E’ un giorno come tanti. Torno da lavoro come ogni sera in sella alla mia mountain-bike solcando le strade della mia magica Londra. L’attraverso dal giorno alla notte in piena libertà. East London è il mio quartiere, la mia base, il mio mondo. C’è chi per godere dell’arte al giorno d’oggi si reca in grandi musei o in rinomate gallerie, a me basta attraversare le strade e solcarle lentamente con gli occhi ben spalancati, preferisco farlo quando la città è silenziosa, durante la notte o nelle prime ore del mattino: ne sento l’energia, ne assaporo il gusto, ne percepisco l’odore.
Ed è in quel momento che capisco di essere nel posto giusto al momento giusto. Quello che sta accadendo in questo pezzo della città è difficile da raccontare attraverso semplici parole, bisognerebbe che ognuno ne vivesse l’esperienza. Essa si affaccia al 2012 carica di positività e fiducia. E’ durante questi momenti di silenzio e solitudine che la città prende le sembianze di una persona e sono le strade a parlarmi attraverso un unico mezzo di comunicazione che è quello dell’arte: in dettagli piccolissimi e quasi impercettibili o attraverso opere maestose e vistosissime. Hackney Wick, Brick Lane, Shoreditch: sono le gallerie a cielo aperto che visito tutti i giorni. Nascosti ai bordi dei marciapiedi o dei muri incontro le figure quasi invisibili di Pablo del Gado che si riflettono sulla strada che sto solcando; di fronte, un palazzo imponente viene ricalcato dalle vibranti lettere topografiche di Eine; sui tetti e i terrazzi scorgo i mostri futuristici di Ronzo; sparsi ovunque i piccoli e coloratissimi mosaici di Space Invader; ad adornare palazzi e muri le esili figure vulnerabili e in movimento di Stik; su palazzi abbandonati e siti industriali i mastodontici animali in bianco e in nero di Roa.