà di attivare la rievocazione di una storia recente, quella dell’Italia degli anni ’60 e ’70. Manatthan Club racconta infatti la storia dei consumi – attraverso mobili, luci al neon, tappeti, collage di immagini e di francobolli di cui Favelli amplifica il potenziale poetico – che diventa a sua volta metafora della trasformazione socio-culturale di un’Italia che, uscita dal dopoguerra, si spogliava della sua dimensione provinciale e si convertiva in società di consumo.

TAMARA FERIOLI – IDOLA

Mercoledì 16 novembre alle ore 19, negli spazi di Officine dell’Immagine di Milano, inaugurerà la mostra della giovane artista milanese Tamara Ferioli (Legnano, 1982). L’esposizione, curata da Francesca Alfano Miglietti (FAM), caratterizzata da una forte componente autobiografica, presenterà 20 nuove opere su carta intelata di diversi formati e un’inedita installazione ambientale sonorizzata da Fabio Bonelli di Musica da Cucina, laboratorio creativo PeopleFromTheMountains.

Gli Idola – errori della mente e della comunicazione umana, persuasioni e illusioni che sembrano diventare assiomi per poi crollare di fronte a nuove convinzioni – danno il titolo a questa personale, il cui corpo principale sarà costituito da disegni realizzati a matita. Il peculiare segno, secco e controllato, così come l’attenzione per la scelta dei dettagli e un processo creativo meditato e lento come un rituale, sono i tratti distintivi del lavoro della Ferioli. Elementi presi dalla natura come foglie, insetti, sassi, rami e capelli dell’artista stessa (che testimoniano la sua presenza in ogni opera) si riversano sulle carte giapponesi lavorate a mano, creando infiniti mondi, che nei lavori recenti diventano ancora più complessi e articolati. Grazie a un intreccio di narrazioni che si accompagnano alle storie principali, le singole entità si mescolano generando nuovi significati e diversi livelli di lettura, sviluppandosi su un fondo bianco che conferisce atemporalità alle scene.

Julian Opie alla Lisson Gallery Milan

Lisson Gallery Milan il 17 novembre inaugura la mostra dedicata ai recenti lavori del celebre artista britannico Julian Opie. Julian Opie è uno degli artisti più significativi della sua generazione. Attraverso un linguaggio pittorico essenziale e all’uso di differenti mezzi espressivi, Opie restituisce le proprie impressioni sulla realtà circostante traendo ispirazione dalla danza contemporanea, dal ritratto classico e dalla scultura e perfino dai cartelloni pubblicitari.
Immagini, memorie e esperienze sensoriali, che nascono dall’incontro con il mondo esterno, vengono tradotti in immagini simboliche che incoraggiano lo spettatore a riflettere sulla natura della realtà. La figura umana, ritratta, da sola o in gruppo, mentre cammina, danza o si riposa, è un motivo ricorrente nel lavoro di Julian Opie e è anche il tema centrale attorno al quale si sviluppa la mostra presentata a Milano.

Miracolo a Milano – Aperte le Gallerie d’Italia

Da anni si tenta il riposizionamento di Milano come città di cultura, oltre che di moda, e non è  bastato l’acclamato Museo del ‘900, le cui pecche non sono da discutere in questo momento, a convincere il pubblico. La scorsa settimana è stato fatto un ulteriore mossa in quella direzione, un grande passo per la città che però mette in apprensione: verrà valorizzato nel modo giusto?

Alla presentazione della prima parte di Gallerie d’Italia, nuovo polo museale realizzato da Intesa San Paolo e Fondazione Cariplo, l’assessore Stefano Boeri ha auspicato alla nascita di un triangolo virtuoso formato da Palazzo Reale-Museo del ‘900 con Le Gallerie d’Italia e la Pinacoteca di Brera. Se non si considerano i lavori di manutenzione e ammodernamento che avrebbe bisogno la Pinacoteca per essere considerata un museo a livello internazionale, il piano si sposta sul livello comunicativo e di offerta, come dire: si può fare se c’è la volontà. D’altronde lo spirito con cui è  stata presentata questa prima parte di museo, tutta sull’Ottocento italiano, è stato propositivo. L’idea stessa da cui nascono le Gallerie è quella di condivisione e sviluppo dell’arte, vista non solo come bene da proteggere, ma da far fruttare; il tutto gestito su piani pluriennali.

