Architettura in città a Torino

Il Festival “Architettura in Città” torna per il secondo anno con un intenso programma di iniziative culturali a popolare spazi aperti e luoghi privati a Torino e nell’area metropolitana dal 30 maggio al 2 giugno 2012. Promosso dall’Ordine degli Architetti PPC della provincia di Torino e dalla Fondazione OAT, il festival di Torino si differenzia da altre simili manifestazioni in Italia e in Europa come occasione per avvicinare all’architettura un pubblico vasto attraverso la complicità di altre forme progettuali e artistiche. Nove le categorie tematiche all’interno delle quali sono raccolte le numerose iniziative; sei già presenti in calendario nella prima edizione: architettura e design, città e paesaggio, arte, teatro e cinema, musica, libri; tre che fanno la loro comparsa per la prima volta: smart, radical e educational.

Il Festival inaugura il 30 maggio alle 18.00 con il primo degli incontri Radical presso la Sala Conferenze dell’Archivio di Stato: il curatore della mostra “Radical City” Emanuele Piccardo intervista Bruno Orlandoni e a seguire l’apertura della mostra Radical City, la produzione più importante della Fondazione OAT, visitabile dal 30 maggio al 30 giugno. La mostra affronta il tema della città come spazio di sperimentazione delle teorie espresse dall’architettura radicale italiana, attiva dal 1963 al 1973 e per molti anni esclusa dalla storia dell’architettura ufficiale, ad opera di Archizoom, Superstudio, UFO, Gianni Pettena, Ugo La Pietra, Pietro Derossi/Strum, 9999, Zziggurat.

Dreaming Beauties alla galleria Riccardo Crespi di Milano

La Galleria Riccardo Crespi presenta Dreaming Beauties, mostra collettiva che mette in relazione le opere di quattro artiste: Sofia Cacciapaglia, Ludovica Gioscia, Marta Sforni e Veronica Smirnoff. All’interno del percorso sensoriale offerto dalle quattro artiste si giunge ad una visione onirica e quadridimensionale del concetto di bellezza, finalmente libero da ogni meccanismo d’equilibrio. Le disomogeneità di stili e tecniche contribuisce alla riprogrammazione di ogni manifestazione fisica e concettuale, sino al completo stordimento percettivo.

Nel lavoro leggero e imponente di Sofia Cacciapaglia si ritrovano forme femminili che nella loro essenzialità tendono a divenire forme astratte, allo stesso modo le botaniche immaginarie riecheggiano immagini antropomorfe, quasi allegoria di un ciclo dal quale non si può uscire. La natura umana, l’essere donna ‘ossessivamente’ non sfugge alla propria essenza: l’osservatore viene riportato sempre lì, a confrontarsi con il rincorrersi ed il confondersi delle unità di misura della realtà e dell’onirico.

New entry > Archivio Video al DOCVA di Milano

Dal 29 maggio al 6 giugno New entry > Archivio Video – appuntamento periodico che presenta al pubblico opere conservate in Archivio Video DOCVA, curato da Careof – propone Folder di Cosimo Terlizzi. Cosimo Terlizzi inizia la sua ricerca artistica a metà degli anni Novanta, indagando la realtà che lo circonda attraverso la memoria e le esperienze personali e collettive. Restituisce microstorie che trascendono le singole vicende per descrivere le incongruenze e gli aspetti insoliti della quotidianità. Suoi soggetti privilegiati sono le persone, colte in rapporto al loro ambiente, trasformate in icone di rilevanza generazionale. In questa direzione ha fatto del ritratto il suo strumento d’indagine privilegiato.

Il mediometraggio documentario Folder (2010) sintetizza la poetica dell’artista. Il titolo si riferisce alla cartella di documenti personali, dove Terlizzi ha archiviato digitalmente i ricordi di un anno di vita: appunti in forma di video, fotografie, conversazioni via chat. Elementi autobiografici e indizi, attraverso i quali si delinea la vicenda drammatica di un’amica legata al percorso di cambiamento di sesso. Il film si struttura come un ipertesto, dove le singole informazioni sono legate le une alle altre in una narrazione non lineare.

Matteo Attruia alla Lipanjepuntin di Trieste

LipanjePuntin artecontemporanea ha il piacere di presentare Courtesy the Artist, una mostra personale di Matteo Attruia (Sacile, 1973) a cura di Daniele Capra. Per Courtesy the Artist Matteo Attruia ha contattato oltre una ventina di artisti da lui stimati chiedendo loro di contribuire alla realizzazione della mostra attraverso la donazione di una loro opera.  Compatibilmente alle proprie esigenze espressive, gli artisti coinvolti hanno ricevuto una busta, un francobollo ed un attestato/opera che testimonia la partecipazione e la gratitudine di Attruia.

L’artista così mette in atto un processo basato su dinamiche contrapposte, di condivisione di intenti e di appropriazione del lavoro altrui, svelando da un lato la propria debolezza che lo spinge a chiedere aiuto e, dall’altro, l’abilità di colui che riesce comunque a trarre un vantaggio da una situazione di difficoltà.  Le opere, rigorosamente private della firma di chi realmente le ha eseguite, ma non prive dello stile che caratterizza ciascun autore, diventano così lavori dello stesso Attruia e come tali sono esposti con il vincolo di segretezza. Identificate esclusivamente con un numero progressivo, le opere parlano al grado zero, annullando ogni liaison con il background, la storia e il curriculum che solitamente le accompagna.

