
Nel dorato mondo dell’arte contemporanea c’è posto per tutti e chiunque può inventarsi artista da un momento all’altro. Ovviamente bisogna conoscere le persone giuste, altrimenti si rischia di rimanere nell’anonimato in eterno. A riprova di ciò che stiamo affermando basti guardare la subitanea parabola ascensionale di Thierry Guetta (meglio noto al mondo della street art come Mr. Brainwash) che da gregario di suo cugino Invader, di Banksy e di Shepard Fairey ha di punto in bianco catalizzato l’attenzione con la sua prima e gigantesca mostra personale Life is Beautiful a Los Angeles nel 2008.
Certo non è detto che questi miti del momento siano destinati a durare nel tempo ma lasciamo ai posteri l’ardua sentenza. Comunque sia, parlando di inventarsi artisti, oggi anche gli hacker possono essere considerati dei creativi. A sdoganarli ci ha pensato James Howard, classe 1981, che in questi giorni è ospite della mostra Newspeak:British Art Now (in visione fino al prossimo 30 aprile), organizzata da Saatchi, vale a dire colui che l’ha scoperto.
Fioccano le critiche per l’ultima mostra organizzata da Charles Saatchi nella suo quartier generale di Londra. Come precedentemente accennato in un nostro articolo, il magnate ha tentato di bissare il successo della generazione Young British Artists, manipolo di artisti assemblati a mestiere negli anni ’90 per raggiungere le vette dell’arte. In quegli anni Tracey Emin, Steve McQueen, Tacita Dean, Liam Gillick, Damien Hirst e CHris Ofili, assieme a tante altre stars del contemporaneo hanno raggiunto quotazioni incredibili, catapultando Saatchi nel gotha del mercato dell’arte.