Shinique Smith e Zsolt Bodoni alla Brand New Gallery di Milano

Brand New Gallery di Milano inaugura il 10 novembre due mostre: To the Ocean of Everyone Else, prima personale italiana dell’artista americana Shinique Smith e Remastered, prima personale italiana dell’artista ungherese Zsolt Bodoni.

Oltrepassando i confini tra scultura, pittura e installazione site-specific, le opere di Shinique Smith combinano complessi riferimenti sociali e culturali derivanti da una vasta gamma di risorse che spaziano dalla storia dell’arte alla vita urbana. Graffiti, calligrafia giapponese, espressionismo astratto, scultura minimalista sono solo alcuni dei richiami che possiamo percepire nell’opera dell’artista. Senza schizzi preparatori o composizioni precostruite, Smith concepisce ogni suo dipinto come un atto di “frenetica meditazione” in cui permette alla sua mano di condurre, guidare, delineare, attraverso movimenti fluidi, gesti calligrafici che danzano attraverso la tela.

I AM: ITALY / I AM: ROMANIA autoritratti fotografici dei bambini di Milano e Sighet

Il 17 novembre in occasione della Giornata Mondiale del Bambino, Viafarini di Milano è lieta di presentare una mostra di fotografie realizzate dai bambini di CAF ONLUS (Milano, Italia) e Sos Bambini (Sighet, Romania) in collaborazione con l’artista Sasha Sicurella, direttrice e fondatrice della fondazione newyorkese I AM: International Foundation.

La selezione dei lavori ritrae trentatré bambini che hanno partecipato a un workshop della durata di tre giorni, centrato sul concetto di identità. I bambini hanno ritratto le proprie emozioni attraverso le loro mani, i piedi e le loro stesse ombre, usando la fotografia come strumento per catturare istanti di ‘gioco espressivo’. A ciascun bambino è stata data l’opportunità di riconoscere la bellezza e l’importanza dell’identità corporea, ricorrendo a diverse tecniche artistiche. Il successo dei progetti I AM: non sta tanto nell’intento di “curare”, ma piuttosto nell’abilità di creare esperienze immediate: un territorio spazio-temporale dedicato al riconoscimento di sé, all’espressione spontanea e al gioco autentico.

BECKY BEASLEY – The Outside

The Outside, prima personale di Becky Beasley che si inaugura il 16 novembre alla Galleria Francesca Minini di Milano, è il secondo capitolo della trilogia ‘Late Works’, la cui prima parte è stata presentata nel 2010. La trilogia si concluderà con un ulteriore progetto e una pubblicazione in tre parti nel 2012.

Il punto di partenza per The Outside è stato l’interesse di Beasley per Casa Mollino, un appartamento a Torino che Mollino comprò nel 1960 e che decorò per il resto della sua vita. Egli non vi abitò mai; la considerava piuttosto come un sepolcro per la vita dopo la morte. Essendo molto interessato al museo egizio di Torino sapeva bene che l’architetto reale Kha decorò la sua tomba nel tempo libero. Per questo Mollino, così come Duchamp nel suo Étant donnés (1946-66), passò gli ultimi anni della sua vita lavorando quasi segretamente su questo progetto.

Arte Povera alla Triennale di Milano

Dal 25 ottobre 2011 si tiene presso la Triennale di Milano Arte Povera 1967-­‐2011. L’esposizione fa parte di “Arte Povera 2011”, la mostra-­‐evento a cura di Germano Celant, che sarà presentata dall’autunno 2011 fino ad aprile 2012 in diverse istituzioni italiane.

Ha come fulcro il movimento nato nel 1967 con gli artisti Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti, Pier Paolo Calzolari, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Mario Merz, Marisa Merz, Giulio Paolini, Pino Pascali, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Emilio Prini e Gilberto Zorio. Presenta su scala nazionale e internazionale, gli sviluppi storici e contemporanei di questa ricerca, distribuendo le varie fasi e i singoli momenti linguistici in differenti città e istituzioni. Un insieme di mostre che con la collaborazione di parte del “sistema museo” italiano e attraverso diverse situazioni architettoniche e ambientali, mette insieme oltre 200 opere storiche e recenti e si propone come un viaggio nel tempo dal 1967 a oggi.