Shirazeh Houshiary alla Lisson Gallery di Milano

Il lavoro di Shirazeh Houshiary si colloca a metà strada tra presenza e assenza, tra essere e non essere. Attraverso l’uso di differenti tecniche espressive… pittura, scultura e animazione, l’opera di quest’artista mira a catturare l’essenza invisibile alla base dell’esistenza.  Le sue composizioni, create dall’intreccio finemente lavorato di matita e colore, di armature di alluminio, o di fugaci apparizioni digitali, evocano topografie impossibili, indagando il microscopico o il cosmologico. Sebbene appaiano elusive e possano confondere lo sguardo, queste opere possiedono una forte energia che, se da un lato mette a nudo i limiti della percezione umana, dall’altro mostra un’intensa presenza fisica.

Le opere pittoriche di Shirazeh Houshiary esigono la lettura e al tempo stesso la negano. Su una base di pittura acrilica nera o bianca, la matita viene utilizzata per comporre differenti livelli di testo attraverso la ripetizione di due parole – un’affermazione e una negazione – che, sovrapposte l’una sull’altra, finiscono per trasformarsi in una rete intricata e in velature trasparenti, amalgamate poi attraverso un’esplosione di colore.

Smeared with the Gold of the Opulent Sun alla Nomas Foundation di Roma

La mostra Smeared with the Gold of the Opulent Sun è ispirata a un personaggio mancante, una figura centrale ma assente. La si potrebbe intendere come un tentativo – necessariamente fallito – di ricostruire la sua storia a partire da alcune pagine di quello che sembra essere il suo diario, e da una collezione di frammenti e una collezione di immagini e oggetti presumibilmente creati, o raccolti, da lui. Per quanto abitasse a Roma, non è dato sapere se vi sia anche nato o se vi sia morto (o se sia morto sul serio o invece sia solo disperso, o si sia recato altrove lasciando deliberatamente dietro di sé questa imperscrutabile, ma elegante, autobiografia per oggetti). È anche difficile stabilire quando sia vissuto.

Forse in un passato lontano o non tanto lontano (il tempo dei polli di gomma?), o forse addirittura in un imprecisato momento del futuro. Come la grande e ammalata città in cui viveva, i residui della sua vita testimoniano strati temporali contradditori, epoche che si sovrappongono l’una all’altra. Chi era? Cosa faceva? Anche questo è un bel mistero. Come tutti, va da sé, pare che egli abbia amato. Che abbia lottato per difendersi e sopravvivere. Che abbia cercato di comprendere i tempi sofferti in cui è vissuto. Impossibile dire fino a che punto ci sia riuscito.

Mostri da Mostre

 

L’opening, o se preferite il vernissage, è l’evento principe di ogni mostra d’arte . Impossibile mancare ad un’inaugurazione, specialmente si si tratta di un grande evento in una prestigiosa galleria e gli artisti invitati a partecipare rappresentano quanto di meglio offra la scena del contemporaneo. Eppure l’opening, almeno dalle nostre parti, è spesso il momento meno opportuno per fruire l’arte, vuoi per la ressa di persone che si interpone tra l’occhio e l’opera, vuoi per la presenza di vino e salatini che finiscono sempre col trasportare tutti al di fuori della galleria, ad animare i più disparati chiacchiericci da bar dello sport. E poi durante il vernissage i galleristi tentano giustamente di vendere le opere o crearsi nuovi contatti. Ne consegue che il vernissage è un evento mondano costruito dal mercato per il mercato. Oltre questi insoliti meccanismi, l’opening è riuscito in questi ultimi tempi a produrre una serie di personaggi ancor più bizzarri che la scrivente va ora ad elencare:

Il Non-Salutatore. Solitamente si tratta di un collega/artista/critico/gallerista/giornalista che conoscete bene e con cui vi siete più volte fermati a parlare. All’opening di prestigio questi diviene un completo estraneo, vi guarda e non vi riconosce, se distolto da una personalità importante il Non-Salutatore vi darà sempre le spalle anche se gli ruotate attorno a 360 gradi.

Maxi rissa al vernissage in Turchia

Se state leggendo questo blog siete sicuramente amanti dell’arte contemporanea ed in quanto tali sarete anche voi, come la scrivente, dei presenzialisti del vernissage. Ebbene, ogni buon opening che si rispetti è sempre accompagnato da litri e litri di buon vino, che puntualmente intrattiene gli astanti più o meno interessati alla mostra in corso. Alle volte rimane difficile pensare ad un vernissage in galleria o al museo senza vino e stuzzichini ma questa sfiziosa abitudine non è sempre salutare e non stiamo parlando di ubriachezza molesta o di danni al fegato.

In Turchia ad esempio se vi trovate a sorseggiare un bel bicchiere di vino o a tracannare una lattina di birra fuori da una galleria nel bel mezzo di un vernissage potreste essere picchiati da una folla inferocita. L’assurda vicenda è realmente successa la scorsa notte ad Istanbul dove circa 30 persone con bastoni ed altri tipi di armi hanno preso d’assalto un gruppo di persone che erano tranquillamente assiepate al di fuori di due distinte gallerie nel distretto di Beyoglu, celebre centro culturale cittadino nonchè teatro della movida notturna locale.