
Il 18 marzo Francesca Minini di Milano inaugura la seconda mostra in galleria di Jan De Cock che trasforma lo spazio espositivo nel luogo isolato del suo studio. Il punto di partenza della sua riflessione non è più l’architettura delle istituzioni dell’arte: adesso i volumi scultorei giocano un ruolo primario in modo autonomo, senza relazionarsi con lo spazio che li accoglie.ù
Se per la sua prima mostra in collaborazione con Daniel Buren, Jan De Cock si era ispirato all’architettura razionalista degli anni venti, ora la sua riflessione si sviluppa a partire dai nostri canoni classici che si rifanno al periodo romano: la galleria si trasforma in un sito archeologico. Entrando ci ritroviamo proiettati in una rivisitazione moderna della Via dell’Abbondanza dell’antica città di Pompei: un paesaggio di sculture prende possesso dello spazio in modo giocoso attraverso ritmi di colonne, fontane, templi, timpani. I canoni classici dell’architettura romana vengono reinterpretati dall’artista attraverso le sue forme modulari.